Il B777 della Saudi Arabian Airlines che ci riporterà in Italia è nuovo di
pacca, pochissimi passeggeri; appena il tempo di riporre il bagaglio a mano,
un’occhiata furtiva di intesa con alcuni compagni di viaggio, ci portiamo nella
parte posteriore dell’aeromobile completamente deserto, uno per fila pronti a
difendere coi denti i sedili da eventuali intrusi.
L’aereo stacca, sale velocemente in quota e già mi sono comodamente disteso,
chiudo gli occhi sento sulla faccia un leggero soffio fresco d’aria mi rilasso……
…… ora il soffio si è fatto caldo, apro gli occhi sono a prua del Dream Master
la barca che ci sta facendo scorrazzare per i Farasan Banks, un gruppo di reef
situati nella parte meridionale del Mar Rosso, navighiamo nelle acque
dell’Arabia Saudita.
Sopra di me il cielo stellato, qui in mezzo al mare nel buio assoluto, la Via
Lattea lascia veramente senza fiato, una vera moltitudine di corpi celesti.
Sento le risate dei miei compagni di viaggio, Alessandro il toscanaccio ci sta
sommergendo con una valanga di barzellette, non che Enrico, Franco e Nicola
siano da meno, una vera battaglia all’ultima battuta.
Assaporo il vento caldo… Come quando eravamo sull’isola del reef di Malathu
L’isola è piccola, battuta dal vento, ricoperta nella parte centrale da una
fitta vegetazione bassa, rifugio per le sule e i loro nidi, la sabbia corallina
è bianca.
Dopo un giro di perlustrazione mi siedo sulla battigia, guardo le infinite
sfumature di azzurro e blu che il mare acquista a seconda della profondità del
reef in prossimità dell’isola, un enorme pesce pappagallo nuota vicinissimo alla
spiaggia.
I granchi coloratissimi scorrazzano sul bagnasciuga, un paio mi sfrecciano
vicinissimi… uno si ferma si solleva sulle zampe, sembra quasi che mi guardi…
Come si dirà buon giorno ad un granchio???
Mah!… Provo… Gli strizzo un occhio, il granchio fugge… che l’abbia offeso???
Guardo in alto le sule, volteggiano giocando con il vento, il loro becco azzurro
si confonde con l’azzurro del cielo, alcune di loro si compattano una va in
testa al gruppo è da il via ad una danza fatta di piccoli colpetti di ala che le
fanno cambiare direzione e quota, le altre la imitano cercando di seguirla.
Rimango sempre stupido da queste “danze” fatte dagli animali, probabilmente qui a Malathu è un’abitudine, anche nelle immersioni abbiamo visto danzare… Che Nettuno da queste parte si sia dato alla regia e stia preparando uno spettacolo???
La prima immersione a Malathu ci vede scendere sul pianoro a circa 30 metri,
il breafing di Massimo è stato precisissimo.
Incontriamo una leggera corrente contraria, ci portiamo sul fondo del pianoro,
la cigliata è caratterizzata da una corona di corallo alta pochi metri ma che ci
protegge dalla corrente, si arriva sulla punta dove un ampio varco ci permette
di portarci oltre il pianoro nel blu.
L’occhio non ha quasi il tempo di adattarsi alla nuova luce che tre grigi
arrivano veloci e curiosi ci girano intorno, Nicola sembra attirare la loro
attenzione, gli passano vicini.
Sotto spunta una sagoma sempre più nitida, un martello sale passa con calma
mostrandoci il fianco poi sparisce sprofondando nel blu.
Con la coda dell’occhio vedo che i grigi hanno preso confidenza ormai passano
tra di noi veloci ma la mia attenzione si rivolge ancora sotto, ora i martelli
sono tre passano lenti come se ci stessero studiando e ritornano a tuffarsi nel
blu nuovamente invisibili.
