Magie sudanesi

Finalmente a bordo di “Ishtar”, un bella goletta aurica, che porta il nome di una antica Dea assira, donna del mare. Siamo ormeggiati in porto ma il bompresso, puntato a N/E, sembra indicarci la prima tappa del nostro viaggio, il mitico reef di Sanganeb. Poseidone, Dio di tutti i mari, ci è amico e ci invia una leggera brezza che increspa appena la superficie. Dopo due ore di navigazione comincia ad apparire all’orizzonte la sagoma del faro che si ingrandisce man mano che ci avviciniamo. Ci ancoriamo in laguna, la stanchezza del viaggio è già sparita, cacciata dalla voglia di immergersi e allora via in gommone verso la punta sud, accompagnati da veloci stenelle che gareggiano con noi. Reef alle spalle scendiamo rapidi sul pianoro ed ecco apparire subito un primo gruppo di squali grigi che ci girano curiosi attorno per alcuni minuti; abbiamo l’impressione che vogliano darci il benvenuto … Un rapido passaggio a quote più basse: “loro” sono spariti ma l’apparizione ha già dato il senso al nostro contatto con questo mare. Prima del tramonto ripetiamo e ritroviamo gli squali che avevamo lasciato poche ore prima. E’ curioso, se fossimo nel Mar Rosso egiziano, faremmo i salti di gioia di fronte a questo spettacolo ma qui ci sembra normale, quasi una premonizione di quello che ci aspetterà domani. Il sole è sceso, una buona cenetta e le prime chiacchiere prima del meritato e felice riposo. La luna è al primo quarto …

Secondo giorno
Sono le nove, accompagnati dai soliti delfini, cambiamo obbiettivo e ci dirigiamo sulla punta nord. Discesa sul primo pianoro che sovrasta la stretta punta e subito tre grigi a curiosare, scendiamo sul secondo gradino e dal blu eccolo! Il primo grosso, bellissimo solitario e potente squalo martello; stiamo uniti e lui scorre accanto a noi e poi sparisce, la mia attenzione viene attirata da una bella gorgonia a polipi bianchi qualche metro più in giù e il nostro amico ripassa dietro le mie spalle a pochi metri. Grande emozione per tutti. Risalendo incontriamo i grigi e un bel branco di barracuda. Non stiamo più nella pelle, trascorriamo il tempo che ci separa dall’immersione a ripercorrere quanto abbiamo visto. Naturalmente decidiamo di ripetere la stessa immersione, stavolta il primo è un pinnabinca pigro appoggiato sul fondo, poi ecco di nuovo i grigi. Il pianoro verso la punta è ricoperto di alcionari lilla fitti come fiori su un prato. Ci arrestiamo sul bordo e, come aerei da caccia, planano otto martelli; due giri molto vicini per osservarci poi, come sono venuti, svaniscono nel blu. E’ il momento di risalire felici. Quasi ci scontriamo con un imponente branco di carangidi. Giornata bellissima!
P.S. a bordo abbiamo scoperto un “clandestino”, non è un contrabbandiere di capre yemenita ma si chiama Tommaso e ha sette mesi, roseo e bellissimo figlio dei nostri armatori. Così è completa la famigliola navigante.

Terzo giorno
Con le ottime premesse del giorno prima, ripetiamo la discesa sulla punta Nord di Sanganeb. Ishtar è sempre ormeggiata all’interno della splendida laguna mentre i “faboulous five” riprendono il gommone e via. Sono le otto del mattino, condizioni di tempo splendide: siamo già euforici per la giornata che ci attende, la squadra è compatta e Antonio (detto il fortunato) prevede grandi cose. Gli altri tentano di strozzarlo. Porta sf… parlare prima! Sulla punta giù! Scendendo spaventiamo tre grosse cernie giganti che fuggono davanti a noi in perfetta formazione; di fianco spunta un grosso grigio. Sul pianoro degli alcionari aspettiamo pochi secondi e, come richiamati da un impercettibile segnale, cominciano ad apparire sopra le nostre teste i primi squali martello. Sono una dozzina, poi altri e altri ancora. Sfilano sopra e a fianco, uno squadrone! Raggruppati e quasi in apnea dall’emozione, li vediamo virare, allontanarsi per poi fare un secondo passaggio e svanire nel blu. Dall’orlo dei – 50 la parete sprofonda, proviamo una sensazione intensa di un mare forte, primitivo …. risaliamo accompagnati da carangidi e barracuda. Più tardi a bordo di Ishtar, apparirà misteriosamente una bottiglia di prosecco. Sarà religiosamente (siamo in proibizionismo) scolata per celebrare la giornata.

