Sono
passati ben due anni dall’ultima volta in cui guardando fuori dal
finestrino di un’auto ho visto il deserto! Mi mancava incredibilmente
la sensazione che provavo di fronte a questa vista e ora che ce l’ho
davanti agli occhi non riesco a staccare il naso dal vetro: una distesa
d’acqua blu che si staglia all’infinito verso il cielo del crepuscolo.
Cinque ore di trasferimento sono tante, ma l’idea della settimana che
ci aspetta è come se mi desse la voglia di affrontare un viaggio lungo
anche dodici ore! Ma eccoci, dopo la breve ma necessaria sosta alla
“Taverna Paradiso” di El Quseir, arrivati al porto di Ras Qulan. Non è
cambiato nulla: un piccolo molo diroccato sul mare, l’acqua che
riflette la luce della luna e le luci delle barche, nient’altro.
Sentendo le lamentele di mia madre e delle altre “signore” ci “issiamo”
sullo zodiac e in men che non si dica siamo a bordo del Farouk.. Quanti
ricordi! “Stefania!”, sento chiamare. Non ci posso credere, Sik Sik, il
motorista, che dopo due anni mi riconosce “Welcome back!”. Sarà una
bellissima crociera, basta l’inizio per capirlo.
Inutile raccontare le immersioni o gli aneddoti di viaggio, quelli bisogna
viverli; vederli descritti nero su bianco non renderà mai l’emozione che
provano coloro che vivono queste esperienze in prima persona. Un luogo però
mi ha colpito, un luogo di cui nessun altro prima ha parlato, nonostante sia
una meta non così inusuale per chi segue l’itinerario di Saint John, l’isola
di Sirnaka.
A Sirnaka siamo approdati la sera del penultimo giorno; il mare era
calmissimo, una leggera brezza ci aveva permesso durante la traversata di
avvistare Zabargad a Est della nostra rotta: e come potevamo non vederla
quando avevamo a bordo niente meno che il “principe” di Zabargad, Ammam!
Verso le 17 ormeggiamo a Sud dell’isola e Sik Sik non fa a tempo a spegnere
i motori che già lo zodiac è pronto per portarci a terra. Amada, Aid e
Mohamed sono alla guida della piccola imbarcazione ed è sorprendente vedere
come riescano ad evitare i blocchi di corallo con la massima disinvoltura
che a mala pena noi riusciamo a vedere. Ma poco importa, l’importante è che
non sia uno di noi a pilotare!!! Eccoci arrivati sulla spiaggia corallina,
non faccio a tempo ad appoggiare un piede sulla terra ferma che già sento
quell’orribile sensazione tipica di chi passa una settimana in mezzo al
mare: il mal di terra! E’ come se ancora fossi
sulla barca, tutto ondeggia
lievemente di qua e di là! Sensazione passeggera e sopportabile, soprattutto
alla vista del paesaggio! C’è troppa gente però. Questi luoghi bisogna
saperli “ascoltare”, bisogna viverli. A questo punto io e Serena (la mia
inseparabile compagna di cabina!) decidiamo di improvvisarci esploratrici e
in compagnia di Guja (la nostra guida) partiamo alla scoperta di Sirnaka,
sotto l’occhio vigile di Aid e Mohamed! E meno male che c’erano loro
altrimenti ci saremmo rotte immancabilmente qualcosa.. Seguendoli abbiamo
raggiunto il lato Nord dell’isola, su è giù per le dune. Che fatica! Ma ne è valsa la pena: dopo circa mezz’ora di cammino siamo arrivate su un altopiano
da dove potevamo dominare tutta l’isola e oltre.. L’orizzonte era confuso:
il mare colorato di arancione per la luce del crepuscolo si fondeva con il
cielo color dell’oro, sfumato di viola, rosa, rosso e azzurro.. Il sole,
un’enorme palla gialla fosforescente stava per sparire sott’acqua e le
stelle già facevano capolino nel cielo. Intorno a noi solo mare mare e mare
a perdita d’occhio. Sopra le nostre teste i gabbiani litigavano fra di loro
e qualche falco planava sulla distesa rocciosa color dell’oro dell’isola.
Era il Mar Rosso che parlava, noi in silenzio ascoltavamo le sue onde che
sembravano ipnotizzarci.. “Non andartene”, sembravano dire.. E come si può
resistere?
Il sole era però ormai tramontato e ad illuminare la strada del ritorno
restavano solo i residui dei suoi raggi. Non furono però sufficienti e le
nostre esperte guide egiziane non riuscirono a ritrovare il sentiero da cui
eravamo arrivate. Eravamo un po’ agitate ma l’isola non era certo così
grande e poi il Farouk era l’unica barca ormeggiata all’isola. Decidemmo di
dirigerci verso la costa: Amada ci avrebbe recuperato con lo zodiac. Alla
costa siamo arrivati, sì, ma a quella sbagliata!! Ci siamo ritrovati ai
piedi di una duna che cadeva a picco sul reef, senza nemmeno una striscia di
sabbia! “Ladies, come on! We are going to wait for Amada on the reef!”. E
che altro potevamo fare se non seguire Aid e Amada che tranquillamente
passeggiavano sul reef a piedi scalzi? Nulla! Fortunatamente avevamo con noi
i nostri calzari e, armate di coraggio, ci siamo avventurate dietro alle
nostre guide che, tenendoci per mano ci hanno fatto arrivare fino alla fine
del reef! Le luci del Farouk erano lontane e noi cinque stavamo in piedi,
tenendoci per mano, in attesa che qualcuno ci trovasse! Ma ecco che, dopo
una quindicina di minuti, lo zodiac lascia la barca e un marinaio (Amada)
munito di torcia subacquea, illumina la costa dell’isola per trovarci!
Finalmente il fascio di luce si dirige verso di noi, subito seguito dal
gommone che ci raggiunge in pochi secondi. Un po’ impacciati (o meglio,
impacciate perché i ragazzi di impacciato non avevano nulla!) saliamo a
bordo del gommone in silenzio ma, una volta seduti tutti a bordo, ci
fissiamo a vicenda e scoppiamo in una fragorosa risata!
“Ma dove eravate finiti?”, grida Sissi “vi avevamo dati per dispersi!
Correte a farvi una doccia che la cena è pronta!”
Era il compleanno di Mohamed quella sera e durante i festeggiamenti non
abbiamo avuto tempo di pensare alla nostra “esplorazione”.. Ma l’emozione
era stata talmente grande di fronte a tanta meraviglia che la mente non può
fare a meno di tornare indietro a quei momenti.
Sono stata parecchi anni in Mar Rosso, ho visto squali, ho nuotato con i
delfini e fatto immersioni indimenticabili ma non mi ero mai soffermata a
guardare il mare come invece ho fatto a Sirnaka.
Gli squali e i delfini bisogna avere la fortuna di incontrarli, bisogna
avere una buona dose di pazienza per non annoiarsi durante la deco che
immancabilmente, dopo l’avvistamento di un martello, raggiunge una durata
impensabile… Sirnaka invece è lì, non bisogna cercarla o aspettarla, basta
saperla ascoltare. Io l’ho fatto e ho provato una grande emozione,
un’emozione che solo il mare è capace di suscitare, basta ascoltare!
Stefania Roveda