Incontro speciale a Sha'ab Osam

L'inizio di un viaggio a volte è un pò difficile, il vento è teso, l'aria che si respira anche. Sono i soliti piccoli disguidi che sembrano importanti perchè durante il lungo viaggio di andata c'è poco da fare e molto tempo per pensare.
Ma basta arrivare all'imbarco che improvvisamente tutto assume un'altro aspetto, con la sensazione del ponte di tek della barca sotto i piedi, (finalmente scalzi), il viaggio è già alle spalle e anche il vento non disturba più di tanto. Già, il Galatea è una barca splendida, e il sorriso sincero di Umberto, che ascolta pazientemente tutte le nostre opinioni sui possibili itinerari del viaggio, è tutto quello di cui abbiamo bisogno per andare a dormire con la convinzione che comunque vada sarà una vacanza splendida. Dopo ampio dibattito, si decide di restare per i primi giorni nella zona di fronte a Ras Qulan; se il vento diminuirà andremo a sud verso Saint John. Così, forse perché lo abbiamo deciso noi, forse per il vento o forse per i consigli di Umberto,  alle 7 di mattina del 2 maggio, dopo 4 giorni di crociera, ci ritroviamo a Sha'ab Osama, un piccolo reef circolare che sprofonda direttamente nel  blu. E siccome a Sha'ab Osama si va per vedere gli squali martello,  durante i preparativi per l'immersione  l'incontro con gli squali è il pensiero dominante nella testa di tutti, in particolare per chi, con l'hobby della fotografia, non concependo nemmeno l'idea di vedere e non fotografare, deve decidere con quale attrezzatura scendere. Vedere gli squali non è proprio facile e vederli da vicino è ancora più difficile, meglio allora rinunciare ai grandangoli più spinti in favore di qualcosa che già alla distanza di un metro o un metro e mezzo non trasformi i signori del mare in meno nobili acciughine. Laura, vede l'obbiettivo e sorride, non è certo adatto per foto d'ambiente con modella e quindi, per questa volta, per lei sarà immersione libera. Dunque si parte: due gruppi a una decina di minuti di distanza l'uno dall'altro. Tuffo deciso verso il basso, attesa in quota con tutti gli occhi puntati nel blu... lenta risalita verso la superficie, giro completo del reef e tutti sotto la barca con una malcelata delusione dipinta nello sguardo. Arriva anche il secondo gruppo e l'incredibile Frank, la nostra guida, ci chiede a gesti, portando i pugni chiusi sulle tempie, se abbiamo visto i martello. Scuotiamo la testa e lui estrae dal GAV uno squaletto martello di plastica... Ha appena finito di fare il buffone con il suo pescetto, che inizia a suonare con il fischietto collegato al GAV, indicandoci un punto davanti a noi e nuotando deciso in quella direzione. Guardiamo, lo seguiamo poco convinti, ma in effetti qualcosa c'è, là, appena sotto la superficie. Il sole è ancora basso, la visibilità non è elevata, così percepiamo solo un'ombra che si avvicina fino ad una decina di metri. E' senza dubbio uno squalo e anche grosso, che poi lentamente vira e si allontana.
David, poco dietro di me, mi raggiunge, mi chiede se era un martello, non lo so, la forma poteva essere, gli rispondo di sì senza troppa convinzione. Aspettando il nostro turno per risalire in barca, con David e Giuliano ci attardiamo gironzolando poco sotto la superficie e... siamo premiati! Lo squalo ritorna! E' uno splendido longimanus accompagnato da un branco di pesci pilota. Erano le sue lunghissime pinne pettorali che nella visione frontale mi avevano dato l'idea del martello. Compie un paio di giri intorno a noi, riusciamo a scattare qualche foto, poi più nulla. Usciamo, iniziano gli inevitabili racconti (cosa sarebbero le immersioni senza il dibattito successivo?). Chi era in acqua parla di uno squalo lungo almeno due/tre metri, chi era già uscito e non ha visto niente ironizza sulle nostre esagerazioni. Ma eccolo che ritorna, tutti sporti fuori della murata con macchine fotografiche e telecamere. Tarek, il capitano, lo attira vicino al Galatea prima con un pesce, poi con un altro. Sono dieci minuti di incredibile show con il longimanus che gira intorno alla barca e poggia il muso sulla scaletta per prendere il pesce di Tarek. Poi sparisce di nuovo. Colazione, nuovo dibattito e decisione con maggioranza ristretta, di restare a Sha'ab Osama anche per la seconda immersione. Undici e mezzo, il sole ora è alto e il longimanus è sparito, si riparte quindi con l'obbiettivo originario: squali martello. Subito una prima variante, Giuliano salta in acqua vicinissimo a me, guardo verso il basso ed ecco il longimanus che punta diritto verso le sue pinne, d'istinto faccio una mezza capovolta e gli scatto una foto frontale, lui scarta di lato e si allontana. Giuliano immerso