CAPITOLO 1 - chi ben comincia…..
Finalmente è arrivato il momento. Il tempo dell’Africa. Ogni viaggio è
sempre un’emozione ma un’esperienza come questa è unica e magica fin da
subito: Milano – Parigi – Gibuti e in poche ore il mondo come noi lo
conosciamo, cambia.
La crociera unisce i destini di un gruppo variopinto di subacquei a partire
già dall’aeroporto milanese, dove ci facciamo subito notare per il notevole
eccesso di bagagli ma, con eccellente maestria tutta italiana, aggiriamo
l’ostacolo con classe.
Poi Parigi e la sua “grandeur” (un caffé 3,30 euro!!!) e dopo una splendida
notte aerea, finalmente la terra rossa dell’Africa, 10° gradi latitudine
nord. Ci accoglie un militare spelacchiato che fa jogging lungo la pista
dell’aeroporto alle 8 del mattino mentre il nostro aereo gli atterra di
fianco.
Dopo l’infelice tentativo di voler fotografare un legionario in divisa
estiva (pantaloncini corti e calze di cotone fino alle ginocchia) da parte
di qualche sprovveduto, riusciamo a ricompattarci senza altri guai. Bagagli,
pulmino, barca e in un attimo eccoci a bordo dell’Elegante, di nome e di
fatto.
CAPITOLO 2 - vita di bordo
A bordo si sta proprio bene, coccolati da un equipaggio delizioso, riservato
ma sempre attento. Il gruppo “croceristi” è poi quantomeno eterogeneo:
dentista, ortopedico, anestesista, neonatologhe, manager, fotografi, un
biologo e un pianista fuori posto (?).
Altissimo anche il livello di attrezzature foto video: telecamere e macchine
fotografiche che costano come un attico in centro e poi la mia piccola
Olympus vecchia di tre anni che ormai è quasi un fossile preistorico. In
ogni caso ognuno di noi è intento nell’organizzazione delle proprie
attrezzature.
Francesco, il nostro dentista –pescatore ha trovato in queste acque pane per
i suoi denti. Il suo mitico fucile subacqueo ci garantirà ottime cene a base
di tonno crudo e al forno e poi succulente cernie ottimamente cucinate da
mitico cuoco Abdu ….. altre che stelle Michelin e immancabilmente, dopo ogni
cena, tutti in dinette ad ascoltare la lezione di biologia marina durante la
quale sale in cattedra Danilo, il super biologo. Nonostante una digestione
difficoltosa, bisogna dire che la nostra attenzione ha retto alla grande
dato che la conoscenza degli Squali affascina tutti i presenti senza nessuna
eccezione poi in seconda serata, fantastici documentari girati in tutto il
mondo dal nostro reporter Paolo. Ogni notte prima di assopirmi mi sento
sempre più vicino a Piero Angela e sogno “Geo e Geo”.
Le giornate scorrono veloci, ogni tanto scendiamo a terra a fare i boy
scout, raggiungiamo spiagge incontaminate e inospitali distese di massi
lavici e piccoli arbusti ancora verdi grazie alle piogge delle settimane
precedenti. Da queste parti l’inverno ha temperature che rasentano i 30
gradi. I panorami di cui godiamo sono da mozzafiato… ci sono anche le
marmotte o qualcosa di molto simile. L’uomo non ha ancora rovinato nulla né
a terra né a mare. In 9 giorni di crociera non abbiamo mai visto anima viva,
soltanto 4 soldati striminziti che sparavano contro una montagna. Un sogno!!
CAPITOLO 3 - il mio amico balena
Eccoli finalmente i giganti del mare che si cibano degli esseri più piccoli
che esistano. Loro seguono il plancton e noi seguiamo loro. A me rimane il
primato del primo avvistamento poi subito dopo un secondo e poi tantissimi
altri. Sono esemplari giovani di 4/5 metri che con grazia e apparente
lentezza si muovono filtrando 100 litri d’acqua ogni volta che aprono la
bocca. Veniamo immediatamente inghiottiti anche noi dalla frenesia dato che
riusciamo ad avvicinarci a loro con relativa facilità pur seguendo le rigide
regole dettate dal nostro biologo di bordo ma a volte facciamo un po’ di
confusione: dovevamo stare a 3 metri o 3 centimetri di distanza dallo
squalo? Mah!!!... I pescioni comunque sono tranquilli mentre noi stiamo
vivendo una situazione straordinaria.
