Durante
la mia ultima vacanza sui reef di Yanbu, ho avuto l’opportunità di conoscere un
nuovo amico, Serginho. Subacqueo tutto d’un pezzo, uomo di chiare origini milanesi
(benché da lui negate per la nascita bresciana della madre), ha animato con discreta
sapienza le avventure della nostra crociera.
Serginho è uno di quei subacquei sempre pronto all’immersione, dotato di meticolosa
attrezzatura; non curante dei dettagliati briefing del nostro capò, parte sprezzante
per la sua “pascolata”, termine con il quale indica l’immersione ricreativa, pronto
ad ogni evenienza.
Proprio nel corso di una di queste passeggiate ci siamo attardati a curiosare in
alcune insenature del reef. In Arabia tutto è perfetto, proprio come nei film di
Walt Disney: colori vivissimi, corallo integro ed esteso, tanto pesce curioso. Il
sole stava lentamente andando a dormire e sott’acqua tutto assumeva quella caratteristica
sfumatura dorata, indimenticabile.
Guardo il computer sul mio polso che segna
70 minuti d’immersione e penso che forse è il caso di rientrare. Trovo Serginho
d’accordo e ancora più lentamente ci avviciniamo alla barca, approfittando del tragitto
per fare la sosta di sicurezza, lui avanti ed io subito dietro. Lo vedo all’improvviso
nella sua totale lunghezza, 2 metri e mezzo, forse tre, grigio bruno, naso a punta,
grassottello, con una pinna dorsale nera, inondato nella meravigliosa luce gialla
del sole.
Ora
se ne và, penso… no rimane e ci guarda. Noi saliamo un po’ e anche il nostro amico
(o forse era un’amica?) gira e ci è subito dietro, un metro di distanza, è da tutte
le parti.
Serginho ed io siamo vicini, l’unione fa la forza, brandendo la macchina fotografica
e la torcia.
In quegli interminabili minuti, quando anche la scaletta della barca ti sembra irraggiungibile,
pensi proprio a tutto: a tua madre, che te lo aveva detto, a Folco Quilici che ti
incita a filmare, alla moglie del mio amico Ezio che mai più rivedrà la sua muta.
Lo squalo prova ad avvicinarci, per curiosità racconteranno i più ambientalisti,
Serginho veloce gli sferra sul muso un colpo di torcia. In un batti baleno percorro
i pochi metri che mi separano dall’imbarcazione, girandomi verso quell’eroico del
Serginho che sta emergendo e riesce anche a gridare”SQUALO”!
Ho il cuore in gola e l’erogatore ancora in bocca, ma siamo entrambi sani e salvi
a bordo del Dream Voyager. Sento un grido lontano” Big Shark under the boat”. Non
ci sono parole. Soltanto emozione.
p.s. la foto dell incontro di Serginho con lo squalo è ovviamente tratta dai suoi incubi notturni ....
Francesca Sprega