Paradiso sommerso

Jeddah ci accoglie nelle tenebre con lo sfavillio di mille luci e la promessa dell’imminente immersione in un mondo incantato. Un monolite bianco che si erge dal mare scuro verso la notte polarizza l’attenzione di noi tutti: è la fontana più alta del mondo, opalescente e fluida testimonianza della mania di “altezza” e modernità che si è impossessata dei Sauditi. Appena usciamo dall’aeroporto l’aria calda e umida ci stringe in un soffocante abbraccio che rimpiangerò una volta entrata nell’albergo dalla temperatura polare dove trascorreremo la notte.
L’indomani, in tarda mattinata, partiamo alla volta del mercato che si snoda nella suggestiva quanto decadente città vecchia. Avvolta nell’abaya nera, con il corpo percorso da rivoli di sudore, cammino rasente i muri di splendidi palazzi in stile ottomano consumati dal tempo, in cerca di frescura. Balconcini di legno magistralmente intagliato, punteggiano le lisce facciate delle case a più piani. Entriamo nella Bayt Nassif (ossia casa dell’albero, così denominata per via della possente Azadirachta indica, piantata all’ingresso, a testimonianza dell’agiatezza del proprietario che poteva permettersi il lusso di “sprecare” un bene prezioso come l’acqua per innaffiare la pianta) costruita nel 1872 (e terminata nel 1881) dallo sceicco Omar Effendi Nassif, governatore della città a quel tempo. Dal terrazzo sul tetto godiamo di una vista impagabile e della lieve brezza che si insinua fin sotto l’abaya concedendoci una breve tregua nella soffocante calura. Il fascino sonnacchioso di questo mondo antico e lontano mi rapisce lentamente.

Nel mercato del pesce, inizialmente deserto per via della preghiera, inorridiamo davanti alla mattanza di squali (anche martello), pesci pappagallo, napoleoni, cernie, razze e la voglia di vederli vivi nel loro mondo si impossessa di noi con un’urgenza prepotente. Via, via, il mare ci chiama…..Attraversiamo il nulla color ocra e oro per raggiungerlo e quando ormai il sole è calato arriviamo al porto di Al Lith, dove ad attenderci ci sono i M/Y Suzanna e Veena. Salutiamo a malincuore i compagni di viaggio destinati alla Veena e dopo i convenevoli con Danilo e Massimo, impareggiabili anfitrioni, prendiamo possesso delle nostre cabine sulla Suzanna fresca di restyling. Dopo cena, stilo l’elenco di ciò che desidero incontrare nel corso della crociera e Danilo, diligentemente prende appunti: squali balena, mante, delfini, squali martello e tartarughe.
Nella notte arrivano gli altri compagni di avventura: una compagnia di romani ed un palermitano, tutti di irresistibile simpatia. Insieme a milanesi, bergamaschi, pavesi e padovani, lo Stivale è interamente rappresentato, ora possiamo partire!
Quando mi sveglio con la cabina inondata dal sole siamo già in navigazione verso Brown Reef, per la check dive. La Suzanna scivola sul mare di lapislazzuli calmo e lucente. Il suono della campana interrompe la gustosa colazione: poco lontano dalla barca una colonna di acqua nebulizzata accompagnata da un sordo soffio, annuncia la presenza di una balenottera. L’ampio dorso bruno riluce al sole. Compare e scompare sotto la superficie calma del mare, sbuffa, arcua la schiena, mostra l’enorme pinna caudale sollevandola con maestosa lentezza e poi si inabissa. Non abbiamo tempo di riprenderci dallo stupore che un’altra pinna inconfondibile fende l’acqua e il giovane capitano arresta i motori. In men che non si dica siamo in mare armati di pinne e maschera. Due placidi squali balena ci scivolano accanto lenti e possenti, con le enormi bocche spalancate inseguono scie invisibili di plancton. Osserviamo rapiti e deliziati la loro silenziosa danza che dura oltre un’ora finché dal blu, volteggiando leggera, sale una grossa manta. Sono sopraffatta dall’emozione, è bellissima, elegante e sinuosa. Con lenti colpi di “ali” compie una piroetta all’indietro mostrando i lobi cefalici, le ampie fessure branchiali, il candido ventre, poi così come è venuta torna ad inabissarsi sciogliendosi lentamente nel blu.

