Sono Claudio, un brevetto da OW e una ventina di immersioni alle spalle in
questa nuova folgorante passione del mare visto da 20 metri sotto.
Mi imbarco sul Farouk grazie a Marina, che da un’agenzia di Chieri mi trova un
posto in barca quasi all’ultimo, Bruno mi convince a scrivere queste righe, che
sono tracce di emozioni vissute nella prima crociera di immersioni della mia
vita.
15 maggio 2005 - prime immersioni
La prima immersione di tutta la crociera è a Sha’ab Claudio (un segno del
destino?) dentro e fuori grotte rese splendide da giochi di luce difficili da
immaginare, sono dubbioso e insicuro, la maggior parte dei componenti del gruppo
ha centinaia di immersioni, io praticamente nessuna. Avere al fianco compagni
che mostrano calma e sicurezza bastano a farmi convincere di pensare solo a
godermi luci, riflessi, incanti e colori.
Anche la quantità di pesce corallino presente nelle immersioni della giornata è
impressionante, nel render belli i luoghi. Mi sa che qui il buon Dio c’è andato
giù un po’ pesante....
La sera, la prima notturna a Dolphin reef: il silenzio e l’acqua scura della
notte mi guidano in un mondo magico dove regna un misto di pace, gioia e
serenità difficile in superficie.
16 maggio 2005 - .... eccoli ...verso il blu...
Scopro l’uso dello zodiac, buttarsi dal gommone mi provoca un senso di missione
da incursori militari vista nei film... a 30 metri la vista si volge verso il
blu, dove molte mani indicano.... il mio primo squalo... grigio, placido, non si
cura di noi e delle sensazioni che la sua vista provoca. Prima della fine
dell’immersione avvistiamo anche un paio di pinna bianca e una fantastica
ballerina spagnola appoggiata sul reef accanto allo svolazzante orlo delle sue
uova deposte.
Il resto della giornata, tra Abili Ali e sha’ab Farag, è un tripudio di
alcionacei, gorgonie, coralli di ogni tipo, tridacne blue e viola, e anemoni
abitati dagli immancabili pagliaccio cloni di Nemo....
17 maggio 2005 – bè ora conosco perfettamente il mio jacket
Le prime due immersioni di giornata si sono svolte come al solito piacevolmente,
ho smesso di contare gli squali che vedo ma continuano a farmi lo stesso
effetto.
Sceso per la terza immersione subito qualcosa non va, perdo aria da una valvola
del jacket, fortunatamente solo quando mi piego con la testa verso il fondale.
Dopo essermi consultato a gesti con Gianfranco, che mi ha sopportato come
compagno per tutta la settimana, decidiamo di proseguire e l’immersione si
svolge senza grossi problemi.
In barca scopro di aver perso il tappo della valvola prima di scendere in acqua,
e la valvola di conseguenza è sparita, probabilmente ora sta sul fondo. Si pone
il problema di come fare quantomeno a tapparla e a quel punto Fabio si trasforma
nella cosa più vicina a Mc Gyver che abbia mai visto dal vivo: un tappo di
bottiglia , del nastro isolante, un po’ di neoprene, la confezione di una
merendina e in una mezzora la valvola è chiusa tanto bene che sembra che il
jacket sia uscito direttamente così dalla fabbrica.... e che ci vorrà mai!
Prendo il lato positivo: per capire, vedere, fare, ora so perfettamente come
funzionano le valvole di scarico del mio gav.
18 maggio 2005 – la libertà è un delfino che salta e nuota
La immersioni al solito (quanto non rende scriverlo così...) mi ripagano con
reef ricchissimi e brulicanti di vita, imparo che le nuvole degli anthias
segnano la direzione della corrente, i trigoni a macchie blu si riposano sul
fondo sabbioso.
Durante la navigazione si sonnecchia al sole, all’improvviso qualcuno urla:
DELFINI!
Meravigliosi ci accompagnano per un tratto, saltando a salutarci fuori
dall’acqua e giocando con le onde create dalla barca.
Quando se ne vanno per proseguire il loro viaggio è comunque troppo presto.