Il mare è incontaminato, un po’ come il Mar Rosso di trent’anni fa. Non
esiste turismo, non c’è pesca, ma la cosa più straordinaria è che a Gibuti
neanche sanno com’è fatto uno squalo balena. Questi animali piacciono però
ai soldati Franco-Gibutiani della base di Arta Beach; pensate che il loro
elicottero (modello Rambo) mentre era in volo sulle nostre teste, si è
posizionato proprio sopra il nostro gommone con l’unico scopo di indicarci
l’esatta posizione nella quale si trovavano i balena. Meno male perchè io
avevo frainteso e già pensavo a un nostro rapido e definitivo affondamento.
Sembra di nuotare nell’acquario di casa solo che dentro c’è il pesce più
grande del mondo e non uno ma almeno una trentina e anche se seguire queste
meravigliose creature richiede due buone gambe e un buon paio di pinne,
nessuno di noi è mai rimasto a guardare. In questo mare con poca visibilità
abbiamo visto eccome se abbiamo visto.
CAPITOLO 4 - le immersioni in corrente
Ma non di soli balena vive l’uomo subacqueo. Qui il colore dell’acqua non è quello classico del Mar Rosso ma tende al verde grazie alla sospensione e al plancton che rendono l’atmosfera sott’acqua misteriosa e un po’ spettrale. Tra le varie immersioni, degne di nota sono l’immersione sul relitto del Faon, un cargo egiziano di 120 metri adagiato su fondo sabbioso.
L’entrata nel golfo del Goubbeth è veramente spettacolare, una stretta passe dove si scontrano correnti così forti da rendere a volte difficoltosa la navigazione.
La sec de la passe, un cappello che da 15 metri digrada fino a 35 caratterizzato da grossi massi lavici dove banchi di carangidi e corvine girano frenetici in cerca di prede… occhio però alla corrente che qui non scherza per niente. La nostra immersione inizia infatti con la dispersione del gruppo in superficie, come consigliato da tutti i manuali subacquei… il tutto condito da una simpatica confusione. Si prosegue poi con la coppia dispersa: chi è più bravo a farsi trasportare dalla corrente vince! I vincitori in questo caso è stata la coppia composta da Tomas (senza H) e Catia (con la C). Insomma il gruppo barcolla ma non molla e alla fine tutti felici e contenti pronti per buttarsi di nuovo. Altra immersione molto particolare è quella della Faglia: una spaccatura sottomarina che si collega con la grande faglia africana, la Rift Valley etiopica dove il Corno d’Africa si sta lentamente staccando dal resto del continente alla velocità di 2 centimetri all’anno. Avremo tempo di fare qualche altra crociera ancora ma l’idea di questo distaccamento continuo ci fa capire come da queste parti la terra sia in perpetuo movimento.
CAPITOLO 5 - Gibuti e il Lac Assal
Come non parlare poi di Gibuti e dintorni, ovvero ciò che a volte non ti
aspetti di trovare. In città si respira un’aria tipicamente post coloniale
tutta africana. Gibuti non è la classica megalopoli del terzo mondo, basti
pensare che in città vivono 300.000 persone tra cui molti europei. La lingua
poi è un bel miscuglio anche se abbiamo tra noi esperti di francese e arabo,
a volte facciamo lo stesso fatica a farci capire come per esempio durante la
famosa “cena della baguette con kebab” meglio nota come “la guerra
dell’aglio”, piatto forte di un metro di baguette farcita con carne di
montone, cipolle, patatine, insalata, salse e aglio che per poco non ci
costringono ad un intervento di primo soccorso sui malcapitati e allergici
Tomas (senza l’H) e Gina. Superato l’incidente da aglio ci soffermiamo ad
osservare il popolo di Gibuti: gli uomini hanno visi scavati, asciutti
abituati a lottare giorno per giorno, le donne invece sono esili, alte, dai
tratti forti e delicati allo stesso tempo con occhi profondi e magnetici…
praticamente bellissime dal fascino misterioso ed esotico! Come si fa a non
guardarle! E allora alla saga del guardone, anche una normale passeggiata
diventa uno sport pericoloso, dato che si rischia di inciampare
continuamente. Nessuno guarda dove mette i piedi e finire abbracciati ad un
palo non è per niente bello.
