Max, ieri è passato Giovanni, de “la Compagnia del mar Rosso”, mi ha proposto questa crociera subacquea, andiamo?
“Non ho mai fatto una crociera subacquea”, guardo l’agenda e dico: va bene, voglio proprio vedere se è come dicono. Luca di Acqua Club Varese mi dice che la crociera è in Mar Rosso, a St. Johns e che la barca si chiama “Aldebaran”. Arrivo a casa, apro il computer e cerco subito la parola magica: Aldebaran. Per un malato d’acqua e di barche come me, è subito entusiasmo. Il mio amico Giò, di Reggio Emilia, uno dei miei buddies abituali, mi aveva parlato con gran entusiasmo di una crociera fatta in Sudan, con 4 immersioni al giorno, tutte spettacolari. Manca qualche mese alla partenza, e le 4 immersioni al giorno citate da Giò mi lasciavano entusiasta e allo stesso tempo incredulo. Nelle mie vacanze subacquee mi era capitato di fare 2 immersioni al giorno, massimo 3, con la notturna, una sola volta in una settimana. Il giorno della partenza è arrivato, verrà anche Giò, che mi aiuta nella composizione delle immagini subacquee, una passione che ha coinvolto anche mio figlio Matteo, che chiamo Matt, o anche Shark, per la sua grande acquaticità.
Si parte, dopo aver pagato il solito supplemento, per via del peso delle mie attrezzature foto e video che mi porto sempre appresso. Atterriamo a Marsa Alam e dopo un tratto di deserto in bus arriviamo al porto d’imbarco. Porto per modo di dire: un piccolo golfo pieno di barche, all’apparenza quasi tutte simili, sicuramente uscite da uno stesso cantiere egiziano. Un piccolo “gommone” fa da tender e ci porta sull’Aldebaran. I momenti sono di gran concitazione, la barca appare subito bellissima, anche se nel grande salone ci sono ancora sacchi di biancheria degli ospiti precedenti e c’è un gran andirivieni di giovani “marinai” egiziani che caricano tutte le provviste per la “nostra” crociera. Sulla barca saremo 18 ospiti subacquei, dodici del nostro Club e gli altri provenienti da varie parti d’Italia. Noi siamo i primi ad arrivare mentre gli altri arriveranno verso sera. Fa già caldo e il mare che ci circonda è come una calamita, ma dobbiamo restare all’ancora, fino all’arrivo di tutti gli ospiti, dello staff al completo e del permesso dell’autorità portuale. All’imbarco veniamo accolti da due “marinai” che, come camerieri da Grand Hotel, ci porgono vassoi con torta e succo d’arancia. Sembra proprio di essere in vacanza! E che vacanza! La guida Italiana illustra le caratteristiche della barca, come muoversi e cosa non fare in barca, ci assegna le cabine e naturalmente presenta l’altra guida subacquea (solitamente Egiziana, che qualche volta parla anche italiano). La barca è fantastica quando è bella, pulita e funzionale per ciò che si deve fare. Le cabine, nella parte inferiore, tra l’opera viva e l’opera morta della nave, tutte con bagno e aria condizionata e al piano superiore un gigantesco salone con due lunghi tavoli da pranzo in marmo (e dico marmo), una TV da 50” (forse mai usato, poi capirete perché) e alcuni libri lasciati da ospiti precedenti che tutti possono leggere nei momenti di relax (ora c’è anche il libro fotografico di Matt: Subacqueo Pilota).
Usciti dal salone si accede alla “wet zone”. Da qui e per tutta la parte esterna della barca si può circolare “bagnati”. Subito un comodo posto per caricare le batterie di torce, camere e flashes o di qualsiasi apparecchiatura elettrica. Allo stesso livello ci si mette la muta, lì appesa ad asciugare dalla precedente immersione e poi a destra e sinistra pochi gradini ci danno l’accesso al “livello mare” della barca, dove, super assistiti dai membri dell’equipaggio, si indossano le bombole e, in soli due passi, si accede al paradiso. Per i siti dove non è possibile ormeggiare immediatamente sopra, si useranno i due gommoni a disposizione. Sempre fuori dal salone principale, una scala ci porta al ponte destinato al relax più totale. Chi dorme, chi legge, chi prende il sole. Allo stesso livello ci sono anche le due suite, cabine gigantesche con letto matrimoniale, oltre naturalmente a bagno e aria condizionata (per me la richiesta n. 1). Più sopra c’è il ponte di comando, con la grande ruota del timone e altre comode sdraio per rilassarsi con almeno 30° di brezza intorno. Certo, la descrizione fornisce una certa idea, le fotografie aiutano a comprendere meglio, ma… è salendo in barca che ci si rende conto di essere in un’altra dimensione. Se la vacanza subacquea ci porta in una dimensione completamente diversa da quella della vita quotidiana del nostro occidente, la crociera subacquea ne aggiunge un’altra, la “dimensione Barca”.
Come cita la pubblicità di una nota carta di credito, una settimana senza vedere terra, su una barca così… “non ha prezzo”.
