Tutto cominciò in un torrido novembre milanese. Venti gradi all’ombra e
maglioni in naftalina.
E siccome siamo a Milano, invece che telefonarci ci mandiamo le “email”.
E l’email diceva: cose ne dite di andare in crociera a Gibuti a vedere gli
squali balena? Le immersioni non sono niente di che, sarà anche un po’
torbido, ma ci togliamo la voglia dei balena.
Ci sono intere giornate dedicate a questi bestioni. Maschera, pinne e
snorkel e l’avvistamento è garantito (e intanto dita incrociate perché se
non sarà così mi mangeranno viva!).
E sempre da bravi milanesi, demmo inizio all’incrocio delle email con
domande varie. Da dove si parte? Da dove si passa? Quando si arriva? Si può
mangiare senza aglio? Ma sabato mattina posso lavorare? Mi faccio mettere di
turno il lunedì pomeriggio? Cosa faccio, mi compro le pinne lunghe? E io le
pinne le posso portare come bagaglio a mano? Ma che valigia porto?
A ogni domanda fece eco una telefonata a Laura che, con santa pazienza, fece
combaciare i pezzi del puzzle.
Finalmente a Sant’Ambrogio il gruppo era organizzato e gli acconti pagati.
E al 6 gennaio le milanesi si fanno gli auguri via SMS. Anna Laura risponde
che la piccola Ludo è stata investita con gli sci, è svenuta, l’hanno
portata in elicottero, le hanno fatto la flebo …. Gibuti arrivederci … o
forse no.
Ormai si era passati al viaggio in internet. Ma dov’è ‘sto Gibuti. Ma c’è la
guerra. Accidenti il telegiornale dice che gli aerei che bombardano la
Somalia partono proprio da lì. …. E chi se frega: ormai ho le valigie
pronte.
Adesso manca solo la custodia della macchina digitale per Anna Laura. E’
stata ordinata a Natale e, a una settimana dalla partenza, non è ancora
arrivata. Email a raffica tra Milano e gli USA e il corriere espresso arriva
in tempo. Alle otto della mattina, ormai per strada davanti al portone, si
ferma un furgone del Traco e alla domanda se hanno un pacchetto per me
rispondono di sì. Ecco finalmente materializzato l’oggetto del desiderio.
Il sabato mattina del D day, a pochissime ore dalla partenza, il bancomat
mangia la carta di Paola. Si accende il segnale “panic”. Aiuto!!! Chi mi
trova 500 euro? Sono senza soldi… Si attivano tutti i canali di soccorso, ma
non servono. La mitica madre ultra ottantenne trova i soldi alla figlia e il
cielo torna sereno.
Ore 16.45 all’aeroporto di Linate per imbarcarci insieme ad altri otto
appassionati che faranno parte del nostro equipaggio. Noi siamo in quattro.
Come in tutti i viaggi sub che si rispettano, la prima contrattazione è con
la compagnia aerea che non accetta più di 20 chili di bagaglio a testa. Non
concepisce il gruppo e quindi se tu hai 10 chili e io 30, io pago comunque!
E poi, no. Beh, è vero… siete un gruppo. E poi, si… effettivamente i bagagli
sportivi costano meno e, guarda caso, l’attrezzatura sub è considerata
sportiva. Ma va?... E poi, in effetti, con il vostro biglietto voi avete più
di 20 chili a testa. Ma non mi dire?...Credete che abbiamo prenotato con
degli incapaci? Noi viaggiamo con La Compagnia del Mare Rosso!
Ed è così che arriviamo a Parigi Charles de Gaulle terminal B. Poi tutti al
terminal E ad aspettare l’aereo per Gibuti. Ma lì alle 20.30 è aperto sono
un bar con luci talmente basse da non vedere il panino che mangi. No, così
non va!
Allora Paola e io decidiamo di tornare al B e cercare qualcosa di più
francese. Ed eccoci da Maxim’s a mangiare tartare e salmone innaffiati da
Pinot Noire. C’est mieux comme #a.
