Non
vorrei sembrare esagerata, ma era da dieci anni che sognavo una crociera
in Sudan.
Dalla prima volta che ho respirato sott’acqua ho sempre incontrato subacquei
che magnificavano le bellezze di questo tratto di Mar Rosso: dopo un’entusiasmante
immersione a Shark Reef in mezzo a branchi di barracuda, carangidi e tonni,
c’era sempre qualcuno in barca che commentava con aria di superiorità che
“in Sudan è così ad ogni immersione”.
Dopo un’ora di shark feeding tra una ventina di grossi squali grigi dei
Caraibi, spuntava” l’esperto” che diceva “in Sudan i grigi arrivano spontaneamente,
ti circondano ad ogni immersione e restano lì finché esci dall’acqua”.
Dopo un’immersione all’alba a Jackson Reef, 40 minuti immobili con una corrente
che ti porta via per vedere passare fugacemente un martello (con nostra
grande soddisfazione), c’era sempre il temerario che ti raccontava dei branchi
di martello che si potevano trovare in Sudan senza fare tutta quella fatica.
Branchi di martello tutti i giorni (?!??!), 20, 30, 40 mostri che battono
il reef avanti e indietro ad uso e consumo dei pochi fortunati subacquei
che si trovano a passar di lì.
Ma come! “branchi di martello”?! Ma come! “tutti i giorni”?! Vuoi vedere
che le cartoline che vendono a Sharm con l’immagine di decine di Mostri
in controluce non sono solo un fotomontaggio ma esistono davvero ed esistono
qui a poche ore di volo dall’Italia? Non si può non andare! E allora via,
io e Massimo prenotiamo una bella crociera sub a bordo della Sherazade e
il 10 marzo partiamo alla volta di Port Sudan…..il sogno è vicino!
Il sogno sarà anche vicino ma appena arriviamo all’aeroporto di Malpensa
e conosciamo i primi subacquei diretti in Sudan cominciamo a scoraggiarci:
a quanto pare il viaggio di solito è abbastanza avventuroso, tra valige
abbandonate al Cairo fuori dal Terminal 2 (ovviamente incustodite ma il
personale dell’aeroporto assicura che verranno caricate sul volo giusto…),
passaporti ritirati e restituiti a fine crociera (ma solo perché ci mettono
2 giorni per mettere il visto), biglietti aerei consegnati al momento (si
spera) dal corrispondente locale e, …..dulcis in fundo, il fantastico aereo
della Sudan Airways sul quale verremo imbarcati.
Su questa seconda parte del viaggio gli aneddoti si sprecano: c’è chi parla
di ritardi anche di 36 ore (leggenda metropolitana? Mah!…), chi non riesce
a trattenersi dal ricordare di continuo come uno dei due Boeing 737 sia
caduto un paio di anni fa, chi fa battute sullo stato pericolante degli
interni dell’aereo, chi racconta le interminabili formalità allo sbarco
(se mai ci sarà) a Port Sudan.
Ormai siamo pronti a tutto, i Mostri ci aspettano e non ci faremo rovinare
la vacanza da tutte queste chiacchiere!
In effetti il viaggio è lungo ma non così tragico: arriviamo al Cairo perfettamente
in orario, il corrispondente locale è gentilissimo, ritira le valige per
tutti e organizza velocemente il transfer al Terminal 2.
L’aereo della Sudan Airways parte con soli 45 minuti di ritardo (alcuni
gridano al miracolo) e non è poi così malmesso: è un Airbus 320 (almeno
all’apparenza), ognuno si può sedere dove vuole. Si è vero non è preciso
e pulito come il volo Alitalia ma neanche così terribile! Tra l’altro gli
assistenti di volo, molto gentili, ci servono un pasto caldo (pollo arrosto,
riso, verdure, tortina) che ci sognavamo da diverse ore e che ci fa ingannare
il tempo fino al momento dell’atterraggio a Port Sudan, preciso e senza
intoppi.
All’aeroporto inizia il marasma: lo spazio per il ritiro bagagli è ristretto,
fa un caldo terribile e ognuno deve aprire la propria valigia per fare controllare
il contenuto agli impiegati dell’aeroporto (o guardie? Boh!…). In realtà
non mi sembra che il controllo sia molto accurato, l’impressione che ho
è che vogliano tenerci all’aeroporto per parlare un pò e passare il tempo:
l’aereo “dei subacquei” è l’unico volo in arrivo e in partenza da Port Sudan
e atterra una sola volta a settimana! Praticamente per questa gente l’aereo
che arriva e che parte al sabato è anche un evento, un diversivo dalla monotonia
di tutti i giorni, durante i quali presumo non ci sia niente da fare!
