Il capocomico: Antonio
La spalla: Peppe. Ha misteriosi trascorsi di pesca. Vorrebbe un
arbalete e andar per cernie. Parla una lingua incomprensibile (napoletano
stretto).
Il sovrintendente: Piero. Controlla tutto con occhio vigile: “chaque
un a sa place…”
Il giovane: Davide controllato da Piero (è suo figlio). Ha 150
immersioni ma è come ne avesse 1.500.
Il navigato: Danilo Genovese, marinaio verace, bravo fotografo. Come
mette piede a terra ... colpisce.
Gli amorosi: Alice & Roby. Lui rustico e appartato. Tutta apparenza,
buono e gentile. Lei dolce e sognante, sgrana occhi chiari da nordica.
Il guerriero: Angelo. Calmo e forte. Per fortuna non si arrabbia mai.
Potrebbe sfasciare la barca.
Una coppia: Laura e Toni. Ma come faranno mai ad essere così puntuali
nei ritardi?!
Avete mai visitato il Museo di Villa Giulia? C’è
una famosa scultura etrusca rappresentante una coppia. Lui è sdraiato,
appoggiato sul gomito, con la mano regge una coppa a brindare. Il sorriso
leggero, quasi malizioso,
gli occhi dal taglio inconfondibile ne fanno un personaggio straordinario.
Ecco chi mi ricorda Antonio: un misto di etrusco, di filosofo greco (non
certo della Scuola di Socrate anche se lui ha la sua Santippe), di mercante
fenicio. Un gran mediterraneo insomma, napoletano verace.
Alla Malpensa paga 198 euro di sovrappeso bagaglio: non per sofisticate
apparecchiature fotografiche, ma per chili di pasta di grano duro di
Gragnano, olio della Sassicaia, taralli alla sugna, pepe e mandorle,
pomodorini del Vesuvio e biscottini alle alghe. Porta pure un pane speciale
secco (panbiscotto di Agerola) che, bagnato con acqua di mare, profumato di
aglio (suo) e olio (suo) serve da letto per superbe bruschette. Naturalmente
con i pomodorini del Vesuvio. Ne pagano 112 anche Piero e Davide appesantiti
da blocchi di Parmigiano e varie. Altri rinforzi arrivano con Angelo che
provvede con affettati vari, salami caserecci e una spesa al Duty Free che
gli consente di portare in barca un cartone da 12 di bottiglieria varia.
All’apertura dei sacconi, a bordo, il resto del gruppo resta allibito di
fronte ad una tale esibizione di forza gastronomica. Si comincia bene e
continuerà meglio…..
E’ domenica mattina, siamo già salpati dal porto
di Sharm e, sulla dritta, sfila magnifica tutta la costa del Parco di Ras
Mohamed. Mare calmo, l’ocra del Sinai, il turchese delle lagune. Il tutto è
di una bellezza che da sola varrebbe il viaggio. E’ un pezzo d’Egitto non
ancora sfregiato dal forsennato costruire. Scendiamo a SW verso la zona dei
relitti: è lo stretto di Gobal un tempo incubo dei naviganti che scendevano,
o salivano, da o per Suez. Stiamo andando per relitti, ma non ne parlerò per
quanto ancora belli e affascinanti. I loro fantasmi, sotto forma di sule e
gabbiani, si aggirano ancora sui reefs di Abu Nuhas, di Shag Rock e sui
“Safe Ancorage 11 e 23 “ della Rosalie Moller e del Thistleghorm. Lo stretto
è ancora pieno di relitti da scoprire: corre voce che, a poca distanza del
Thistleghorm, sia stato trovato uno e forse quell’Heinkel 111 che lo centrò
in pieno. Bella e tragica storia.
Intanto l’Antonio è inarrestabile: ha già sedotto (o corrotto) il cuoco di
bordo entrando, non so con quale cavallo di Troia, nelle sacre cucine.
Finite le immersioni se ne va, col fido Peppe, a razzolare a pesca. Portano
piccole cernie, aguglie reali, carangidi da carpaccio e minutaglia da zuppa.