A Gibuti ci aspettano la Legione straniera, la Nato, i soldati americani e i
tedeschi, l’esercito gibutiano, un funzionario del 118 …. Mancano solo la
Croce Rossa e i boy scout. Però ci sono i bagagli di tutti. Evvivaaaa!!!!!!!!!!!!
(di questi tempi non si è mai sicuri).
Noi e quintali di bagagli ci ritroviamo su un pulmino africano con gli
specchietti adornati da enormi margherite di plastica, il cruscotto coperto
di tappeti e il parabrezza con le frange, in rotta verso il porto. Scopriamo
che Gibuti è il più importante porto della zona ed enormi navi
portacontainer ci danno il benvenuto. A riva ci sono i gommoni con i motori
già caldi per portare tutto il carico sul nostro caicco.
Si dia inizio all’avventura sull’Elegante. Ci sono le vele, ma è meglio non
chiedere di aprirle.
Al primo giorno abbiamo l’immersione di ambientamento e un bel relitto
ricchissimo di vita. Accanto all’elica c’è un tritone che fa evoluzioni
davanti all’obbiettivo di Paolo. Ha capito subito che il professionista è
lui e vuole un posto d’onore nel documentario. In alta definizione, si
intende!
Secondo giorno e immersione a Shark island dove ci aspettano tartarughe,
platax, dentici, pesci gialli (lutianidi per i puristi!) e pastinache. Tutto
molto bello, ma nel gruppo comincia a serpeggiare l’attesa…. L’ora X è
vicina. E’ il giorno dei balena. Nel pomeriggio andiamo a vederli ad Arta
beach. Con la mente siamo già lì. Abbiamo ascoltato Giordano, il dive
master, e il nostro biologo Danilo. Sappiamo come avvicinarlo, come non
disturbarlo. Dobbiamo restare a tre metri di distanza dal bestione. Se ne
incontreremo uno per un minuto saremo tutti contenti. Tranne forse Paolo che
aspetta di fare lo special….
Ore 16.30. Inizia la caccia. Saliamo sui gommoni. Uno per operatori e
fotografi professionisti e uno per gli altri: i poveri ma belli. A bordo
dell’Elegante ci sono 4 telecamere e 9 macchine fotografiche. La gran parte
corredata da custodie subacquee. Se starnuti ti fanno un film! Li vedo male
‘sti balena.
Intanto, a riva l’esercito dei legionari si allena al tiro al bersaglio.
Nelle orecchie abbiamo le raffiche delle mitragliette. Gli elicotteri ci
volteggiano sulla testa. … e ci salutano, facendosi fotografare. Ogni tanto
passa anche qualche Mirage carico di missili.
Noi abbiamo solo maschera e pinne. Le bombole sono vietate altrimenti i
balena si scocciano e se vanno. La caccia dura pochissimo. Meno di 10 minuti
e il primo balena compare. Tutti in acqua. E tutti con la bocca aperta. Non
è tanto grande, sarà lungo circa quattro metri. E stare a tre metri di
distanza non lo si vede neppure, dal plancton che c’è. La distanza si
accorcia, rapidamente e si scattano le prime foto. Quelle che scattano,
però, sono soprattutto le pinne. I cari bestioni sembrano muovere pigramente
la coda, mentre in realtà filano come missili e occorre tutta l’energia
delle gambe per star loro dietro. E tutti lì a pedalare con gli occhi fuori
dalle orbite e l’entusiasmo alle stelle.
Un paio d’ore volano tra pinneggiate e pause sul gommone in cerca di nuove
prede dopo essere stati distanziati dalle vecchie. E’ chiaro a tutti che i
“poveri ma belli” non sono secondi ai professionisti: ne in numero di
avvistamenti ne in quantità di foto scattate. Facciamo anche i filmini con
le digitali.
Si torna sull’Elegante e si ammirano finalmente in pace i balena. Si accende
il televisore e si guardano e riguardano tutti i filmati, rallenty e fermo
immagine compresi. Poi partono i computer con le foto scaricate dalle
digitali. E intanto il cuoco freme perché si fa tardi a cena. Un vero
peccato perché è davvero un cuoco super! Pasta al dente, dolci tutti i
giorni, carne e pesce a volontà..
