CONUS - parte 1

Introduzione
A chi non è mai capitato di trovarsi a passeggiare sulla riva del mare e di non aver resistito alla tentazione di chinarsi e raccogliere una conchiglia? Penso che siano davvero in pochi a poter dire di non averlo mai fatto. Le conchiglie sono state, da sempre, un oggetto di interesse per l’uomo, come fonte di cibo per il mollusco che contengono e per la loro bellezza decorativa. Non tutte sono appariscenti e quindi in grado di catturare immediatamente la nostra attenzione, ma ve ne sono alcune di fronte alle quali è difficile resistere alla tentazione di allungare la mano per toccarla o raccoglierla. I Coni appartengono ad una delle tante famiglie di gasteropodi marini che popolano i mari e gli oceani del nostro pianeta e sono fra le conchiglie più ricercate dai collezionisti. Sono quindi oggetto di “caccia” da parte delle popolazioni locali che vivono nelle zone in cui si trovano e di ricerca da parte di chi li colleziona e che, in più, ha anche la passione per la subacquea, praticata sia con maschera e boccaglio che con le bombole. Sono però potenzialmente pericolosi anche per l’uomo, perché il loro mollusco, per cibarsi, paralizza la preda lanciandole contro un dardo la cui punta è intrisa di veleno. Questo veleno risulta letale per i vermi, per gli altri molluschi ed anche per i piccoli pesci e può essere mortale anche per i mammiferi, uomini compresi. Per fortuna, le specie il cui veleno è mortale per l’uomo sono solo quattro in tutto l’Indo Pacifico e sono facilmente riconoscibili. Questa serie di articoli vuole essere di informazione per chi, andando sott’acqua, si troverà di fronte ad un Cono e vorrà raccoglierlo in tutta tranquillità e sicurezza. Ma sarà anche l’occasione per conoscere un pò più da vicino uno dei Generi più complessi ed affascinanti di tutto il Regno Animale.

Tornando invece alla storia, bisogna dire che, assieme alle Cypraee, i Coni hanno sempre avuto degli estimatori.
Già Aristotele deve averli conosciuti, anche se fino a noi non sono arrivate notizie sicure in merito ai risultati degli studi del primo ricercatore zoologico sugli invertebrati.
La prima notizia certa riguardo un Cono è data da una illustrazione da xilografia della metà del Cinquecento ad opera di Pierre Belon, un naturalista francese.
Da quel momento in poi, molti studiosi hanno cominciato ad occuparsi dei Coni e diversi artisti li hanno raffigurati nei loro dipinti.
Due nomi per tutti, quelli di Rembrandt che, nel 1650 ha inserito Conus marmoreus in una delle sue tele e quello di Giorgio Morandi che nel 1921, ispirandosi a Rembrandt realizzerà la famosa Conchiglia

Ulisse Aldrovandi, un naturalista ed entomologo italiano della metà del ‘500, fu probabilmente il primo che si dedicò allo studio del Coni fossili. Filippo Bonanni, un altro naturalista italiano, illustrò delle specie di Coni chiaramente riconoscibili. Prima della fine del 17° secolo, anche i tre Lister pubblicarono la prima monografia dedicata alle conchiglie dei molluschi.
Infine, Georg E. Rumphius, un botanico tedesco che visse per molti anni in Indonesia, fu il primo a dare notizia della morte di un essere umano a causa della puntura di un Cono.
Nel corso del 18° secolo furono molti gli Autori che si occuparono dello studio dei Coni.
Albertus Seba e Franz M. Regenfuss, rispettivamente naturalista e pittore tedeschi, pubblicarono diverse tavole con rappresentazioni di Coni che vennero indicati con diversi nomi, alcuni dei quali sarebbero poi rimasti anche nella attuale nomenclatura (“cedonulli” – “gloria maris”).
Antoine Joseph Dezallier d’Argenville, nel suo Compendio sulla conchiliologia dedicò parecchie pagine di testo e tre tavole di immagini ai Coni

Michel Adanson, un botanico francese, in un grande volume sui molluschi del Senegal inserì 15 pagine di descrizioni dettagliate e 1 tavola con otto specie di Coni (non tutte del Senegal….) e descrisse le caratteristiche della anatomia esterna dei molluschi.
Il primo studio anatomico dettagliato sui Coni fu fatto da Giuseppe Saverio Poli, naturalista e fisico italiano, forse già prima della fine del 18° secolo, anche se le sue immagini, accuratamente colorate, furono pubblicate solo nel 1826 dopo la sua morte, avvenuta l’anno precedente. Molto importante poi, per tutta la determinazione del mondo animale e vegetale, è stata l’opera di Carl von Linné, biologo e scrittore svedese, che introdusse (nel 1758) l’uso del sistema binominale per l’assegnazione di un nome ad ogni specie presente sul nostro pianeta. Altri famosi Autori si sono occupati di Coni fra la fine del 18° e l’inizio del 19° secolo.
Fra di essi possiamo ricordare Martini, Chemnitz, Gmelin, Hwass, Bruguière, Olivi, Salis Marschlins, Röding, Bosc, Holten, Lamarck, Fischer, Péron, Link e Perry.
Nel corso del 19° secolo si possono ricordare i nomi di Dillwyn, Swainson, Deshayes, Wood, Menke, Reeve, Sowerby I, Sowerby II, Sowerby III, Bronn, Brocchi, Philippi, Küster, Dall, per citare i più famosi.
Le ricerche e gli studi sono proseguiti con sempre più impegno anche nel corso del 20° secolo.
I nomi da citare possono essere quelli di Walls, Röckel, Kohn, Korn, Delsaerdt, Richard, Lauer, da Motta, Rolán, Monteiro, Marsh, G. Raybaudi.
Ma ce ne sono tanti altri di minore importanza. Al giorno d’oggi, purtroppo, dobbiamo assistere ad un autentico scempio.
Autori improvvisati pubblicano su riviste compiacenti di nessuna importanza malacologia, descrizioni di specie “nuove” con il solo scopo di procurarsi celebrità a basso prezzo, incuranti del danno che provocano alla Scienza (quella vera) ed alla confusione che possono creare nella mente dei collezionisti neofiti.

Marco Bettocchi per contattare Marco scrivete a conusmarmoreus@fastwebnet.it

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