Il mercato locale è molto interessante, lo visitiamo in lungo e in largo:
frutta, vestiti, scarpe, bancarelle intere di mutande e reggiseni appesi,
componenti elettronici anni ’50, cibi molto fritti, souvenir in legno e
avorio, mandibole di squalo. Insomma non ci è mancato proprio nulla.
Grazie ad alcuni di noi (i più spendaccioni) l’economia di Gibuti durante la
nostra permanenza ha subito un’impennata verticale, altri invece, per
acquistare una piccola giraffa in legno, hanno avuto bisogno di sei sette
tentativi con annesse contrattazioni di ogni genere, tipo Via Crucis.
Purtroppo, immancabilmente, alla giraffa appena acquistata mancava sempre un
pezzo di piede. Io da parte mia mi sono limitato a mangiare un ottimo
arancino di puré e carne fritto nell’olio di tre anni fa.
Di assoluto rilievo sono le abitudini vegetariane dei gibutiani intenti a
masticare il Khat, una pianta con noti effetti benefici e stimolanti. Dopo
pranzo arriva regolarmente l’ora del “Kit e Khat” che coinvolge tutti senza
nessuna eccezione. Le persone affollano le apposite rivendite e acquistano
il mazzo di Khat e poi giù a masticare con la guancia a palla. Voci di
corridoio dicono che qualcuno di noi l’abbia anche provato, ma rimangono
solo voci di corridoio… e poi, anche se fosse, che male c’è, in fondo è
tutto nella più assoluta legalità. Così come sono legali i numerosi bordelli
sparsi per la città dove splendide ragazze somale aiutano i soldati a
dimenticare le fatiche delle loro inutili giornate. Ma noi come facciamo a
sapere tutte queste cose? Le solite voci di corridoio.
Tornando per un attimo seri, possiamo affermare che il luogo più
affascinante che abbiamo visitato è sicuramente il Lago Assal, un enorme
lago salato posto in una depressione a 153 metri sotto il livello del mare.
In questa visita ci ha accompagnano la nostra guida Nasette, siamo
fortunati, ci dicono che parla italiano, peccato che non parli proprio
nessuna lingua, ogni tanto emette flebili suoni che si perdono nell’aria.,
comunica solo con lo sguardo particolarmente intenso quasi inquietante.
Lungo il tragitto veniamo a conoscenza delle usanze locali, secondo alcuni
misteriosi criteri ancora sconosciuti, ad un certo punto l’autista si ferma
e comunica che è l’ora della toilette per i maschietti, si ma non c’è nulla
intorno. Dopo pochi chilometri arriva l’ora del bagno fantasma per le donne.
Posto che vai cesso che trovi. Mah, questa proprio non siamo riusciti a
capirla.
A bordo strada incontriamo di tutto: dai babbuini affamati, capre,
venditrici di latte di cammella, bambini in cerca di un pezzo di pane.
Arrivati al lago uno spettacolo si apre davanti ai nostri occhi: una distesa
abbagliante di sale e sole, d’estate si superano i 50 gradi al sole dato che
l’ombra non esiste). I raccoglitori di sale sono ormai quasi tutti ciechi
per i forti riflessi della luce ai quali sono sottoposti ogni giorno. La
natura è imponente, incontrollabile ….. e indimenticabile.
Conclusioni
Questa avventura africana mi ha fatto riflettere sulla mia vita e su quella
degli altri, quelli diversi da noi che vivono di nulla in mezzo al nulla.
Facciamo in fretta a dimenticare ma io non voglio e non posso farlo. Mi
sento più ricco dentro e non vedo l’ora di ripartire per vivere nuove
avventure in nuovi mondi.
Un abbraccio sincero a tutti i miei compagni di viaggio, all’equipaggio
dell’Elegante con i quali ho condiviso momenti meravigliosi.
Un abbraccio speciale ad Annalaura per non avere potuto continuare a godere
dei benefici di questa esperienza anche dopo il suo rientro in Italia.
Un bacio alla mia fidanza che mi ha lasciato partire e che si è fatta
trovare al mio rientro.
Giovanni Miceli