Insomma, basta avere un po’ di pazienza e, bene o male, ci ritroviamo fuori
dal Terminal.
Siamo appena usciti e subito si presenta Bobo, mitico accompagnatore di
Sherazade, videoperatore, skipper e chi più ne ha più ne metta, che ci terrà
compagnia durante questa settimana e ci guiderà alla scoperta del Mar Rosso
sudanese! Ci viene in soccorso con bottigliette d’acqua fresca e ci comincia
a spiegare come si svolgerà la nostra settimana intanto che il pullmino
ci porta verso la nostra agognata meta….
Finalmente
raggiungiamo il porto, è quasi mezzanotte e siamo tutti un pò storditi!
Tutti i subacquei di tutte le barche attendono sul “molo” (se vogliamo chiamare
così una discesa piena di sassi) il gommone che li porterà alla propria
barca ed ecco la prima bella sorpresa della settimana: vediamo arrivare
un gommone enorme, bianchissimo e scopriamo che è il nostro, che spettacolo!!
In un attimo siamo tutti a bordo (ben 18 persone) e sfiliamo davanti alle
barche che accoglieranno i sub in questi giorni.
Ci sembrano tutte simili, a parte una un pò …. improbabile (non faccio nomi
ma state attenti quando prenotate……mi immagino la faccia dei malcapitati
che arrivano a Port Sudan dopo un viaggio estenuante e vengono fatti salire
su una cotale “imbarcazione”! Fortuna che quella settimana era ferma, a
quell’ora non avrei sopportato la vista di subacquei in lacrime…).
Poi passiamo davanti ai due caicchi, bellissimi ed elegantissimi, che spiccano
decisamente sulle altre barche e finalmente ci avviciniamo a Sherazade,
l’ultima della fila e, meraviglia delle meraviglie, è enorme, altissima,
bianchissima e nuovissima! E’ di sicuro la barca più bella ormeggiata al
porto e mi sento un pò una privilegiata quando sbarchiamo dal gommone e
saliamo dalla poppa, dove c’è un altro gommone immenso “parcheggiato” direttamente
nel pozzetto della barca!
C’è un fuggi fuggi generale, tutti si precipitano a disfare le valige nelle
proprie cabine e presto mi rendo conto di essere da sola in salotto a mangiare
torta e bere succo di frutta (n.d.r. la torta sarà una costante di questa
vacanza: su Sherazade la producono a ciclo continuo e troverete sempre un
vassoio pieno di fette di torta sul bancone del bar, anche la notte…). In
effetti mi sento già come se fossi a casa mia…
Vado a disfare le valige e a vedere la mia cabina: è una camera vera, con
due letti gemelli grandi più di una piazza ognuno, il comodino, l’armadio
a due ante, i cassetti sotto il letto per riporre i borsoni e il bagno con
la doccia.
Nota importante: a bordo di Sherazade c’è un impianto di desalinizzazione,
quindi non ci sono problemi di scarsità d’acqua, inoltre l’acqua non contiene
i batteri che sicuramente sono presenti nelle fonti idriche sudanesi…… Non
c’è neanche l’antipatica pompetta per lo scarico ma un vero sciacquone da
usare senza parsimonia!
Il sonno inizia a farsi sentire ma non resistiamo a fare il giro di perlustrazione
della barca che, anche se al buio, ci sembra bellissima: la sala da pranzo,
il salotto-relax ed il pozzetto sono enormi, al piano superiore ci sono
altre cabine e uno spazio dove potersi sedere su comodi cuscini per rilassarsi,
leggere un libro o prendere un aperitivo, ma la parte più bella è l’ultimo
piano: un solarium pieno di materassi per sdraiarsi a prendere il sole di
giorno ed ammirare le stelle – che qui in Sudan sembra che ti cadano addosso
– di notte!!
Siamo entusiasti e ci dispiace quasi andare a dormire, ma sono le due e
sveniamo a letto…. Domani “si dorme” visto che Bobo ci ha assicurato che
ci lascerà riposare fino alle 8, giusto perché è il primo giorno (!!!),
e la barca partirà alle 6 dal porto per raggiungere il primo punto di immersione…
Mi addormento beata, rilassata e sicura che domani ci sarà un dolce risveglio……
Mi sbaglio.
