Tra le innumerevoli possibilità di vacanza all’insegna del divertimento, dello sport e del relax che ci offre il Mar Rosso Egiziano, da diversi anni a questa parte c’è quella della vacanza in barca che, nell’immaginario di molti, è riservata quasi esclusivamente agli appassionati di subacquea, seri rigorosi e… spesso monotematici.
Bene… niente di più sbagliato! Personalmente ho vissuto svariate esperienze in barca negli ultimi dieci anni ed in ogni occasione ho avuto la conferma di quanto possa essere estremamente divertente una settimana di vita da “fortunato” marinaio anche per chi non pratica diving e si limita a lussuosi bagnetti in zone incontaminate, passeggiate su spiagge dove le uniche impronte sono le loro e stupefacenti snorkeling su reef non raggiungibili dal turismo “di costa”.
La vita di barca? Qualcuno ancora pensa che sia difficile e che richieda “spirito di adattamento”?. Ormai le barche che navigano sul Mar Rosso hanno raggiunto standard altissimi, sia per struttura che per i servizi che offrono puntualmente grazie ad equipaggi locali sempre più professionali e preparati. Pulizia impeccabile, spazi comodi ed eleganti, wi-fi, telefoni satellitari, maxi tv lcd, acqua a volontà.La cucina? Si… la cucina è un tasto dolente… ma solo perché si corre il rischio di mangiare molto di più di quanto si dovrebbe! Colazioni ricchissime, pranzi e cene con una offerta di piatti sempre diversi preparati da giovani ed entusiasti chef, curati al massimo ed attenti alle esigenze di tutti i clienti. Irrinunciabili merende pomeridiane a base di torte, focacce e pizze appena uscite dal forno, frutta e verdura fresche a volontà e dolci commoventi.Troppo affezionata a questo stile di vacanza per pensare a qualcosa di diverso.
All’inizio di dicembre parto alla volta di Hurghada per imbarcarmi sul meraviglioso m/y Aldebaran ed affrontare ancora una volta l’avventura della crociera subacquea sui relitti militari e commerciali. La marina di Hurghada dove è ormeggiata Aldebaran si presenta perfetta, ordinatissima e pulita, tanto perfetta da poter essere presa e trasportata in un altro continente e lì inserirsi senza alcun problema… ma basta passeggiare nei vicoli retrostanti per sentire, odorare e percepire i tipici odori, suoni e sensazioni profonde che l’Egitto regala, sempre, a chi ha l’onore di visitarlo.
Ci imbarchiamo e per prima cosa ci togliamo le scarpe, sarà una settimana all’insegna dei piedi nudi, una immagine che ci evoca da subito il concetto di estrema libertà da schemi, orari e convenzioni che stiamo per vivere. Le presentazioni sono sempre caotiche, per qualche tempo continuiamo a confondere nomi e visi, località di provenienza e numero di cabina, ciò non toglie che i neofiti si sentono subito “abbracciati” dal cameratismo dei vacanzieri più esperti, i single sono subito parte del “gruppo” e già in occasione del primo pasto consumato tutti insieme le risate si alzano forti e frequenti dai tavoli! Si accendono i motori, si salpa.
C’è chi cerca lo spazio migliore per distendersi sotto il sole, chi inizia a trafficare con la propria attrezzatura subacquea, chi chiacchera dei mille problemi che crea il traffico di Milano, chi si siede all’ombra per leggere un libro con una tazza di the profumatissimo, chi dorme profondamente e chi non si stente poi tanto bene in navigazione. Cè tutto, tanti diversi colori riuniti sotto un unico desiderio: vivere i ritmi del mare.
Le giornate scorrono così, lente ma frenetiche tra tuffi, nuotate, risate, pranzi e cene, riposini e chiaccherate interessanti sulla conservazione dei reef e la protezione delle specie animali a rischio di estinzione. Le serate si passano a parlare di tutto sotto cieli stellati indimenticabili, dove la via lattea si distingue così chiaramente da rapirti e spegnere piano piano le parole di tutti, perché le parole sono di troppo davanti a tanto splendore.
L’itinerario dei relitti ci porta ad attraversare lo Stretto di Gubal, per raggiungere la penisola del Sinai; è una emozione grandissima, nonostante il mare sia mosso ed in barca si “balli” parecchio, perchè incrociamo le petroliere e le navi mercantili che hanno attraversato il canale di Suez per raggiungere l’Asia, evitando la circumnavigazione dell’Africa, anche se lontane sono mastodontiche e maestose, delle vere regine dei mari.
A volte eccitanti soprese ci scatenano, come i gruppi di delfini che ci nuotano accanto giocosi e velocissimi, le tartarughe che risalgono per respirare e restano, curiose, in superficie a guardarci per alcuni minuti, le nuvole di meduse rosa (non sono pericolose!) che ci circondano ed in mezzo alle quali ti puoi tuffare, ed i pesci napoleone che nuotano lentamente nella nostra ombra in attesa che qualcosa di appetitoso cada in acqua “inavvertitamente”, per colpa di una deprecabile abitudine di turisti incoscienti dei danni che provocano.
Passano così sette indimenticabili giorni, scanditi da un sonoro “buooooongiorno!” esclamato dal capobarca ogni mattina davanti ad ogni cabina per svegliarci e dal suono della campana con cui il responsabile di sala ci richiama per i pasti, alternati ai meravigliosi silenzi che solo in mezzo al mare puoi godere, colorati di tutte le tonalità di blu del cielo e del mare che ci circonda.
Rientrare in porto è sempre un poco triste, da subito senti la mancanza del dondolio dolce delle onde che si trasforma nel cosiddetto “mal di terra”, un male che tutti, indistintamente, subacquei e non, sappiamo di dover curare, al più presto e per sempre, con un’altra settimana di mare e barca.
Manuela Manzotti