La sera è dedicata alla lezione del biologo. Sarà noioso lui o siamo stanchi
noi? Calano le palpebre e l’attenzione scema. Siamo stanchi noi!
Per il giorno successivo ancora immersione (the Dome) e altro giro ai
balena. Cambiano le barche, i mari e gli equipaggi, ma le abitudini sono
sempre le stesse: la vita va dall’alba al tramonto, quindi giù dal letto
alle 7 e in acqua spesso prima di colazione. E’ girata anche la teoria che i
balena mangiano al mattino presto e al tramonto, ma abbiamo ben presto
capito che a mezzogiorno hanno fame anche loro. Quindi: prendiamocela
comoda.
Certo che vederli con la bocca affiorante e la coda in basso, praticamente
in verticale, a pompare acqua dalle branchie per abbuffarsi di plancton,
sono uno spettacolo unico. Con la loro bocca tanto grande quanto innocua.
Corpo sinuoso, macchie bianche su fondo grigio, coda asimmetrica. Piloti,
remore e carangidini a girargli intorno per banchettare con le briciole. Più
si cerca di allontanarsi, più la corrente, o forse il loro risucchio, ci
spinge di nuovo contro di loro. E questi si scocciano, girano la coda e se
vanno. Accidenti, accidenti, accidenti! Niente paura, però. Poi tornano…
E noi torniamo anche il giorno dopo per un saluto prima di spostarci e
andare nel Ghoubbet per fare un’immersione sulla secca del piccolo golfo.
Prima di immergerci abbiamo dimostrato, se mai ce ne fosse bisogno, che per
buttare 12 sub da due gommoni in un punto ricco di corrente e farli
attaccare tutti a un pallone bisogna essere bravi. Diciamo che siamo stati
distratti…..e che i tentativi sono stati più di uno. Sott’acqua c’era molta
vita: coralli, pesci, tritoni, qualche alcionaria e diversi nudibranchi che
abbiamo cercato di far apprezzare ad Anna Laura. Con scarso successo. Dice
che è venuta per i balena e quelli sono troppo piccoli. Li ha già visti!
Visto che apprezza tanto i balena, Anna Laura aiuta il biologo a compilare
le schede di riconoscimento: lunghezza, segni particolari, le macchie vicino
alla pinne ventrali, il sesso. E sul sesso non vi dico: siamo diventati
tutti guardoni. Tutti a cercare tra le pinne le due appendici dei balena
maschietti. E a fotografarle per il bene della scienza. Sembra che siano
sempre gli stessi tre o quattro a girarci intorno, ma ci renderemo conto che
sono diverse decine a tenerci compagnia questa settimana.
E’ ormai l’alba del nostro quinto giorno a bordo e oggi ci dedichiamo solo
alle immersioni. Andiamo alla Faglia. Un punto dove è stata scoperta una
spaccatura del continente africano che porterà nei millenni alla nascita di
un nuovo mare, forse come il Mar Rosso. Sott’acqua è bello. Non ci sono
incontri eclatanti, ma c’è vita ovunque e si vede che i fondali sono
incontaminati. Però a noi mancano già i balena….
Cerchiamo di distrarci con una discesa a terra a vedere questo bellissimo
ambiente aspro e desertico che si affaccia sull’isola del Diavolo.
Dovrebbero esserci 40 gradi all’ombra, ma è da quando siamo sull’Elegante
che vediamo sono cielo coperto intervallato da pioggerellina. Abbiamo freddo
e più che costumi si vedono felpe e maglioni. Questa volta però il sole ci
assiste e la passeggiata dovrebbe essere piacevole. Io rimango in barca
perché mi sono fatta male a un ginocchio e vengo mandata di corvée in cucina
a sfilettare il tonno che ha pescato Francesco. A cena per antipasto ci sarà
carpaccio di tonno con olio italiano. Il cuoco poi ha preparato un intera
cena di pesce e viene spazzato via tutto in un baleno. Viva il cuoco!!!