Guardo l’aria mi volto per vedere a che distanza è il reef mi giro, mi viene un
colpo. Sotto di noi con una virata compare tutto il branco di martello… 20… 30…
non li conto più… virano e salgono tutti insieme verso di noi.
Massimo è sotto di me gli passano due squali a non più di tre metri lo vedo che
scatta foto a ripetizione, mi giro per vedere dov’è il reef, quasi mi mastico
l’erogatore un martello arriva diritto verso di me mi passa vicinissimo ci
guardiamo poi si butta nel blu… Dobbiamo staccare, l’aria non è infinita,
iniziamo la risalita pieni di adrenalina; miseria che incontro! Che danza di
squali!
Il giorno seguente ripetiamo l’immersione a Malathu, scendo in coppia con
Eric e Nicola, ci portiamo sulla cigliata, Eric punta risoluto verso il centro
del pianoro qualcosa ha attirato la sua attenzione lo seguiamo ed ecco arrivare
una manta con il suo lento e regale incedere. Ci fermiamo incantati da questa
nuova danza quasi sensuale, Eric esulta, finalmente non lo prenderemo per matto
quando parlerà nuovamente dei sui avvistamenti di mante.
Non abbiamo ancora finito di vedere questo spettacolo che sopra di noi arriva un
branco di barracuda, ora rischio lo strabismo non riesco a guardare in due punti
diversi contemporaneamente; a malincuore dobbiamo staccare. Il manometro ci
condanna alla risalita.
Ma l’incontro coi barracuda di Malathu non è nulla se confrontato con il branco
visto a Long Reef, un branco enorme sopra il pianoro ad una ventina di metri. Un
branco così numeroso da non riuscire ad essere inquadrato interamente dalle
riprese fatte da Alessandro; con i barracuda che si chiudono a sfera ed iniziano
a girare lasciandoci osservatori stupiti da questa meravigliosa danza.
Ma gli incontri con tartarughe, murene e tutta l’infinita varietà di fauna sono
stati il filo conduttore di tutte le immersioni qui ai Farasan Banks.
Mi accorgo di aver tralasciato un importantissimo particolare… Il corallo, da
questa parte del Mar Rosso è stupendo, intatto, rigoglioso, dai mille colori.
Si rimane a bocca aperta, non troppo altrimenti si annega, nel farsi riempire
gli occhi dai giochi di luce che filtrano fra vere e proprie cattedrali di
corallo a cui si devono aggiungere gli infiniti colori dei pesci di barriera.
Già i mille colori e profumi che si ritrovano nell’ultima serata di questo
viaggio visitando il mercato di Jeddah.
Un mercato incastonato in strade strettissime dove i negozi illuminati sono
stracolmi di ogni tipo di mercanzia, dove l’odore delle spezie è trasportato dal
vento insieme alla moltitudine di voci e lingue che si rincorrono, dove è quasi
impossibile non provare il gusto della contrattazione per acquistare qualcosa,
dove alzando lo sguardo appena sopra il fiume di gente si possono vedere i
tipici balconi delle case arabe, veri e propri capolavori d’arte in legno.
Il trasferimento dal porto di Al Lith e il giro al mercato ci hanno scatenato un
leggero appetito.
Decidiamo di andare a gustarci un buon piatto di carne mista.
Confesso che da queste parti la carne di montone è cucinata in modo decisamente
spettacolare, il palato ne trova grande giovamento.
Rifocillati, saliamo sul pulmino che ci porterà in aeroporto, mi siedo regolo la
bocchetta dell’aria, un leggero soffio sul viso mi rilassa…
Una voce mi fa riaprire gli occhi, il comandante ci invita ad allacciare le
cinture stiamo atterrando, da dietro il sedile fa capolino Massimo mi guarda e
mi dice che sono indegno, ho dormito tutto il volo, per punizione dovrò scrivere
un piccolo diario di viaggio, sorrido… Massimo non lo sa… ma il caldo vento mi
ha già sussurrato molte cose.
Sergio Leoni detto Serginho