in un mare di bollicine ha appena il tempo di ritrarre  le gambe. Raggiungiamo gli altri e tutto procede secondo lo stesso copione dell'immersione precedente: tuffo nel blu, attesa in quota, giro del reef, e... facce deluse. Raggiungiamo la barca dove poco dopo arriva il secondo gruppo, loro un martello lo hanno visto, ma non riusciamo ad essere contenti per loro e lentamente incominciamo ad uscire dall'acqua. Di nuovo qualcuno si attarda gironzolando intorno al Galatea e di nuovo riappare il longimanus. Questa volta si avvicina di più, riempie decisamente il mirino, e la frenesia fotografica sale. Lo vedo puntare verso David che scatta una foto e butta fuori l'aria. Le bolle lo infastidiscono, scarta, fa un ampio giro, punta ora con decisone verso Pierluigi, che resta immobile a mezz'acqua: a mezzo metro di distanza da lui il longimanus cambia di nuovo direzione, compie un'altro giro e mi rendo conto che stavolta tocca a me. Mentre si avvicina scatto una prima foto a circa due metri di distanza, una seconda a mezzo metro, ho appena il tempo di pensare: "ora vira", che mi trovo quell'incredibile muso appoggiato sul flash. Lo spingo appena - non sembra gradire - fa un piccolo scarto - mi dà l'impressione di andarsene - e invece fa un giro praticamente su se stesso ed è di nuovo con il muso contro di me, lo spingo di nuovo con il flash: nuovo scarto, nuovo strettissimo giro.
Accenno appena ad indietreggiare sul dorso, non c'è tempo, alza il muso verso le mie pinne, le riabbasso subito e me lo trovo praticamente sul Gav, lo respingo con il flash e la scena si ripete. Ora l'adrenalina sale, mi sento in stallo, non so proprio che fare,
mi impressiona la forza che esercita sul flash quando lo spingo. Ho paura ad esagerare, forse ora sta solo curiosando, ma se si arrabbia? Al quarto giro vedo distintamente gli occhi del longimanus diventare completamente bianchi una frazione di secondo prima di toccarmi, mi balena in mente la storia che gli squali lo fanno prima di attaccare le prede per proteggersi gli occhi. Avviene tutto in modo troppo frenetico per riuscire a decidere qualcosa: continuo a spingerlo via e lui a tornare. Mi rendo conto, invece, che ho rinunciato a tentare di indietreggiare. La sesta o settima spinta deve essere più forte delle alte, lo snodo del flash si allenta e la mia difesa è diventata inutilizzabile. Mentre istintivamente provo a serrare lo snodo, vedo lo squalo più lontano. E' un attimo, do tre pinneggiate decise e guadagno quei pochi  metri che mi permettono di avvicinarmi di più alla barca. Un altro secondo e sono praticamente sotto il gommone ormeggiato alla poppa del Galatea, gli passo sotto e, per la prima volta, riprendo il contatto con il resto del mondo. Vedo David e gli altri sotto la chiglia della barca e sento fortissimo il motore del gommone: è Ahmed, che ci è saltato sopra è  prende a girare fra noi e il longimanus. David mi fa un gesto inequivocabile per dirmi: paura eh? Annuisco e gli faccio cenno di sbrigarsi ad uscire, ma ormai è tutto finito: lo squalo rimane a distanza e noi abbiamo tutto il tempo di risalire in barca. Dalle facce tese di Laura, Umberto, Zeynep, Renata e tutti gli altri, mi rendo conto che qui sì che si sono spaventati. Hanno visto chiaramente quel vorticoso balletto subito sotto la superficie, senza capire bene cosa stesse succedendo sott’acqua. Tocca all'umorismo emiliano e romagnolo di Giuliano e Pierluigi smorzare la tensione con le loro battute sulla dose di Imodium che era opportuno che prendessi, sulle iniziali grida di Laura verso quel cretino che accarezzava lo squalo, sulla ritirata strategica di qualcuno, sull'eroismo di Giuliano nell'andare ad avvertire Zeynep che in acqua c'era un attacco in corso.
E così di nuovo, con la sicurezza dello splendido ponte di tek sotto i piedi, si riparte in crescendo con l'onnipresente dibattito post-immersione: ci ha attaccati, stava solo curiosando, gli ha dato fastidio il flash, difende il territorio, è colpa del pesce che gli abbiamo dato..... Ogni opinione è buona, ma tornato a Roma sul sito Internet della Compagnia del Mar Rosso alla voce Sha'ab Mahrus, un reef un po' più a sud di Sha'ab Osama, leggo: "[...] Uno degli incontri più emozionanti che si possono effettuare nei fondali di Sha'ab Mahrus è con uno splendido esemplare di Carcharhinus longimanus; spinto forse da un'indole particolarmente curiosa, l'animale staziona sotto la chiglia delle barche a circa 15 metri di profondità.[...]" Stava forse semplicemente tentando di far arrivare alle agenzie di viaggio l'informazione che ha cambiato reef di residenza?

Massimiliano Benini

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