Incontro Laura e Massimo in Marzo all'EUDI. La
crociera dello scorso anno a St. John ha avuto successo e i partecipanti
chiedevano la ripetizione dell'esperienza con nuova destinazione. Anche altri,
sentendo i racconti, si sarebbero uniti volentieri. L'idea iniziale era
Brothers-Deadalus-Elphistone, itinerario che però avrebbe limitato la
partecipazione per i meno esperti. Massimo e Laura mi propongono l'Arabia, nello
specifico Yanbu, dato che il periodo da noi scelto sarebbe stato quello migliore
ed adatto a tutti. Devo dire che i commenti che avevo avuto da conoscenti e le
poche notizie reperite sul web erano contrastanti, ma decidiamo di fidarci. E, a
conti fatti, abbiamo fatto bene !
La notte prima della partenza mi sogno di tutto, anche incontri con le astronavi
aliene. Alessandro si sogna immersioni a -700 (settecento) metri per vedere le
mante. Daniele spera di vedere almeno uno squalo perché non ne ha ancora mai
visti. E' chiaro che le nostre aspettative sono alte. In aeroporto mi chiama
Massimo per informarci che l'itinerario sarà Yanbu-Jeddah. Ci darà modo di
immergersi anche nella zona di Rabigh e di evitare il transfer in pullman al
ritorno.
Adotto fin dalla prima immersione dopo la check dive riti scaramantici
propiziatori, nella speranza che diano buoni frutti. Indosso quindi il costume
rosso, quello degli incontri eccezionali (alle Maldive mi ha portato ben 4
squali balena diversi nella stessa immersione). Essendo 11 decidiamo di provare
a fare un gruppo unico (continueremo poi così fino alla fine). Siamo ad Abu
Galawa e ci stiamo tirando sulla cima quando la Silvia annuncia che uno squalo
ci sta passando di sotto. Mettiamo la maschera ed effettivamente vediamo
allontanarsi un bestione, che sembra uno squalo balena. Scendiamo e ci portiamo
sulla punta del plateau. Si materializza nuovamente un grosso squalo che ci
punta e a qualche metro da noi scarta sulla destra. L'adrenalina sale a livelli
di centometrista quando realizzo che i fianchi sono a strisce: un tigre di oltre
tre metri. Se ne va lentamente verso ponente. Non facciamo a tempo a vederlo
svanire che se ne avvicinano altri due, pressappoco delle stesse dimensioni, uno
sfiora la Mirna che scatta solo una foto invece della solita raffica, lo tocca
con una pinna con il risultato di farlo scattare verso il blu. Hamam prega.
Nelson si mantiene a distanza. Qualcuno giura che nel frattempo nel blu ce ne
erano altri due. Il resto dell'immersione è tempo che passa mentre Mauro esulta.
Il desiderio di Daniele è esaudito col botto. Riemergiamo. La Lucia (ma quasi
nessuno aveva realizzato) chiede: "ma era un grigio grosso?". Udita la risposta
rimane incredula come il resto del gruppo che continua a domandarsi "ma non sono
pericolosi?". Hamam ci sconsiglia di fare la stessa immersione nel tardo
pomeriggio ("dai … non saresti contento di rivederli?", "anche no" risponde).
Riproviamo la mattina seguente, ma riusciamo solo a vedere la sagoma di un
martello che si allontana inseguito da Giovanni, che viene per ciò cazziato.
"Volete vedere i martello? Allora costume bianco!". Scendiamo a Mansi. Non siamo
neanche a -35 metri che vediamo il primo. Tutti immobili. Arriva anche il
secondo che passa fra noi e la barriera. Ma il branco non si materializza. A
fine immersione ci viene a trovare anche una tartaruga, e la Lucia non perde
l'occasione di nuotarle accanto.
Guido la notturna al Marker 45 dove mi perdo clamorosamente. Veniamo quindi
recuperati dal gommone.
Non siamo soddisfatti, quindi di nuovo il costume bianco per la prima del giorno
successivo a Sha'ab Suflani. Ed infatti i martello si ripresentano. A fine
immersione vediamo aprirsi in parete una grotta sul fondo della quale dormono
diversi pinna bianca mentre un paio di grigi girano nei pressi dell'imboccatura.