Poi in cucina a trafficare e noi a beneficiare beati. La cucina rovente
diventa un regno per Antonio che raggiunge un orgasmo culinario e si
pavoneggia presentandoci piatti fumanti e odorosi. E intanto le giornate e
le notti, passano veloci. Troppo veloci.
Le guide sono 3 (per 12 persone niente male) solo che due sono due fantasmi
rintanati in un angolo. Non ci parliamo e in acqua meglio non parlarne
proprio. Per fortuna la terza è un ragazzo spagnolo, Ruben si chiama.
Professionale e simpatico nello stesso tempo. Bravo Ruben!
Siamo arrivati al pomeriggio del quarto giorno e
giunti a Ras Mohamed. Le uscite “daily “(le giornaliere) se ne stanno
andando e ci stiamo preparando per un’immersione che definire memorabile è
limitativo. Da sempre nei mesi di giugno e luglio i dentici si ritrovano per
un amoroso appuntamento tra Shark reef e Jolanda e infatti, mentre il m/y
Tempest si arresta sul lato nord di Shark Reef e noi ci apprestiamo a
saltare, vedo nell’acqua limpidissima, un balenare di acciaio. Ci sono!. E
sono proprio sotto di noi: un branco enorme, tutti molto vicini gli uni agli
altri, volteggiano lentamente indifferenti della nostra presenza. Scendo
sotto di loro: sono così tanti che oscurano il sole ma non basta: più in
basso decine di carangidi si corteggiano a modo loro: sfrecciando veloci a
due a due, così vicini da formare un corpo unico. E non basta ancora: sopra
i dentici una cinquantina di Platax, specchi d’argento, osservano quasi
immobili lo spettacolo. Passa solitario un tonno enorme, molto più in basso
le ombre scure di alcuni grossi barracuda. Stregati da questo splendore non
ci rendiamo conto, al momento, che siamo soli. Solamente noi 12 da soli a
Ras Mohammed …
Girando dietro, verso Jolanda, il gruppo ormai carico d’emozioni, disdegna
un branco di spropositati chirurghi. Mi avvicino lento e respirando piano:
mi accettano e nuoto a braccetto con loro. Le micidiali lame caudali, veri e
propri bisturi, non mi fanno alcuna paura.
PS: Bisogna dar merito ai due “fantasmi” che, dalla loro tana, hanno
programmato perfettamente i tempi di questa immersione.
Il giorno dopo. Si risale verso nord, stretto di Tiran. Sfilano in ordine i
reefs di Gordon, Thomas, Woodhouse e Jackson, sulla dritta l’isola di Tiran.
Come inviate da Nettuno arrivano decine e decine di stenelle. Saltano vicino
alla barca: saltiamo anche noi e ci godiamo una buona mezz’ora a nuotare con
loro. Magnifico!
Poi tocca a Woodhouse: lato est, da punta sud in favore di corrente.
All’altezza del bellissimo canyon dove si trova un grande anemone
fluorescente (- 30) così intenso che sembra avere una lampadina al suo
interno, ritroviamo un altro gran branco di dentici che fanno evoluzioni da
pattuglia acrobatica passando da – 10 a – 40. Potrebbe essere la conclusione
del Gran Finale, ma manca ancora il colpo di timpani (musicale s’intende)
che, preceduto da rullare di tamburi, arriva il mattino dopo, quando
buttandoci alla paracadutista a Jackson, di fronte alle lamiere del “Lara”,
con reef fuori vista, appare dal blu in tutta la sua bellezza un maestoso
squalo martello che viene ad osservarci. Fiato sospeso e, dopo poco ne
arrivano altri tre. Non ci sono più parole …
E Antonio ? Esce di scena idealmente troneggiando su di una montagna si
spaghetti alla marinara.
Sono dentro un ipermercato: annunci, cartelli, offerte. Il mare è così lontano. Guardo la gente: volti spenti, carrelli pieni. Noi siamo dei fortunati ad aver vissuto, e così pienamente, esperienze come questa e, qualche volta, abbiamo pure “ brontolato “ per piccole cose: la cucina scarsa, la doccia che non va o altre piccole manchevolezze. Stupidaggini, idiozie. Far parte del Grande Circo della Natura, questa è la Grande Cosa.
Bruno Fullin