Ritorno a Yanbu

Da bordo del m/y “ Miss Veena” ormeggiato alla marina di Yanbu al Bahar
Avevo chiuso il diario del precedente viaggio con questa frase:” ho avuto tanti amori, ma Yanbu mi ha sedotto, stregato, trafitto. Devo ASSOLUTAMENTE ritornarci…”
E allora rieccomi qui,all’alba del 25 ottobre con emozione sempre tesa a rivedere quei luoghi che mi avevano così entusiasmato. Questa volta però, Il resoconto del viaggio sarà come “visto” attraverso gli occhi degli amici che sono venuti con me, Dario e Gianni.

DARIO
Lo sgocciolio del rubinetto, malamente chiuso la sera prima, è un rumore continuo e noioso che la pigrizia impedisce di interrompere. Ma poi diventa uno scroscio, un rombo e dall’oblò, spinto violentemente da una pressione che scardina i galletti di bronzo, entra una valanga d’acqua; un pesce volante piomba sul lenzuolo ormai fradicio e cade a terra. Le sue ali vibrano impazzite con un rumore secco e ritmato. Salto su di colpo, già in mare? La cintura di sicurezza quasi mi strozza, l’amico di fianco mi guarda:” che fai!?” “Niente, sognavo…” Il carrello dell’aereo aveva appena toccato la pista di Jeddah.
Al di là dei controlli (veloci) una sfilza di palandrane bianche. Il nostro uomo ci travasa attraverso un tunnel a 60° C. per di più sconnesso (i borsoni ! !) verso il pullman che se magari era un camion forse era meglio e non dovevamo sopportare l’odore di stantio dei sedili e le sferzate di A.C. dai bocchettoni senza regolazione. E’ dunque così la straricca Arabia? Arriviamo alla marina, sono stanchissimo e incavolato nero.
Finalmente (stò già dimenticando il viaggio) arrivano, liberatori, gli odori del mare, delle alghe dei bassi fondali. L’odore di nafta, di disinfettante, di cime di canapa umida, profumi per me, che hanno tutte le barche che si rispettino.
Via le scarpe e siamo a bordo. Scelta delle cabine: il mio caro amico e cognato Gianni si rifiuta di dormire con me adducendo la scusa che russo come un falegname canadese. In realtà aspira a dividere la cabina con una ragazza singola.
PS: questa (nota per la moglie) è una malignità gratuita. Bruno, invece, accetta il rischio e condivide l’alloggio con me. Contento lui….

GIANNI
Io e Bruno siamo preoccupati per Dario: è cupo e durante il viaggio non parla. Intuisco i suoi pensieri, lo conosco bene. Con la mia Canon faccio uno scatto e “ traduco “ in immagine il suo stato d’animo (vedi jpeg 35).
Finalmente,dopo un percorso nel deserto irto di torri petrolifere luccicanti nella notte, arriviamo al porto. Ormai il carro di Febo stà per uscire dalle tenebre della notte e, trionfante, comincia a salire nel cielo.

INTERFERENZA DI BRUNO
Ritrovare la familiare Veena, il mitico Hamam con la sua risata, sentire il calore dell’incontro con vecchi amici. Dirò solo questo: sono felice, si SONO FELICE ! Perché sono in questo mare stupendo che sarà mio, anche solo per un po’.

DARIO
Comincia ad andare meglio. La barca disormeggia per l’appuntamento con la check dive. L’umore migliora. L’arrivo sul ponte di alcuni compagni di crociera contribuisce. Sono simpatici a prima vista: uno di questi ha dei bei baffoni e sfoggia con orgoglio un notevole adipe, l’amico è magro come un chiodo, entrambi tirano dai borsoni delle mute dai colori incredibili: verde pisello con maniche a fiori azzurri uno, a righe violacee tipo pigiama da forzato della Cajenna.
Già dalla prima immersione capisco che è un’altra musica dal Mar Rosso egiziano. I coralli esplodono gioiosi e in crudele lotta per guadagnarsi lo spazio, sciami numerosi di pesci di barriera, colori. Le pareti sono sane, ricche e belle e, soprattutto, siamo SOLI !!!
La giostra continua giorno dopo giorno. Immersioni stupende e il mio sorriso diventa sempre più largo. Non so se mi ricorderò i nomi dei luoghi ( tutti Marker numerati salvo Halloween che merita un superelogio). Ci penserà il Bruno, quel maniaco ossessivo/compulsivo, sempre dietro a scrivere, a disegnar piantine e pesci colorati…

GIANNI

A bordo ci sono tre amiche che esprimono subito la loro grande simpatia (e bravura). Scopriamo che impazziscono per uno strano e raro pesciolino (il Blennide Leopardo) che vive “dentro” il corallo di fuoco. Qui nasce una disputa: noi affermiamo che il “loro pregiato blennide” non è altro che una comune, stupida bavosa. Sulla porta della loro cabina attacchiamo un cartello con scritte ingiuriose contro i blennidi/bavose. Umori accesi, si rischia l’incidente. Poi pace per comune amore dei Platax Orbicularis anche loro protetti e amatissimi dalle tre “ragazze dagli occhi lucenti” (Omero: Odissea)

La crociera continua e ogni immersione ha una propria storia sempre e immancabilmente bella. Non ci sono mai momenti “stanchi”. Mi impressionano gli enormi banchi di barracuda che stazionano sui pianori, la ricchezza delle pareti fiorite di alcionari e gorgonie. Anche una enorme manta che sembra di velluto nero passa a farci un saluto con le sue ali.

DARIO
“Tramontò il sole e si velarono d’ombra le tiepide onde…” La sera è sempre un momento di serena calma. Soli nella sterminata distesa d’acqua, la barca oscilla dolcemente. Avevo proprio bisogno di uno stacco, i pensieri, il lavoro sono distanti mille miglia…
Si susseguono i giorni e, immersione dopo immersione, aumenta la mia ammirazione per questo mare che continua a mostrare meraviglie: torri e pareti piene di colori, muri di barracuda, massicci grigi ed eleganti pinna bianca. Hamam vede (beato lui) uno squalo tigre.
Altro magnifico tramonto, altro dolce riposo. Al mattino la luminosa Aurora prepara un giorno fortunato. Si sommano due eventi: primo scendiamo per primi, secondo il gommonista ci butta giusti ma la corrente ci fa andare larghi. Nessun riferimento, siamo nel blu, il pianoro non si vede. In compenso cadiamo letteralmente su un grosso branco di martelli. Bellissimi ci girano attorno curiosi e si avvicinano molto. Siamo tutti affascinati, non vorremmo finisse mai, ma il bravissimo Massimo ci indica la via del ritorno. Non vedo il mio compagno. Mi volto e vedo B. alle prese con l’ultimo,curioso martello. Ma cosa ci fa lui ai pesci …?
Rientro difficile per la corrente contraria che ci impedisce di risalire tutto il pianoro. Mi raggiunge B. Consulto aria/deco e conseguente lancio del pallone. Siamo ripescati facilmente. In barca entusiasmo alle stelle.
Sono proprio soddisfatto: non brontolo e non russo più.

CONCLUSIONE
Ancora una volta il Mar Rosso d’Arabia non ha deluso. Tutti felici: il Tricheco, lo Smilzo, la Signora con la collana, e “tre dagli occhi lucenti” innamorate del Blennide Leopardo, il bravo Gianni, il Grande Brontolone (Dario), insomma tutti tutti.
Io, mi ripeto, tornerò. Ci sono ancora tanti posti da scoprire…

Bruno Fullin

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