All’alba
Sherazade accende i motori ed è come se un trapano mi avesse attraversato
la testa da parte a parte! Non capisco neanche dove sono, cosa devo fare
e perché… poi realizzo ed i primi pensieri sono: 1) per fortuna Sherazade
non viaggia mai di notte 2) ho ancora due ore di sonno 3) vedrò qualche
squalo oggi??
La risposta a quest’ultima domanda non tarda ad arrivare: appena ci tuffiamo
a Sanganeb punta sud veniamo raggiunti da un paio di squali grigi che ci
accompagnano per tutta l’immersione! Io e Massimo siamo colpiti dall’inaspettata
fortuna ma ci rendiamo presto conto che qui è assolutamente normale vedere
squali ad ogni immersione e che gli altri nostri compagni che hanno già
fatto una crociera in Sudan non ci fanno più di tanto caso.
Il reef è spettacolare e ricchissimo, come anche a Sanganeb punta nord,
dove siamo contornati dai soliti squali grigi (facciamo finta di darli per
scontati anche noi ma in realtà non ci sembra vero e ci scambiamo sguardi
entusiasti da dietro le maschere). Non sto neanche a perdere tempo a parlare
dei branchi di barracuda, dei carangidi, dei napoleoni grandi quanto un’utilitaria
e del giardino di coralli che si offre alla nostra vista… Immaginateli!
Alle 5 del pomeriggio di questo primo e intenso giorno troviamo la forza
di fare una terza immersione a Sha’ab Rumi, Precontinente II, luogo reso
famoso da Jacques Cousteau che fece qui i suoi esperimenti di “vita sottomarina”
negli anni ’50 e ’60. Di tutte le strutture utilizzate da Cousteau è rimasto
in realtà ben poco: un grande “riccio”, un magazzino, alcune gabbie antisqualo
(deduco che negli anni ’50 non fossero impavidi come i subacquei moderni…)
e degli acquari, ma la cosa più bella è senz’altro il reef, che merita anche
una splendida notturna.
Tutto sembra perfetto ma alla fine di questa giornata ci aspetta un piccolo
dramma: Tancredi – uno dei nostri compagni di viaggio nonché fotografo incallito
– non trova più il suo pregiatissimo “oblò” che gli consente di fare fotografie
sott’acqua. Oltre alla perdita del prezioso oggetto, c’è il grosso danno
di non poter fare più foto per tutta la durata della crociera!!!!! Amarezza
infinita!!! Massimo però si ricorda di aver visto un oggetto pesante, rotondo
e nero cadere in acqua dal gommone e, a pensarci bene, poteva proprio essere
un oblò! La serata trascorre tra mille congetture su quale sia l’esatto
punto di caduta del pregiato accessorio e quale sia la tecnica migliore
per un tentativo di recupero. Tancredi e i suoi 5 prodi amici il giorno
dopo tentano l’impossibile e tornano vittoriosi con l’oblò sano e salvo,
peccato solo che si siano persi la prima immersione a Sha’ab Rumi punta
sud…uno spettacolo!
In questa prima giornata riusciamo ad acquisire un pò di lucidità persa
durante il viaggio per arrivare fino a qui e a conoscere le persone che
ci accompagneranno durante la nostra vacanza: Maria Cristina, sempre premurosa
con noi tutti e attenta all’organizzazione dell’equipaggio in modo che su
Sherazade fili tutto liscio; Renato, preziosa guida “avvista Mostri” nonché
skipper (mi domando ancora come abbiamo fatto ad entrare nella laguna di
Sha’ab Rumi senza rifare una fiancata di Sherazade…) e pescatore ufficiale
della crociera; Bobo, che ci sveglierà ogni mattina all’alba con una voce
che mi farà rimpiangere la sveglia e ci accompagnerà nelle nostre immersioni;
Mary, sempre attenta a tutte le nostre esigenze sopra e sotto il mare (magari
ci vedremo in una tappa del vostro giro del mondo in barca a vela!); Ilaria,
la “piccolina” del gruppo nonché entusiasta guida subacquea.
Tutti i membri dell’equipaggio sono stati fantastici, compresi i marinai
e cuochi sudanesi/egiziani, e ci hanno fatto sentire subito a nostro agio
a bordo di Sherazade, trattandoci come amici più che come “ospiti”.
