il Rosso e l'Oro

Premessa
Stendhal non c’entra. Rosso e Oro sono i colori del vessillo della Serenissima Repubblica di Venezia. Sono davanti ad un quadro di Francesco Guardi che rappresenta il grande bacino d’acqua di S. Marco. Al centro una sontuosa, grande imbarcazione dorata é contornata da natanti di ogni tipo: galee, galeazze, dodesone, gondole nobili e sampieroti popolari, sullo sfondo i palazzi e le chiese della città. Le bandiere con il Leone e i lunghi, rossi orifiammi in cima ai pennoni, sventolano nella brezza leggera. I remi battono l’acqua della laguna e tutti vanno verso le bocche di porto per celebrare un antico rito: lo sposalizio del mare. Poi il doge lascerà cadere in mare un anello d’oro con le parole: "Ti sposiamo, mare. In segno di vero e perpetuo dominio" e dichiarava Venezia e il mare indissolubilmente uniti. (« Desponsamus te, mare. In signum veri perpetuique domini. » Io non ho la potenza di quel miracolo che è stata la Repubblica di Venezia ma voglio fare anch’io la mia dichiarazione, non di possesso, ma d’amore.

Amo i suoi colori
Dalla prua della barca che esce dal porto di Marsa Alam vedo solo lui, l’infinita distesa blu strisciata da piccoli segni bianchi. Sento la sua energia. Sembra respirare con un respiro ampio, regolare e pacifico: lo amo da sempre e lui mi contraccambia facendo oscillare dolcemente l’orizzonte e mandando due delfini ad anticipare i baffi dell’affilata prua e la scia di schiuma che si perde a poppa. Quando poi la sua superficie viene interrotta, cambia colore e da blu cobalto si fa pavone ed espone tutte le sfumature possibili, ecco arrivato il magico momento di entrare in lui, di penetrarlo e nello stesso tempo di farsi travolgere dalle sue magie che inizia subito ad esibire. Una distesa di sabbia chiara spezzata da piccole torri, ogni torre una città con i suoi abitanti indaffarati: un pugno di pesciolini smeraldo, l’anemone giallo oro con i suoi guardiani arancione, i rami gialli dalle punte bianche dei coralli di fuoco dove si nasconde il timido blennide leopardo dalla livrea delicatamente punteggiata di rosso, il volitans bianco e nero che aspetta la notte già vestito di gala con le ciglia truccate, tanto elegante quanto spietato. E questo è solo l’inizio. Le pareti! Le pareti di Brothers, Elphinstone, Dedalus, Rocky, Zabargad e di centinaia di altri posti. Ne percorro lentamente la parte illuminata con un’ideale cornice in mano e ogni metro, ogni anfratto è un quadro dipinto da un Dio pittore con una tavolozza di colori impressionante. E quando, per caso, intravedo nel blu freddo dei meno 40, qualcosa che non conosco ma intuisco che anche li c’è colore e vita, mi lascio cadere giù e quando accendo la torcia, i colori esplodono violenti in un tripudio di alcionari rosa, violetti, di gorgonie dorate, di lunghe fruste rosse (il rosso e l’oro..) o di immacolati filari di gorgonie bianche fiorite come i ciliegi in primavera.

Amo le sue forme
Non credo esista al mondo una “cosa” come i reef del Mar Rosso, nati agli inizi della Creazione quando organismi unicellulari nuotavano nelle acque primordiali. Cresce e cambia sempre uguale e sempre diverso. Il reef è allegro quando spunta dalla superficie, crea anfratti, pozze, piscine turchesi; è misterioso quando non sai cosa ti aspetta dietro uno spuntone, è grandioso quando crea cascate di coralli ocra o funghi giganteschi, è spettacolare quando regala maestosi archi gotici o aperture come finestre per entrarci dentro e, da dentro, immobile su un letto di sabbia e conchiglie, godersi la luce azzurra che sembra vibrare di una sua propria vita. Il reef è un architetto piacevolmente pazzo che si sbizzarrisce in milioni di forme, base per la Natura che, a sua volta; crea, inventa, combatte e uccide.

Amo i suoi abitanti
Uno: sono appena uscito dalla sala macchine del relitto Numidia, spettri grigi e neri un incubo di scale e scalette alla Escher, tutto complicato dalla posizione in verticale del relitto e percorro lentamente la parete per tornare. Una grossa sagoma nell’acqua tremolante mi viene incontro lentamente: siamo entrambi a 5 metri dal reef, lui un poco più in basso. Poi lo vedo con chiarezza, è un giovane martello, mi ha certamente visto ma continua ad avanzare in rotta di collisione. Io non faccio movimenti bruschi, semplicemente mi porto al suo livello e mi piazzo tra lui e la parete. Retrocedo veloce, le braccia ai fianchi, poche le bolle. Intanto Lui mi raggiunge, viene avanti, io indietreggio. Ora siamo testa a testa, quasi ci tocchiamo. Il suo grande occhio lucido e nero mi guarda. Andiamo affiancati assieme per quella che mi sembra una stupenda eternità. Siamo due fidanzati che passeggiano. Due: è notte. Il mio compagno sta contemplando una Astroboa che dispiega le sue braccia a ventaglio per la sua cena notturna e ne approfitto per infilarmi in una serie di grotticelle dove si muove qualcosa: è un grosso istrice assonnato. Soffoco la torcia con la mano per non disturbarlo e, alla fievole luce residua, mi avvicino quasi a toccarlo. Siamo entrambi immobili, vicinissimi. Sembra guardarmi con i suoi occhioni dolci e lo accarezzerei ma forse non è il caso. Tre: il corridoio superiore dell’Umbria, ubriaca storta dalla sbronza con gli scozzesi sul Wingate Reef di Port Sudan. Sono con Bobo Innocenti. Andiamo verso poppa. Bobo stoppa, lo affianco “ ???? “ Di fronte un barracuda solitario enorme ci blocca il passo. Nessuno si sposta, poi lui sbadiglia e mostra una bella serie di denti calibro 9 lungo. E’ bello e gli vogliamo bene ma rispettiamo la sua età ( e i suoi denti). Quindi? Usciamo dai finestrini.

Conclusione
Di questi amori passioni ne ho vissuti e ne vivo ancora tanti. Sono un Casanova del mare ma non un avventuriero, alchimista e tantomeno un seduttore. Se mai un sedotto. Sedotto, stregato, “intrigà “ da questa meraviglia che sposo anch’io come la sposava il Doge. L’innamorato cotto del Mar Rosso, Bruno

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