Una cosa che ancora non abbiamo raccontato è quanto è bella la vita nella
natura incontaminata, immersi nei rumori della natura. E sull’Elegante è
proprio così. In 30 metri, accanto alle telecamere e alle macchine digitali
ci sono infatti 4 computer, telefoni gsm per tutti e il satellitare di Paolo
che suona in continuazione. L’ipod ce l’ha anche l’equipaggio sudanese! Un
vero ritorno al passato…
Per i moderni esploratori è arrivato il giorno dell’immersione impegnativa:
la Pass. Quella dove se non stai attento ti ritrovi in corrente, portato via
per miglia. I più pavidi vengono tenuti a bordo. In acqua siamo meno di
dieci, quasi tutti senza macchina foto. Al momento di entrare in corrente
qualcuno si attarda e la coppia Thomas e Catia si ritrova in mezzo alla pass
in piena corrente. Usciranno dopo meno di un quarto d’ora in mezzo al golfo
ripescati dal fido George e dal suo gommone.. Gli altri fanno una bella
surfata accanto alla parete e poi si godono la varietà e la ricchezza di
vita che il posto offre.
Quella che si può, invece, godere in pace è la compagnia dei balena che
torniamo a trovare nel pomeriggio. E’ venerdì e quindi festa nei paesi
islamici come Gibuti. E’ festa anche per i legionari che si trastullano
andando anche loro a vedere i nostri amici. Li rincorrono, li toccano, si
attaccano alle pinne e i bestioni si infastidiscono, decidendo di passare il
pomeriggio vicini al fondo.
E noi restiamo a bocca asciutta. Però i professionisti non demordono e
organizzano una spedizione dopo il tramonto sostenendo che non esistono
immagini notturne dei balena. E continueranno a non esistere: tornano solo
con riprese del plancton!
Arriva purtroppo l’ultimo giorno di crociera e a bordo ci dividiamo. La
possibilità sono tante: due immersioni o due visite ai balena oppure una
volta sott’acqua e una dai pescioni. Il primo giro dai balena dà poche
soddisfazioni, ma a quello di mezzogiorno si presenta un balena che fa
evoluzioni davanti a un pubblico entusiasta. Sembra quasi che ci saluti e ci
dia un arrivederci alla prossima volta.
Noi diciamo arrivederci all’Elegante e sbarchiamo a Gibuti per fare due
passi al mercato e prepararci al giro al lago Assal dell’indomani.
Il giorno del volo aereo non si possono fare immersioni, ma si può visitare
un lago a 150 metri sotto il livello del mare. E’ un lago salato con sponde
bianchissime in netto contrasto con il terreno vulcanico e argilloso che lo
circonda. Per arrivarci passiamo anche davanti alla parte emersa della
faglia, un vero paesaggio lunare, reso ancora più irreale dalla mancanza di
sole. Lungo la strada il paesaggio ci ricorda che siamo in Africa. Terreno
brullo, colori forti, dromedari, asini e capre ai bordi delle strade e anche
un branco di babbuini che si fa avvicinare con un tozzo di pane.
Tornati dalla gira non resta che un ultimo giro al mercato. Colori
sgargianti, profumi e odori forti, merci su bancarelle sgangherate, pochi
oggetti per turisti e molte merci per i gibutiani. E prima di uscire
dall’albergo Massimo fa una richiesta davvero inaspettata: “Mi presti la
digitale?” Proprio lui, ancora affezionato alla pellicola, alle diapositive,
propende per questo nuovo modo di scattare foto rubate e di scattare
centinaia di volte. E sì, perché finalmente confessa che mentre noi
sparavamo a raffica sui balena, girando anche qualche filmato, lui si rodeva
e si doveva far durare le sue 36 diapositive per un’ora e mezza. Lo si è
visto addirittura con due macchine per raddoppiare le opportunità. E la
fatica…
Fra qualche giorno saremo però noi a invidiare lui perché la sua
definizione, il suo grandangolo, la sua abilità di fotografo, ci faranno
rodere….
E adesso, arrivederci a tutti alla prossima avventura. A bordo è nata l’idea
di andare a vedere gli squali martello ad Angarosh. Sempre con La Compagnia
del Mar Rosso, ovviamente!
Emanuela Colletta