Quarto giorno
Anche questa giornata si apre bellissima, mare sempre calmo ed è d’obbligo ripetere per l’ennesima volta la punta nord. I soliti delfini gareggiano con il nostro gommone ed è già uno spettacolo vederli sfrecciare e saltare a prua. Scendiamo nello stesso punto e ci aspetta il grosso branco di carangidi scintillanti d’argento: calmi e per nulla spaventati dalla nostra presenza mi lasciano entrare nel gruppo e, occhio su occhio, nuotare con loro. Verso la punta, nel blu, volteggiano quattro grossi grigi. Bellissime fruste a polpi bianchi arricchiscono il paesaggio. Un pesce falco su una gorgonia non si è accorto che il mimetismo non funziona e spicca come un semaforo rosso. Cambia gorgonia amico! Ora siamo soli nella grande laguna, ieri c’era un’altra barca. E’ bellissimo: noi, il faro e il mare. Ma il sole è già alto e prima di muovere, facciamo visita sul faro. La buia, lunga scala a chiocciola ci conduce alla sommità e a una esplosione di luci e colori, sotto di noi il doppio molo, la punta Sud e la grande estensione della laguna dalle mille sfumature di blu, delimitate dai confine del reef appena segnati dal bianco della lieve risacca. Lontano, a Nord la punta….. madre di tutte le emozioni.
Salpiamo l’ancora e ancora diretti a Nord verso la mitica sha’ab Rumi. Ci arriviamo che sono le prime ore del pomeriggio: ormai siamo un branco di cinque assatanati ed andiamo subito ad immergerci sulla punta Sud. Il primo tratto del pianoro è sui – 20 metri con bei panettoni ricchi di vita. Appena scesi ecco a farci visita i primi grigi che diventano ben presto una dozzina iniziando un serrato carosello. Antonio (il coraggioso) si anfratta dietro un masso rifiutando a grandi gesti di mettersi come noi al centro della giostra. Girano stretti e tranquilli. Carangidi, murene e barracuda fanno da contorno. Siamo già, si fa per dire, a bocca aperta e così basterebbe, ma scendiamo ancora sul bordo della punta. Anche qui alcionari, gorgonie e coralli a frusta e il fascino del blu che incombe ma non basta: sorgono per magia dal fondo venti o trenta martelli, passano vicini, eleganti, potenti …. e poi svaniscono; non riusciamo a credere in tanto bendiddio.
Euforici risaliamo e a bordo ci aspettano un thè e una torta. I commenti si sprecano, ancora non ci sembra possibile.
Arriva presto la sera: Josko, soddisfatto anche lui, si gode pacifico una meritata “shisha”. Segue una placida notte distesi sul tiepido legno del ponte ad osservare il lento moto oscillante dell’albero maestro che si sposta tra le stelle.

Quinto giorno
Sono arrivate altre due barche e si decide di giocare d’anticipo: sveglia alle sei, sul gommone tassativamente alle 6.30 pronti per partire. Ci manca solo il vessillo di S. Marco! Nelle altre barche … si dorme. Il sole si sta alzando quando scendiamo rapidi sul pianoro. Qualche grigio mattiniero, un tonno, qualche barracuda e, sospesi ed immobili i carangidi. Ci spostiamo sulla punta, un pò fuori sui – 40 metri; una breve attesa e si ripete l’apparizione! Prima indistinti, poi sempre più vicini: sono una ventina in formazione serrata, uno si stacca e ci punta curioso poi con leggero colpo di coda si riunisce al branco. Passano sopra e di fianco, virano e picchiano decisi verso il fondo. Siamo quasi ammutoliti, niente bolle, poi l’incanto si rompe ed esplodiamo in un gesto di gratitudine al Dio del mare allargando le braccia in faccia al blu. Che spettacolo!! Torniamo in terra o meglio sul pianoro con gli alcionari.
INTERMEZZO
Stiamo facendo colazione: nella dinette entra impavido un piccolissimo uccellino; sembra di seta, zampetta sul tavolo, qualche briciola, infila la scaletta….. e via. Auguri passero affamato e … occhio ai falchi.