Il cibo è ottimo, come abbiamo avuto modo di scoprire subito, non si mangia
mai due volte la stessa cosa nel corso della settimana (a parte ovviamente
le insalate, i formaggi e l’immancabile torta!) e soprattutto in nessun
piatto è presente il temutissimo cumino, particolare di non poca importanza!
Anche il bar della barca è in grado di garantire importanti certezze a noi
occidentali: birra, vinello e superalcolici sono immancabilmente presenti
e i prezzi sono davvero alla portata di tutti (per capirci: un buon cuba
si può degustare a 3-4 euro e una bottiglia di Chardonnay egiziano niente
male costa solo 10 euro. L’aperitivo è garantito).
Il
martedì mattina la sveglia (Bobo) arriva alle 6.30… quasi quasi preferivo
i motori di Sherazade!! Facciamo la nostra precolazione ammirando un’alba
splendida e finalmente ci tuffiamo su Sha’ab Rumi punta sud.
Qui il numero dei grigi comincia a farsi importante, saranno 15 o 20 e ci
perdiamo per una ventina di minuti ad ammirarli senza parole. Quando gli
altri si stanno già avvicinando alla famosa “punta” che promette meraviglie,
io rimango ancora sul pianoro ad aspettare Massimo che si è messo a cercare
nella sabbia dei denti di squalo (Follia? Narcosi? Muta soffocante? Domande
senza risposta…). Guardo verso il blu e vedo uno squalo che si avvicina
in mezzo agli altri grigi, sembra più grande ma non riesco a capire che
squalo sia…si avvicina sempre più e rispetto agli altri mi sembra veramente
enorme, è chiaro che non è un grigio: appena un battito di coda e si gira
sul fianco mostrando le striature che lo caratterizzano. Non ci credo, il
tigre!! Ed è qui, a pochi metri da me e a non più di 20 metri di profondità!
Mi giro per chiamare gli altri ma sono già lontani e non voglio usare lo
shaker per non fare scappare il “rigatone”. Cerco di attirare in tutti i
modi l’attenzione di Massimo ma niente da fare, è ancora a frugare nella
sabbia in cerca dei suoi preziosi reperti… Insomma, è destino che quel tigre
sia solo mio e me lo gusto da sola, solo una manciata di secondi ancora
e poi se ne va tranquillo verso il blu.
Che immersione! Ma le sorprese non sono finite… raggiungiamo gli altri sulla
punta in cerca di qualcosa (ma cosa ancora??!) ed eccolo che riappare!!
Il rigatone è lì sui 50 metri, non so se sia il “mio” (dopo mi diranno che
è un altro…forse perché due tigre nello stesso punto di immersione “valgono”
di più di uno che continua a passeggiarci davanti…), ma insomma che importa,
un rigatone è sempre un rigatone!
Durante la risalita Massimo comincia ad ansimare (Follia? Narcosi? Muta
troppo stretta? Muta troppo stretta, decidiamo dopo attenta riflessione),
ma il relax torna quando siamo vicini alla superficie, in mezzo a uno splendido
giardino di coralli e centinaia di pesci di barriera, dove finiamo con calma
la nostra deco, più che tranquilli con i nostri “bomboloni” da 15 litri.
A mezzogiorno siamo pronti per il relitto del Blue Belt (il famoso “relitto
delle Toyota”), dove più che il relitto si fa notare il bellissimo reef
e i numerosi nudibranchi che Bobo riesce anche a filmare in movimento.
Esco dall’acqua e sono già eccitata per domani: saremo ad Angarosh, “la
mamma degli squali”, e nutro grande speranza di vedere finalmente i miei
Mostri.
L’imprevisto è dietro l’angolo: trascorro il pomeriggio in camera da letto
(o meglio nel bagno…) in condizioni pietose… mi viene il leggerissimo sospetto
che il mio improvviso malessere sia dovuto alla frittata con formaggio mangiata
appena prima dell’immersione e al freddo che ho patito là sotto… giuro che
non mangerò mai più niente in vita mia e che la prossima muta sarà una stagna,
ma intanto mi preoccupo: come farò ad andare a caccia di Mostri domani se
non riesco neanche a tenere in mano un bicchiere d’acqua? Andrea mi rassicura
e mi dice che con una bella (??!!?!) iniezione di Plasil sarò come nuova….
cos’ho da perdere? In effetti ha ragione: alle 7 del giorno dopo mi sento
di nuovo viva, anche se salto la prima immersione per recuperare le forze
e mangiare un pò (il giuramento è già dimenticato).
