SQUALO TIGRE

Insieme allo squalo bianco, lo squalo tigre è la specie che più di tutte rappresenta lo stereotipo di “squalo”, caratterizzato da grandi dimensioni e da una spiccata attitudine all’aggressione verso l’uomo.
In realtà sono le sue caratteristiche comportamentali e biologiche che hanno determinato nei millenni la condivisione con l’uomo di alcune aree marine.

Distribuzione
Questo squalo è diffuso principalmente nelle acque costiere dei mari tropicali, tuttavia è localizzato anche in tutte le acque temperate oceaniche.

Classificazione e morfologia
Lo squalo Tigre, (Galeocerdo cuvieri), appartiene alla famiglia Carcharhinidae e all’ordine dei Carcharhiniformi, ed è caratterizzato da un corpo slanciato, che ne denota le qualità di ottimo nuotatore, sormontato da due pinne dorsali relativamente alte; la prima è di media dimensione, mentre la seconda, situata in prossimità della coda e opposta all'anale, ha un'estensione piuttosto modesta, La pinna caudale si adatta perfettamente alla forma slanciata del corpo, è falcata e ha il lobo superiore più lungo di quello inferiore (eterocerca).
Le pinne pettorali sono di grande dimensione, mentre più modeste risultano essere le ventrali.
Il capo termina in un muso largo e arrotondato, al disotto del quale si apre la bocca ampia e provvista di denti tozzi ma molto robusti, caratterizzati da una cuspide centrale ricurva e da una seghettatura laterale.
Tale dentatura è il risultato della lunga evoluzione dello squalo tigre, che gli consente anche di frantumare i carapaci delle tartarughe marine.
Il Galeocerdo cuvieri raggiunge la lunghezza di 5 m, mentre la sua colorazione varia a seconda dell'età; nei giovani essa è brunastra, segnata da numerose macchie e strie trasversali piuttosto scure che, con l'avanzare dell'età, si vanno sempre più attenuando fino a formare una livrea bruno-grigia uniforme negli adulti.

Biologia
Si tratta di una specie considerata “onnivora”, in quanto la sua dieta varia dal pesce alle tartarughe, passando anche per uccelli e mammiferi marini: lo squalo Tigre risulta essere estremamente curioso, soprattutto in età giovanile, curiosità che lo spinge anche a nuotare in acquee basse alla ricerca di prede.
Questa sua caratteristica comportamentale lo fa spesso avvicinare all’uomo e trattandosi di un animale dalle ragguardevoli dimensioni, gli attacchi risultano spesso essere gravi, se non addirittura letali.

Pericolosità per l’uomo
Nell’elenco delle specie di squali maggiormente pericolosi, lo squalo tigre occupa insieme allo squalo bianco, il primo posto: in realtà esistono diverse altre specie di squali con la stessa potenziale pericolosità, ma la differenza la fa l’estrema curiosità e la spiccata abitudine del Tigre, a spingersi in acquee poco profonde, per cacciare.
Queste zone, oltre ad ospitare le loro tipiche prede, sono anche le zone ove bagnanti e surfisti sono soliti stazionare: gli incontro tra l’uomo e lo squalo Tigre quindi avvengono più frequentemente rispetto agli incontri con specie pelagiche., A questo punto entra in gioco il “carattere” di questa specie, che spinto da eccezionale curiosità si avvicina alla “strana preda” e produce il tipico “morso d’assaggio”: come avviene in tante altre specie di squali, anche il Tigre quando è insicuro sulla natura della preda, è solito dare un morso “leggero”, il cui scopo è quello di provocare una parziale ferita, senza però rischiare la propria incolumità con un attacco reale.
Tale metodica di caccia, presente anche nello squalo bianco, è la causa di tanti attacchi che si verificano sull’uomo, attacchi che non risultano fatali nell’immediato perché spesso lo squalo non “apprezza” la consistenza della carne umana, allontanandosi.
Ecco perché capita sovente di osservare attacchi “parziali”, in cui la vittima subisce grandi danni, (profonde ferite, amputazioni etc.) e l’unico fattore che non determina la morte della vittima è la rapidità dei soccorsi: in realtà, qualora lo squalo volesse attaccare e predare con determinatezza, vista la sua mole e l’efficacia del suo morso, si avrebbero aggressioni in cui la vittima soccombe e viene interamente divorata dallo squalo, senza aver possibilità ne di uscire dall’acqua ne di essere soccorsa.
In definitiva, gran parte delle aggressioni a surfisti e a bagnanti, avvengono per cause accidentali, situazioni in cui lo squalo scambia erroneamente l’uomo per una sua preda abituale e aggredisce.

Osservazione in immersione
Mi è capitato di osservare lo squalo Tigre in Sud Africa e in Sudan e ovviamente si è trattato di esperienze uniche, ma profondamente diverse tra loro.
In Sud africa, di fronte alle coste di Durban, si osservano esemplari di Galeocerdo cuvieri, durante immersioni a bassa profondità; gli squali vengono attirati grazie all’ausilio di ceste metalliche riempite di esche, che però diffondono solo una scia odorosa, ma non permettono allo squalo di mangiare.
Gli esemplari, mediamente 3 o 4 di dimensioni intorno ai 4 metri nuotano intorno alle ceste, mostrando però un’enorme tranquillità anche quando la distanza dai sub non supera i 3 metri.
Completamente diversa è la situazione che si vive in Sudan: nei mesi tra aprile e giugno, gli esemplari di squalo Tigre si avvicinano ai reef per approfittare dell’enorme abbondanza di prede, dovuta alla grandissima quantità di pesce che si aggrega per riprodursi.
Questa situazione, coincide con il periodo riproduttivo del Tigre ed è quindi molto probabile la presenza intono ai reef di una femmina e almeno due maschi.
Gli esemplari avvertendo la presenza dei subacquei, risalgono da profondità maggiori (40/80 metri), ai primi plateau incuriositi dal rumore prodotto dagli erogatori.
La loro curiosità li spinge fino a pochi metri dai sub, che increduli osservano l’animale che risale a breve distanza dalla barriera, per poi riscendere in profondità.
Spessissimo il gruppo, intento ad osservare altre specie e quindi staccato dalla barriera non si accorge della presenza dello squalo, che sfila alle loro spalle.
Questa situazione non è assolutamente pericolosa in quanto la potenziale preda (il sub), si trova in una condizione da non poter indurre lo squalo in errore: eccessivo è sia il rumore prodotto in acqua (troppo innaturale), sia il fatto che la compattezza del gruppo non induce lo squalo all’attacco.
Rivedendo i filmati di tali incontri, appare molto chiaro l’intento “esplorativo” che contraddistingue gli esemplari di squalo Tigre, che incuriositi arrivano a pochi metri dai sub e dalla superficie.

Rischio di estinzione
Purtroppo questa specie, come molte altre specie di squali, negli ultimi due decenni ha subito un forte decremento numerico a causa della pesca indiscriminata: ad aggravare la situazione è la consapevolezza che questi animali non vengono cacciati per scopi alimentari, ma solo ed esclusivamente per prelevarne le pinne da vendere sul mercato orientale e i denti, che tanto attirano i collezionisti.
Trattandosi di specie dal basso tasso riproduttivo, questi squali se non verranno a breve inseriti tra le specie a rischio estinzione, sono destinati a scomparire dagli oceani, privandoci dell’ incredibile possibilità di incontrarli, ma ancor di più eliminando uno dei gradini fondamentali dell’articolata catena alimentare marina. Dr.

Danilo Rezzolla Mediterranean Shark Research Group www.danishark.it    

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