Saliamo a bordo con gli occhi che brillano di felicità. Danilo depenna dall’elenco i miei primi due desideri. Appena riprendiamo la navigazione compaiono altri tre squali balena, poi stenelle giocose ci inseguono divertite. Chiedo ai compagni di darmi dei pizzicotti perché non può essere vero, forse sono ancora a Jeddah stordita da un colpo di calore…… Dopo la chek dive puntiamo al reef di Dohra Nord. L’acqua è calda ma nonostante la visibilità non sia delle migliori la bellezza delle formazioni coralline ci incanta con la molteplicità di forme e colori. Quando raggiungiamo la punta del pianoro che si perde nel blu veniamo omaggiati dall’apparizione di un gruppo di squali martello. Tre passano piuttosto vicini. Sono incredula ed elettrizzata, mentre le nostre guide sono seriamente preoccupate: dopo una simile giornata come soddisfare le nostre aspettative? Il Mare verrà in loro aiuto e ci stupirà con la magia di paradisi incontaminati ed unici.
Delfini e martelli, altri due desideri vengono depennati. Prima del tramonto approdiamo alla bianca isola di Mar Mar, dove sbarchiamo. La stagione di deposizione delle uova delle tartarughe è appena iniziata ma già la sabbia è solcata da numerose tracce del passaggio dei pacifici cheloni, che nelle calde e silenziose notti hanno scavato affannosamente le buche per deporvi le uova. Ci improvvisiamo zoologi in erba e seguendo le tracce delle tartarughe ci imbattiamo nell’enorme nido di una famiglia falchi pescatori. Subito si alzano in volo reggendo fra le zampe il sudato pasto e così possiamo rapidamente curiosare nel nido pieno di avanzi di pesci e di paguri profittatori. Togliamo il disturbo consentendo alla famigliola di tornare e andiamo a goderci il tramonto. Mamhoud ha preparato la pizza ed un ottimo frullato, che gustiamo in silenziosa beatitudine con i piedi affondati nella sabbia mentre il sole si tuffa nel mare.

Tornati sulla Suzanna ci prepariamo per la notturna. La parete è incrostata di spugne e coralli bellissimi, fra i quali riposano i pesci pappagallo ed i pesci scatola mentre sinuose murene fuori tana sono impegnate in una spietata caccia, ma la notte è il regno degli echinodermi: ricci d’ogni foggia occhieggiano qua e là mentre i crinoidi e le meravigliose stelle-gorgone (Astroboa nuda) abbarbicate a coralli e spugne, protendono le delicate braccia nell’oscurità, simili a giganteschi gioielli di filigrana. Spengo la torcia e seguo la scia luminosa di plancton lasciata dalle pinne di Riky; nuoto placida fra le stelle, poi quasi per uno strano sesto senso accendo il faro e lo punto verso il mare aperto: una grande tartaruga avanza leggiadra verso di noi. E’ ora di depennare anche il quinto desiderio.
Il giorno seguente ci immergiamo a Malathu, Long Reef e Dohra nord: voliamo sopra giardini di corallo di rara bellezza, dove enormi acropore tabulari ospitano sciami di glass fish, alternandosi a colonie coralline cespugliose a corna di cervo, arborescenti a cuscino e poi ancora coralli di fuoco e cespi di turbinaria. Nuvole di anthias si disperdono al nostro passaggio per poi tornare a brulicare frenetici attorno ai coralli. Gialle coppie di pesci farfalla mascherato (Chaetodon semilarvatus, endemico del Mar Rosso) ci osservano dagli anfratti, mentre piccoli balestra color della notte, pappagalli in technicolor e placidi napoleoni, scorazzano qua e la incuranti della nostra presenza. Una grossa tartaruga viene a curiosare poi se ne và.
Ormeggiamo ancora a Mar Mar: la notturna è d’obbligo! Impossibile resistere alle splendide Astroboa che adornano i coralli! (osserveremo anche dei curiosi policheti striati lunghi oltre 50 cm!) Il giorno seguente dopo un “pascolamento” felice fra gorgonie e superbe formazioni madreporiche sul versante sud di Mudhar, ci diamo all’esplorazione del versante nord: magnifici ma, haimè, timidi martelli ci onorano di una fugace apparizione sufficiente però per trasformare l’acqua in felicità liquida.
La vita sulla barca prosegue serena e rilassante, coccolati da Mamhoud e dall’efficientissimo equipaggio.
A volte dormiamo sotto le stelle che sembrano scendere sino al mare, incantanti dai racconti di Massimo e dalla voce del vento che ci carezza lieve. Ad ogni stella cadente esprimo un desiderio. Non farò a tempo a vederli realizzati tutti, ma non ho fretta, tornerò ancora ad immergermi in questo paradiso inviolato anche perchè quaggiù mi è rimasto impigliato nei coralli un pezzo di cuore.
Immersione dopo immersione lo stupore aumenta: i siti sono uno più sorprendente dell’altro, ciascuno con le proprie peculiarità. Choppy, ad esempio, presenta la parete sottostante il secondo pianoro ricoperta da una selva di magnifici coralli neri, sui cui esili rami pendono, simili a spesse colate di vernice, spugne ed ascidie dai colori sgargianti. Piccoli pesci falco dal muso lungo (Oxycirrhites typus) si annidano timidi fra i rami bruni che fluttuano nella lieve corrente.
Gorgonia reef ci strega con una foresta di gorgonie di spropositate dimensioni che si protendono nel blu dal ciglio del plateau, incrostato di alcionari colorati. Risalendo verso la parete principale scivoliamo sopra infinite distese di corallo uva. Banchi di fucilieri si rincorrono incuranti della nostra presenza. Una tartaruga scappa intimidita mentre un pinna bianca curiosa tranquillo. Al reef di Fantasy ci perdiamo estasiati in un labirinto di coloratissime torri coralline, pullulanti di vita multiforme. A Sha’ab Ammar vedo per la prima volta nella mia vita i simpaticissimi e pacifici pappagallo rinoceronte, detti anche “buffalo” (Bolbometopon muricatum): è amore a prima vista!
Talvolta vortici di barracuda salgono dal blu e, simili a lame d’argento, si aggregano sincroni in forme sempre diverse. Grossi carangidi e tonni pattugliano il drop off muovendosi col piglio sicuro del predatore. Qualche squalo seta e pinna bianca fluttuano vigili mentre, in superficie, la navigazione è allietata dagli incontri con delfini e globicefali che giocano nella scia della barca. Sbarcheremo anche sull’isola di Danak, dove avremo modo di intenerirci dinnanzi ai goffi pulcini di sula.
Inevitabilmente giunge l’ultimo giorno di immersioni. Mi sveglio all’alba col cuore stranamente leggero, un fausto presentimento tiene lontana la tristezza dell’imminente fine di questa magnifica avventura. Sullo zodiac, diretti a Dohra, godo il tepore del primo sole sul viso. Al tre ci lasciamo scivolare nel blu e iniziamo a scrutare l’abisso. Sento che questo sarà un giorno indimenticabile. Ad un tratto ombre evanescenti affiorano dall’oscurità. Mi lascio cadere verso di loro e la felicità satura, metro dopo metro, ogni cellula del mio corpo.