I miei compagni vanno ad Abington reef e ovviamente tornano esultanti per
aver visto due martelli vicini vicini…. lo sapevo!! Mi tiro su andando a
pescare in gommone con Renato, Massimo, Andrea e Franco: la laguna ha colori
indescrivibili e il mare sembra olio…. che paradiso! Solo Franco prende
un bel barracuda, in compenso io riesco ad attorcigliare una ventina di
metri di filo che impiegheremo mezz’ora a sbrogliare… Renato mi dice che
è normale. Che gentile! Forse è vero, fatto sta che solo io riesco ad attorcigliare
il filo semplicemente tenendolo in mano…. Comunque sono una subacquea, non
un pescatore e il giro in gommone mi ha fatto venire ancora più voglia di
buttarmi su Angarosh!!
In effetti quella di Angarosh è l’immersione secondo me più bella, anche
se a dir la verità non stiamo molto ad approfondire il discorso “reef”:
appena tuffati ci fiondiamo diretti sulla punta intorno ai 50 metri ed eccoli
lì i Mostri: sono 3 o 4, belli grossi e molto vicini. Non sembrano spaventati,
e finchè i nostri computer non si ribellano rimaniamo ad ammirarli rapiti
dalla loro bellezza.
Ma la giornata ci riserva altre sorprese: il pomeriggio siamo a Merlo Reef,
dove ci aspettano un paio di squaletti impauriti sotto un’immensa acropora
spaventati dai continui flash, cercano una via di fuga e uno arriva proprio
addosso a me! Sempre più terrorizzato fa retromarcia e colpisce l’acropora
dritto in faccia, poi, intontito riesce a scappare… forse questa volta abbiamo
esagerato! Per nulla pentiti proseguiamo il nostro giro esplorativo: Merlo
Reef è entusiasmante per i fotografi e l’apice viene raggiunto quando un
grosso martello spunta dal niente e viene vicino a noi per lunghi minuti…
qui le foto e le riprese sono il massimo, anche perché ci troviamo a poco
più di 20 metri di profondità, quindi la luce e la visibilità sono ottimali!
Il mercoledì, ancora entusiasti degli avvistamenti del giorno prima, facciamo
un ultimo tuffo all’alba ad Angarosh, anche questa volta diretti alla mitica
punta. Vedo subito un bel martellone solitario e per un attimo penso (mi
illudo?) che sia lo squalo vedetta che precede l’arrivo del branco… anche
se in effetti siamo stati troppo fortunati nei giorni scorsi e non posso
certo pretendere di più.
Continuiamo ad attendere con pazienza intorno ai 50 metri, controllando
da una parte e dall’altra del reef, ma ormai siamo rassegnati… nessun branco
di martelli neanche oggi! All’improvviso Massimo alza un braccio ad indicare
qualcosa sopra la mia testa, mi giro e …. Eccoli li’!!!!!!!!!! Mi sembra
quasi un’allucinazione ma è tutto vero, finalmente il branco dei Mostri!
Sono tanti e stanno venendo proprio verso di noi, di alcuni riesco già a
vedere gli occhi! Rimaniamo immobili a fissarli, qualcuno cerca di contarli
ma a me non interessa, è troppo bello ed emozionante guardarli avanzare
lentamente vicino al reef, poi girare, tornare indietro e rifare un nuovo
passaggio davanti a noi… Ecco: questa è l’immagine che mi porterò a casa
da questo viaggio ed è questa l’immagine per la quale la maggior parte dei
subacquei viene in Sudan, nonostante un viaggio lungo, spesso stancante,
la mancanza di molti confort e delle certezze di altre mete più “tradizionali”.
Io penso che ne valga la pena, soprattutto quando dopo un incontro del genere
si risale accompagnati dagli squali grigi che ormai non ci abbandonano più
e trascorriamo lunghi minuti di deco circondati da un vortice di barracuda
a 10 metri di profondità, con alle spalle un reef senza pari per ricchezza
e colore.
I commenti alla fine dell’immersione si sprecano, ma al pomeriggio Sherazade
comincia il suo viaggio verso sud e si ferma a Quita el Banna – immersione
“rilassante” a ridosso di una bellissima parete di corallo – e a Sha’ab
Rumi, dove ne approfittiamo per fare una notturna a Precontinente II.