Sesto giorno
Ormai la boa è stata girata da un pezzo. Si vorrebbe non finesse più ma è l’ultimo giorno. Siamo carichi di emozioni: queste immersioni hanno un fascino unico e difficile da definire: è come immergersi e non solo fisicamente in un brodo primordiale
ricchissimo di “presenze” e di significati. Nessuna delle precedenti avventure mi ha lasciato dei segni così intensi e profondi. Ma torniamo a tuffarci anticipando ancora una volta i “sub-dormienti” e facciamo bene. Passiamo oltre il primo pianoro e ci appostiamo guardinghi sul lato giusto della punta in base alla direzione della leggera corrente: in alto qualche grosso grigio gira pigramente, da destra spunta un bel martello solitario che ci passa molto vicino. C’è una strana sensazione, come di attesa. Come lui sparisce, dall’altro lato, per fortuna più distante, appare una sagoma lunga, grandi pinne grande coda: trasmette un senso di minaccia, come sfila davanti a noi riesco ad intravedere delle strisce sui fianchi. Josko conferma che si tratta di un tigre di quattro metri. Non abbiamo più tempo e torniamo verso la base del reef. Qualcuno si volta spesso verso il blu.
Rientrando facciamo una breve visita ai resti di Precontinente, sul bordo della passe in un acqua limpidissima. Il disco volante, il garage, grossi anemoni a base carminio, torte giganti con i pagliacci come ciliegine; uno bellissimo a bulbi fluorescenti. Cernie, ombrine, alcionari: ancora una festa di colori. Ma è ora di riprendere la navigazione verso Sud. Intanto un grosso falco pescatore si piazza in testa d’albero con un pesce tra gli artigli che ancora si dibatte e se lo divora. Dopo avere lasciato l’ennesimo ricordino sul ponte (porta sempre buono) se ne va cacciato a urlate dai marinai. Ritorno tranquillo, mare calmissimo; in cielo delle strisce di nuvole che stranamente assomigliano ad un branco di martelli. Ormai li vediamo dappertutto….

L’UMBRIA
Ancoriamo a poca distanza, a terra le gru e le attrezzature del porto. Con il gommone in breve siamo sul relitto, imponente, piegato su un fianco. Iniziamo dalla grande elica, poi la penetrazione in sala macchine. Giochi di luci e di scalette che sembrano intersecarsi oblique tra di loro. Il carico di munizioni, una cassetta di proiettili per mitragliatrice è stata aperta, non si tocca nulla. Le vecchie Fiat a muso in su poi dritti a prua. La catena dell’ancora è piena di ostriche “zig zag”. Passiamo sul grande ponte, la plancia, il bagno del comandante completo di vasca. Rimaniamo sott’acqua 72 minuti, non ci si stanca. Poi risalita guardando ancora in basso per godere fino all’ultimo questo splendido relitto.
E’ stata l’ultima, magnifica immersione ma … sarà proprio l’ultima in Sudan?

TESTI E DISEGNI: Bruno Fullin
Per chi volesse mettersi in contatto con Bruno, può scrivere a: bruno@ladecalcomania.it

I PROTAGONISTI
IL MARE: grandioso, che tutti gli Dei marini lo conservino!
LA BARCA: la generosa Dea Ishtar che sia ringraziata per quello che ci ha dato.
LA FAMIGLIA NAVIGANTE: Josko il saggio e sapiente gigante del mare. Elise, la gentile e dolce. Tom per il quale noncisonoparole.

I PARTECIPANTI
AURELIO: “ripetente” del Sudan detto “il profondo 70”
PAOLO: arguto, simpatico anche lui “ripetente” conosce per nome gli squali.
ANTONIO: detto “il fortunato”, “il coraggioso” alias “ciao neh?”
MAURIZIO: pacifico, in arretrato di sonno. Sveglio sempre quando può servire.
BRUNO: il narratore

Bruno Fullin

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