BIOLOGIA
Questa famosa stella marina, che tanto ha attirato l'attenzione dei media, ha nome
scientifico Acanthaster planci, ma ai più è conosciuta come "corona di spine"
a causa dei grandi aculei veleniferi di cui è totalmente ricoperto il corpo come
scopo difensivo. Con i suoi quasi 50 cm di diametro e le numerose braccia (posso
essere anche più di 16) è facilmente riconoscibile sul reef. Il colore può mutare
da individuo ad individuo, ma rimangono sempre rosse le zone sul dorso del corpo
dove si trovano i "papuli respiratori", che dal nome, capiamo bene a cosa servono.
Come per la maggior parte degli echinodermi, l’Acanthaster planci si riproduce sessualmente
tramite la deposizione di uova che avviene nei mesi più caldi. Mentre la femmina
rilascia in acqua milioni di uova il maschio, allo stesso tempo, rilascia lo sperma
che le feconda. La fecondazione avviene quindi al di fuori del corpo della femmina.
PROFONDITÀ
La corona di spine si nutre esclusivamente di madrepore, la sua distribuzione verticale
è strettamente correlata alla sua specializzazione alimentare, facendo trovare queste
stelle entro i primi 30-45 metri di profondità, fin dove cioè abbiamo distribuzione
delle madrepore che costruiscono attivamente il reef.
CURIOSITÀ
Tra le tante curiosità, poniamo di nuovo l'attenzione sugli aculei veleniferi della
corona di spine, utilizzati a solo scopo difensivo, e che quindi possono diventare
problematici solo a subacquei/snorkelisti troppo distratti o troppo "smanaccioni".
La puntura è molto molto dolorosa, può indurre nausea, vomito e sensazione di stordimento,
e il suo effetto può durare anche più di 5 ore; quindi: fate attenzione! Dal punto
di vista prettamente biologico colpisce la velocità e la voracità di questo predatore
di madrepore, che arriva a coprire distanze di quasi trenta metri in un'ora, non
poco se consideriamo la mobilità media di una stella marina. La voracità di questo
organismo, unita al fatto che per vari motivi negli anni vi è stato un incremento
nella loro popolazione, può essere elemento da non sottovalutare; recenti studi
hanno dimostrato che un reef in buono stato di salute riesce a sostenere bene la
pressione predatoria di non più di 30 esemplari di A. Planci per ettaro, densità
ampiamente superata in diversi reef presenti in svariati punti del pianeta marino.
Secondo uno studio dell’Australian Institute of Marine Science, la copertura di
coralli sulle barriere coralline è diminuita del 50 % negli ultimi 30 anni. Di questo
50 % quasi la metà è da imputarsi alla stella marina corona di spine.
AVVICINAMENTO E OSSERVAZIONE
Avvicinarla, nonostante la sua mobilità, non è certo un problema per subacquei e
snorkelisti ma bisogna ricordare che un incontro troppo ravvicinato potrebbe essere
un problema non da poco per l'avventore più che per la stella, quindi ricordatevi
di mantenere la giusta distanza di sicurezza. Nonostante la sua "pericolosità" per
il reef, ricordiamoci che è parte integrante della comunità reef e quindi se vogliamo
contribuire positivamente al benessere del reef abbiamo tante cose da fare, ma non
certo fare a pezzi questa stella o avvelenarla; cose che sono state fatte e promosse
tempo fa per cercare di contenere la minaccia ma che si sono dimostrare controproducenti
per gli stessi reef.
FOTOGRAFARE
Fotografare la stella Acanthaster non è per nulla imegnativo dato che il nostro
soggetto si trova sempre appoggiato sulla barriera corallina. Poche precauzioni
se non quella di evitare di sbattere contro il corallo rischiando di spezzarlo e
soprattutto evitare di appoggiarsi contro la stella marina. Nel caso in cui il soggetto
dovesse essere adagiato lungo una parete verticale, sarà importante trovare il miglior
assetto in modo da pereoccuparvi solo dello scatto. Considerando che difficilmente
l'Acnthaster si trova in situazioni scenografiche particolarmente interessanti,
sarà importante cercare di sfruttare al massimo i raggi esterni e la zona più bella
della barriera. Il vostro obiettivo sarà quello di fare risultare interessante anche
un pezzo di barriera apparentemente insignificante. Il corretto dosaggio di luce
flash miscelata con la luce ambiente sarà già un buon compromesso fotografico. Considerate
che trattandosi di una stella marina, il soggetto si troverà perlopiù adagiato piatto
sul corallo, la provenienza della luce esterna in questo caso è davvero importante
per illuminare soggetto e barriera cercando di sfruttare anche i raggi esterni.
Potranno essere utilizzati indifferentemente il grandangolo oppure, nel caso vogliate
fotografare i dettagli, potrete utilizzare l'obiettivio macro.
Testo di biologia curato da Emilio Mancuso (I.S.M. Istituto per gli Studi sul Mare)