Djibouti n'est pas un lieu pour tous. - Gibuti non è un luogo per tutti - ripete il piccolo bambino Afar appena fuori dall'aeroporto.
Gibuti è un pezzo di terra al confine del mondo, un luogo arido e difficile. Una terra segnata e scolpita come la sua gente. Un angolo di mondo scalfito dalle forze della natura che qui si scaricano con tutta la loro determinazione.
Gibuti è una terra in perpetuo movimento e forse per questo motivo che si sono avventurati solo pochi uomini bianchi alla ricerca di un isolamento che li allontanasse dall’ipocrisia e dai fasti del mondo occidentale.
Tra loro, un minuto francese di nome Henry che nei primi anni del secolo scorso decise di tagliare con il suo passato.
Visse dì avventure trafficando il trafficabile; navigando le acque del Mar Rosso a bordo del suo sambuco. Commerciò in armi, in hashish, si dedicò anche alla pesca delle perle.
Si autoproclamò Re di un isola alle Farasan in Arabia.
Rischiò più volte la vita e dopo una violenta tempesta nel Mar Rosso decise di convertirsi all’Islam prendendo il nome di Abd el Hai.
Il popolo Afar è composto da uomini abituati a convivere con le forze della natura che ne regolano il ritmo di vita, come racconta la leggenda dell'isola del Diavolo.
Il pescatore a bordo del suo sambuco ci sussurra di forze soprannaturali presenti nelle acque del Golfo del Goubbeth el Karab.
La storia narra che molto tempo fa, nel mezzo del golfo sorgesse un’isola circondata dal fuoco. Un giorno quest'isola chiamata Ile du Diable (isola del Diavolo), scomparve inghiottita dalle acque e tutt’intorno ad essa non rimase che un cerchio di fuoco.
Le forze degli inferi si impossessarono del posto e nessuna imbarcazione si avventurò più in queste zone considerate troppo pericolose.
Ancora oggi le popolazioni Afar continuano a tenere vivo il ricordo della storia tramandata dai loro avi, un po' per scaramanzia e un po' per rispetto delle tradizioni editate dal passato.
Questa è una terra che un giorno sussurra, un giorno parla e un giorno urla tutta la sua forza e gli uomini che la abitano convivono con una luogo che evoca costantemente il timore di forze misteriose.
Testo e Foto Massimo Bicciato