Grazie dell’emozione e che il mare vi sia amico.
In giornata scopriamo pure che i pesci Napoleone sono ghiotti di coltelli da
pesce. Pino racconta che sotto la barca un Napoleone teneva in bocca un qualche
tipo di coltello, lo sputava e lo riprendeva, l’aveva perso il cuoco della barca
pulendo il pesce... sembra sia stato molto gradito.
La sera immersione crepuscolare, mentre ci prepariamo indossando mute e gav
qualcuno mette un cd e si balla, noi ci divertiamo, dalle altre barche ci
guardano stupiti, la cosa interessante è che la luce strobo è 5 metri sotto la
barca attaccata a dei pesi... la discoteca più strana che si sia mai vista.
Sotto, nel buio, forse è troppo presto per i pesci notturni e troppo tardi per
la vita che popola il reef di giorno. Mi disturba il rumore dei motori degli
zodiac e mi chiedo “se questo è il fastidio che provoca a me che so di cosa si
tratta, chissà i pesci cosa ne pensano?”. Chiedo io scusa loro per tutti e
risaliamo.
Dopo cena l’equipaggio, assieme ad alcuni loro amici di barche attraccate al
nostro fianco, si ritrova per suonare. Bastano voci, mani, tamburi e un tipico
strumento a corda che viene amplificato grazie agli auricolari del lettore cd
che gli offro più che volentieri e che lo trasformano in una rudimentale
chitarra elettrica egiziana.
19 maggio 2005 - delfini, mante, relitti
La mattina a Dolphin Reef andiamo con lo zodiac a fare snorkelling tra, appunto,
i delfini.
Tre tuffi in mezzo al branco; il terzo il più bello: una quarantina di delfini
nuotano disposti a ventaglio come uno stormo d’uccelli a pochi metri sotto la
superficie, li seguo e per un paio di minuti nuotano alla mia stessa velocità,
due di loro si accoppiano in una danza armoniosa, una madre mostra al suo
piccolo virate sul dorso che egli replica fedelmente, poi accelerano, sempre a
ventaglio per diventare prima macchie indefinite e poi scomparire nel blu.
Mi fermo, respiro affannosamente per la fatica, poi mi lascio invadere dalla
magia del momento appena vissuto e sono colmo di gratitudine verso questo mare,
così ricco di sorprese e incontri che si imprimono indelebili nella mia memoria.
In giornata scendiamo sui plateau nord e sud di Maksur, sul primo l’immersione
si svolge sotto il controllo di una manta che sta sopra di noi girando in tondo.
E’ splendida, sembra il progetto più riuscito di Pininfarina o dell’aeronautica
americana, la chiamano “la signora del mare”, non potrebbe essere altrimenti.
In notturna visitiamo il piccolo relitto di un rimorchiatore, è incredibile come
la vita sottomarina l’abbia invaso è fatto proprio, i coralli l’hanno reso parte
del reef ed è perfetto per offrire riparo ai pesci palla in cerca di una nicchia
in cui dormire.
20 maggio 2005 – partire è indubbiamente morire
L’ultima immersione è a Sha’ab Hamam, un giardino marino di rara bellezza,
rifugio di un impressionante numero di pesci farfalla bandiera a righe nere e
gialle.
Le tridacne qui raggiungono dimensioni enormi, il fondo sabbioso è popolato da
un buon numero di trigoni a macchie blu.
Risaliti in barca tutti iniziano a smontare l’attrezzatura, lavarla, metterla al
sole ad asciugare, e il tutto in un silenzio quasi irreale, carico di tristezza.
Cerco di rompere la cupa atmosfera e metto un cd ma non serve, il momento dei
saluti si avvicina troppo in fretta.
Forse solo adesso, grazie a questo velo di tristezza, capisco al meglio questo
mare: quando lo scopri e inizi senza alcuna possibilità di difesa ad amarlo,
lui, paradossalmente ti marchia a fuoco. A quel punto ti rimane addosso,
sottopelle, a farti chiedere quanto tempo dovrà passare prima della prossima
volta.
E’ un prezzo che si paga volentieri.
Claudio Cantono