Fluttuo nella realtà più bella di un sogno mentre una dozzina di squali martello danza davanti a me. La sentinella che guida il branco avanza, poi si gira mostrando il ventre chiaro, in secondo piano il resto del gruppo in formazione compatta. Mi imprimo nel cuore la scena mentre alla mente affiorano, come un’eco lontana, le parole di Hans Hass, le uniche in grado di esprimere l’incanto di ciò che sto vivendo: “I close my eyes and I feel carried away by the freshness of the water and the infinity of the space. Paceful and weightless, like a bird of prey, I soar under the surface of the sea. A wave of happiness pervades me. Here everything is silent, as it could never be on land”.  Un cenno di Massimo mi riscuote dall’estatica contemplazione e inizio la lenta risalita.
Trascorrerò il resto della giornata trasognata, con un sorriso ebete stampato sul volto. Non potevo chiedere al Mare commiato più bello!
L’indomani nella piscina del residence di Al Lith, giochiamo come cuccioli con il fondoschiena comodamente affondato in ciambelloni salvagente. Sono arrivati anche i passeggeri del Veena conosciuti all’andata, è tempo di racconti, scambi di opinioni e grasse risate.

Al tramonto, dopo aver attraversato a ritroso il nulla dorato, siamo di nuovo a Jeddah. Torniamo al bazar, non più polveroso e sonnolento come la prima volta ma coloratissimo e animato. Compro un’abaya, la mia abaya e la indosso immediatamente, ma resto pur sempre una nasrani scialba. Stringo il velo attorno al viso attenta che nessun ricciolo sfugga. Aspiro vorace i profumi delle spezie che impregnano l’aria, mentre la tristezza sale. Non ora, mi ripeto, sono ancora qui, la magia non è finita. Seguo con passo svelto Massimo e Riky nel dedalo di viuzze brulicanti di artigiani, mercanti e donne velate, cercando di fissare nella memoria ogni fotogramma. Poi il Muezzim intona il canto, ricordi sepolti riemergono prepotenti. I negozianti si affrettano a chiudere le saracinesche e coprire la mercanzia, l’ora della preghiera è giunta. Shahrazàd ha terminato la sua ultima storia. E’ tempo di tornare.

Silvia Cerea

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