Ma ormai non possiamo scenderci. Decidiamo di farlo direttamente nella
successiva. Ancora due martello che io riprendo mentre Ale si fionda nella
grotta, dove purtroppo c'era un solo pinna bianca. Per un guasto al generatore,
riparato prontamente ma troppo tardi per poter ricaricare in tempo le bombole
salta la notturna. Un po' di riposo ci fa solo bene.
Facciamo altre tre o quattro immersioni dove gli incontri sensazionali
scarseggiano, ma non per questo meno belle. I coralli intatti e coloratissimi,
alcionari in quantità, colori e dimensioni fuori del normale, pareti
completamente tappezzate di anemoni pieni di pagliacci, branchi di carangidi,
balestra e chirurghi, muri di barracuda in formazione, tonni e barracuda giganti
solitari, napoleoni, tanto pesce di barriera. Gorgonie di 3-4 metri di diametro.
In notturna un pinna bianca in grotta e uno in acque libere, oltre ad una
ballerina spagnola e una moltitudine di stelle canestro. Scusate se è poco.
Hamam ci propone l'esplorazione di un reef sconosciuto, ovviamente senza nessuna
garanzia di qualità. Nel caso sia bello sarà nostro privilegio attribuirgli un
nome. Questo è un lavoro per il costume azzurro. Sul bordo sud c'è un fanale non
numerato. La corrente è sostenuta. Il comandante ci fa saltare a pochi metri
dalla fine del reef, ancora riparati dalla corrente che va verso sud-est.
Scendiamo e notiamo una cresta interrotta in più punti da passaggi che ci
permettono di guadagnare la parete ovest di una dorsale a schiena d'asino che
degrada verso sud. Ci incuneiamo in uno di questi passaggi e una volta sbucati
dall'altra parte rimaniamo senza fiato: coperta completamente di alcionari
bianchi e viola, diversi pinna bianca e un paio di grigi si avvicinano
alternativamente incuriositi da degli esseri strani che puzzano di gomma e fanno
un sacco di bolle. Arriviamo sul gradino, dove incrociano dei jackfish giganti
fra i carangidi e i chirurgo, e ogni tanto anche i nostri amici grigi e pinna
bianca. Dobbiamo trovare un nome. Dopo breve consultazione scegliamo un
anagramma composto dalle iniziali delle donne partecipanti (Silvia, MIrna,
Letizia, Lucia, Anna): si chiamerà SMILLA REEF.
E' venuto quindi il momento di giocarmi l'ultimo costume: "sbrendolo". Blu e
soprattutto molto vecchio. Dedicato ad attirare le mante. Siamo a Noura Reef
(altrimenti chiamato Mary Joy). Scendiamo sulla parete e ci dirigiamo nel blu.
L'Anna in prima fila. Unica open, si meriterebbe l'advanced ad honorem per la
tranquillità dimostrata in ogni occasione. Anche stavolta non restiamo delusi:
vediamo due macchie bianche sempre più grandi materializzarsi dal blu e
cominciare a volteggiare davanti a noi, banchettando con il banco di plancton
presente. Lo spettacolo è di impressionante bellezza, ma purtroppo dobbiamo
tornare verso la parete e cominciare a risalire. La Letizia e la Silvia nuotano
in mezzo al branco di sgombri insieme a Sancio. Una volta usciti, Marco vuole
che gli compri un biglietto della lotteria al ritorno. Dice che ho troppo cu…
ehm, fortuna. Proviamo ad attirarle anche in notturna accendendo tutte le luci
della barca, torce e fari delle telecamere, ma sfortunatamente decidono di non
presentarsi.
Cosa altro dire, a parte lodare la disponibilità e cordialità dell'equipaggio,
la professionalità del comandante (manovre millimetriche a decimetri dal reef),
il cuoco sopraffino (soprannominato "suocerina" per via del tono della voce), la
competenza delle guide Hamam e Nelson (detto "Sancio" per via della panza)? Che
stiamo pensando di tornarci presto, considerato anche il fatto che in una
settimana non abbiamo incontrato né altre barche di subacquei né di pescatori,
né di diportisti. Farasan, stiamo arrivando …
Paolo Di Maggio