Il giovedì è interamente dedicato a Sha’ab Rumi che mi dicono essere una
tra le dieci più belle immersioni al mondo e ai suoi innumerevoli squali
grigi che ci girano intorno ad ogni discesa per tutta l’immersione. Massimo
addirittura decide di posizionarsi sopra un panettone di corallo e rimanere
immobile a guardare lo spettacolo davanti a lui, come in un filmato del
National Geographic!
Arriva purtroppo il venerdì, ultimo giorno di immersioni (sigh!) ma non
della nostra vacanza.
Un ultimo tuffo a Sha’ab Rumi ci regala un’altra emozione, con quattro martelli
che ci vengono a salutare intorno ai 40 metri, oltre al solito circo di
grigi, barracuda, pappagalli rinoceronte e via di questo passo, e poi via,
si torna verso la terra ferma dove ci aspettano un paio di immersioni sul
relitto dell’Umbria, prima di entrare nel porto di Port Sudan.
Devo dire che il relitto è senza dubbio uno dei più belli che abbia mai
visto (secondo solo al mitico Thistlegorm), ma dopo la scorpacciata di vita
e colore di questi giorni, l’Umbria mi sembra cupa e un po’ lugubre… Sarà
che è l’ultimo giorno in questo mare meraviglioso e la malinconia si fa
sentire, sarà che la visibilità è scarsa e l’acqua è ben lungi dall’essere
cristallina come nelle precedenti immersioni (siamo, appunto, vicino al
porto), sarà che i relitti non mi appassionano, ma esco dall’acqua un po’
delusa e ripenso alle emozioni vissute nei giorni scorsi con un po’ di nostalgia.
Al di là delle immersioni, la vita in barca scorre molto tranquilla. Il
tempo trascorre fondamentalmente mangiando o chiacchierando. A bordo di
Sherazade infatti sono garantiti 5 pasti al giorno: prima colazione leggera
alle 6.30 (prima dell’immersione, giusto per non svenire), seconda colazione
impegnativa verso le 10.00 (occhio alla frittata…. va consumata con parsimonia
e almeno un paio d’ore prima dell’immersione), pranzo sostenuto alle 14.00,
merenda con orario flessibile dalle 16.00 alle 20.00 (dipende dall’orario
della terza immersione), cena sostanziosa alle 21.00.
La serata di solito passa guardando le fotografie e le riprese della giornata,
tutti raccontano entusiasti le proprie avventure subacquee passate e i progetti
di viaggi futuri o commentano gli avvistamenti della giornata.
Giusto per animare un po’ queste serate “casalinghe”, Massimo, Silvano ed
Anna hanno pensato bene di portarsi dall’Italia una scorta di rhum e cognac
camuffati in borracce da ciclista… successone assicurato: i preziosi liquidi
tengono banco e gli avvistamenti diventano sempre più improbabili, i racconti
degni di 20.000 leghe sotto i mari e i martelli di Angarosh addirittura
rosa…. ma qualcuno giura di averli visti veramente cosi’!!!!!!!
Il sabato mattina ci svegliamo con un po’ di malinconia: è l’ultimo giorno,
niente immersioni, niente sveglia all’alba (ormai ci eravamo abituati),
niente breafing ma solo la preparazione delle valige, le ultime chiacchiere
e l’ultima abbronzatura sul solarium della Sherazade.
Dopo aver salutato a malincuore Renato, Maria Cristina e Ilaria ci dirigiamo
verso il mercato di Port Sudan guidati dagli infaticabili Bobo e Mary. Penso
subito che finalmente è giunto il momento dello shopping!!! Mi immagino
bancarelle di spezie coloratissime, collanine, braccialettini, magliette
da turista, libri sulle immersioni, calamite-souvenir… mi prudono già le
mani ma l’illusione dura solo un attimo: le uniche merci sono di genere
alimentare…. per così dire!
Mary ci sconsiglia immediatamente ogni tipo di acquisto che potrebbe mettere
a serio repentaglio la nostra salute, a me sembra un po’ esagerata ma appena
arriviamo nel reparto carne e frattaglie mi ricredo subito: quarti di bue
decorati da migliaia di mosche e teste di capra ordinatamente allineate
sui banchi mi fanno rabbrividire, ma il peggio arriva al reparto pesce…
poveri baby squali, pappagalli, barracuda, qualcuno dice di aver visto un
mini-tigre (ma insomma, piuttosto che niente lo guardano anche al mercato?!!?)….