Voglio raccontarvi la giornata “tipo”:sveglia al mattino presto, 6.30 / 7.00 al massimo, fuori il sole pieno e caldo invita al tuffo. Un caffè o un succo d’arancia con due biscotti (giusto per non tuffarsi a stomaco vuoto, ma neanche eccessivamente pieno) e via per la prima immersione del giorno (dopo un accurato briefing). Si risale in barca, due passi, ci si gira e ci si siede (questo è tutto lo sforzo che dovrete fare), un ragazzo dell’equipaggio vi aiuta a togliere l’attrezzatura, voi vi alzate, togliete la muta e dopo una veloce doccia per risciacquare il sale (a qualcuno piace tenerlo addosso) nel salone ci aspetta una colazione così ricca e variegata da soddisfare i più golosi (come me) ed esigenti. La vostra attrezzatura? Dimenticavo, anzi dimenticatevela; chi vi ha aiutato a togliervela provvederà a farvela trovare pronta per la successiva immersione, senza spostarla di un centimetro da dove l’avevate lasciata. Finita la colazione, tempo per relax o quanto altro abbiate voglia di fare (io ad esempio sono sempre impegnato a ricaricare le varie batterie e a scaricare le foto o i filmati appena fatti). Dalle 11.00 alle 12.00 secondo tuffo, rientro e gran pranzo (sono obbligato ad esagerare con gli aggettivi, credetemi, raramente ho mangiato così bene e abbondante fuori dall’Italia). Altre due tre ore di “quel che volete” e via per l’immersione del pomeriggio (siamo a tre).
Si ritorna in barca, dove trovate l’equipaggio che avrà subito le braccia protese verso di voi con un bicchiere del solito succo d’arancia con fetta di torta (vorrei avere questo “solito” anche gli altri 300 giorni dell’anno!). E’ un “lavoro duro” quello della crociera subacquea. Appena buio, con la barca già ormeggiata per la notte, ci si immerge per l’immersione notturna. La giornata è quasi finita. Dico quasi, perché un goloso come me è sempre combattuto tra il restare in acqua fino ad esaurimento dell’aria o ritornare a gustarsi la fantastica cena preparata da un cuoco egiziano, ma con una cucina internazionale, anzi…mondiale (o globale, come si usa dire oggi).
Forse quanto descritto vi sarà sembrato incredibilmente faticoso e debilitante. Dimenticatevi la fatica pre e post immersione a cui siete stati abituati nelle vostre altre vacanze subacquee. Qui l’unica cosa prevista, anzi certa, è il divertimento. Niente automobile per raggiungere il diving, niente gradini per scendere sulla spiaggia, niente bombole da portare, niente attrezzatura da montare e smontare, niente di tutto questo. Divertimento, solo divertimento, grandissimo divertimento. Dovrei anche descrivervi le immersioni (di solito quando chiedo di un posto in cui non sono mai stato, questa è la mia prima domanda). Che dire, tutte belle, con acqua calda, facili e difficili, sceglierete voi come gestire l’immersione, compatibilmente con la sicurezza del gruppo.
Potete guardare alcune mie foto sul sito www.orangeshark.it - sezione Scuba – St. Johns Cruise e anche su eventi (per le foto in esterno e della barca). Certo, c’è sempre l’immersione che è rimasta più in memoria per qualcosa di insolito.
Qui ne ricordo due: una, di giorno su un reef sotto il quale abbiamo percorso tutta l’immersione in spaccature e canyon con suggestivi raggi di luce, adatti per grandi fotografie (avrei voluto tornarci, per scendere con Giò e concentrarmi sulle inquadrature migliori, senza dovermi “preoccupare” degli altri del gruppo, ma…ci tornerò) – la seconda, una notturna su un un reef poco profondo che si appoggiava su un fondo sabbioso, dove ho incontrato un simpatico pesce chitarra, volitans che seguivo per studiare il loro fantastico sistema di caccia e per finire un gigantesco pesce pietra completamente mimetizzato.
E’ così che, navigando tra un reef e l’altro, letteralmente vola una settimana in crociera. Si arriva al porto di partenza, è duro scendere dalla barca, con l’attrezzatura non ancora completamente asciutta e rimessa con malavoglia nei grossi borsoni. Ma dobbiamo fare un’altra crociera (fatta la prima non penserete che alla successiva) e per tornare (in barca) bisogna prima tornare (a casa). Lo staff e l’equipaggio ci salutano dopo averci coccolato ed assistito tutta la settimana. La compagnia del Mar Rosso non ci abbandona qui, uno dei suoi fidati collaboratori ci farà passare l’ultimo giorno in terra egiziana proponendoci quanto più sia di nostro gradimento. Nel caso specifico qualcuno è andato a visitare la città di El Quseir (trovate qualche foto suggestiva sempre sugli eventi del mio sito) mentre qualcun altro ha preferito prendersi l’ultimo sole in spiaggia o gustarsi un fantastico cocktail nella piscina dell’albergo che ci ha ospitato, un cocktail che non avremmo mai voluto finisse, per continuare a ripercorrere le tante immersioni (mai fatte così tante in una settimana) e… per allontanare il più possibile l’obbligato ritorno all’ufficio lasciato solo pochi giorni prima.
Prossima crociera? Si, certo, Compagnia del Mar Rosso, Arabia Saudita, lì porterò anche Matt (trovate anche lui su www.orangeshark.it) che qui, purtroppo non è potuto venire.
Testo e foto di Max Valli