Una tristezza!! L’unica punta di soddisfazione l’ho trovata nel vedere anche
un balestra titano sul bancone del pesce: la fine che merita per tutti gli
attacchi subiti in passato dalle mie pinne!
Bisogna
riconoscere che il mercato di Port Sudan è molto caratteristico e colorato,
la gente molto gentile e vale senz’altro la pena di andare a vederlo.
Io non mi arrendo e riesco anche a trovare un fantastico negozio di stoffe
indiane dove finalmente mi scateno: compro due sari di cotone leggerissimo
che userò come tende…farò sicuramente un figurone!
Pranziamo all’Hilton, unico albergo della città, e nel pomeriggio ci dirigiamo
verso l’aeroporto, dove ci attende una figura molto folcloristica: Chico,
il corrispondente locale per tutte le barche di Port Sudan, il re dei passaporti
e delle pratiche inutili!! Sembra il padrone dell’aeroporto e sguazza nel
suo mare di carte, visti, cartellini bagagli, documenti, finché passiamo
tutti i controlli e facciamo il check-in …. ricomincia l’attesa, le prassi
superflue, lo svuotamento valige e così via.
L’aereo è puntuale nel suo ritardo e alle 9.30 siamo al Cairo. Mi sembra
di essere all’improvviso ritornata nel 2007 da un’epoca lontana, all’inizio
sono addirittura spaesata e rabbrividisco alla temperatura frizzantina che
ci aspetta fuori….. Ma non dovevamo essere in Egitto?!!?
Comunque non c’è tempo per riflettere: i corrispondenti locali sono efficientissimi,
ci caricano sul pullman urlando e ci chiedono una firma e 20 euro.
20 euro? E per cosa? Per andare alle Piramidi domani. Alle Piramidi?! Veramente
non ci avevo ancora pensato e magari si potrebbe andare al mercato e fare
un po’ di shopping.
Macchè shopping, si va alle Piramidi, è comodo, tutto organizzato, c’è la
guida e poi ti portano direttamente all’aeroporto nel pomeriggio!!! E va
bene.
Devo
dire che, nonostante le premesse poco promettenti, la gita si è rivelata
davvero bella! Giza è emozionante, le Piramidi sono imponenti e maestose,
la Sfinge è esattamente come te la immagini (non capisco quelli che dicono
che è piccola e scialba….scherziamo?)… insomma, è stata davvero una bella
idea cogliere l’opportunità di sfruttare la nostra giornata al Cairo per
visitare questi simboli dell’Egitto.
Più guardo le Piramidi più non riesco a capacitarmi del fatto che gli egiziani
le abbiano costruite migliaia di anni fa, senza tecnologia, senza mezzi
e in un periodo di tempo relativamente breve…. Poi mi viene in mente che
sono loro ad avere inventato la birra già a quei tempi, prova inequivocabile
della loro assoluta superiorità sugli altri popoli, e mi convinco che forse
forse ce la potevano fare anche a costruire le Piramidi e che gli extra-terrestri
non c’entrano nulla…. Mah!
Comunque ormai è davvero finita, è il momento di tornare a casa ed alla
vita di tutti i giorni…
Dopo la traballante esperienza con Sudan Airways mi imbarco sull’aereo Alitalia
e mi sembra tutto talmente perfetto e pulito che ho quasi paura di rovinare
qualcosa…
Mi appisolo durante il viaggio, ancora negli occhi e nel cuore le immagini
di questa stupenda vacanza: i Mostri di Angarosh, Sha’ab Rumi con i suoi
squali, le chiacchiere sulla barca, i tramonti infuocati….
Chissà …. Magari un giorno il sogno potrebbe realizzarsi di nuovo!
Un ringraziamento particolare a Cristina, Renato, Ilaria, Bobo e Mary che
con la loro gentilezza e semplicità ci hanno fatto conoscere questo bellissimo
mare e hanno reso la nostra vacanza un’avventura indimenticabile.
Un calorosissimo saluto a tutti i nostri compagni di viaggio:
Chiara & Massimo, Antonia & Ralf, Tancredi, Claudio, Andrea, Peppino, Silvano
& Anna, Massimo, Matteo, Roberto, Michele, Giuliano, Franco.
A tutti un augurio di rivederci presto in qualche altro strabiliante reef
Francesca Sala