CIPREE - parte 2

Descrizione e anatomia
Le cipree sono immediatamente riconoscibili per la conchiglia, globosa, lucida e porcellanacea, con apertura provvista di dentelli alla base. La peculiare lucidità della conchiglia è dovuta al fatto che, quando l'animale è attivo, questa è ricoperta da un sottile strato di epitelio (il mantello) che preserva la conchiglia dagli attacchi incrostanti. L'ampio mantello, quando è completamente estroflesso, avvolge con i suoi lobi laterali la conchiglia e secerne le sostanze che costruiscono la conchiglia stessa (carbonato di calcio e proteine).
Il mantello presenta caratteristiche ornamentazioni di vario genere (papille), ridotte a semplici protuberanze o aventi spesso fogge vistose e colori vivaci, oppure aventi funzione mimetica, tanto da far sembrare la ciprea piuttosto una spugna o un ciuffetto di alghe.
La crescita della ciprea avviene attraverso fasi distinte: all’inizio la conchiglia è fragile e con il labbro tagliente ed è difficilmente assimilabile ad una ciprea, poi, man mano che il mollusco si accresce, l’ultimo giro di spira ricopre la protoconca (apice) ed infine, in seguito al ripiegamento brusco del labbro a costituire la base, la conchiglia prelude già alla forma definitiva, anche se con denticoli embrionali e colorazione dorsale sfocata. Successivamente la conchiglia raggiunge il suo stato adulto e la sua tipica sembianza da ciprea, con base ispessita e dentatura perfettamente formata. Visto l’accrescimento relativamente veloce, è infrequente imbattersi in esemplari immaturi, dalla conchiglia ancora priva dei denti.

La specie più nota è la Cypraea tigris L., 1758, diffusa in quasi tutto l'Indopacifico ma rarissima in Mar Rosso, frequentissima nei banchi di souvenir di tutto il mondo. Altre specie di cipree sono molto piccole, inferiori al centimetro, ed altre (come alcune fossili e l'attuale Macrocypraea cervus della Florida) superano abbondantemente i 15 centimetri.
Tra le specie particolarmente note vi sono Mauritia mappa (L., 1758), Naria erosa (L., 1758). 
Nell’ambito della vasta classe dei Gasteropodi, i cipreidi si collocano in posizione correlata ad altre famiglie simili come Ovulidae e Triviidae.
Le differenze anatomiche sono sottili e visibili più agli specialisti, ma riteniamo che le immagini seguenti aiutino maggiormente per una corretta identificazione. 

Habitat ed abitudini
L’habitat elettivo delle cipree è la costa rocciosa o corallina, ricca di anfratti, spugne, alghe ed incrostazioni, nonché molti nascondigli utili a questi animali tipicamente notturni o crepuscolari. È nota qualche specie che usa frequentare, comunque non stabilmente, habitat sabbiosi o fangosi. Da ciò si comprende come il Mar Rosso, per le sue caratteristiche, sia molto adatto allo sviluppo di questi organismi, qui presenti in gran numero e con numerose specie.
La maggior parte delle cipree vive entro i primi 20 metri dalla superficie, con alcune eccezioni che possono arrivare anche 500 metri di profondità, ma in quest’ultimo caso non si tratta di specie tipiche del Mar Rosso.  

La sudafricana Cypraeovula cruickshanki è la specie di ciprea che raggiunge le massime profondità sinora note (500 metri, ma probabilmente anche di più). Sempre rarissima, la si è rinvenuta per caso, dragando i fondali al largo del Natal in spedizioni oceanografiche o per mezzo di grossi pescherecci. La forma sferica, il colore bianco, la struttura esile e leggera, sono caratteristiche tipiche dell’adattamento alla profondità.

Tutte le specie sono a sessi separati e depongono numerose uova in anfratti, di solito gusci di grosse conchiglie vuote o sassi capovolti. Non è possibile risalire al sesso di una ciprea dalla semplice osservazione esteriore, unico indizio è dato dal comportamento della femmina, la quale staziona sulle uova per lungo tempo, ricoprendole con il piede per proteggerle.
Dopo la schiusa, si sviluppa una larva planctonica (veliger) che si lascia trasportare dalla corrente. La durata dello stadio di veliger può variare da una specie all'altra. Quelle che hanno stadio larvale prolungato hanno ampie distribuzioni geografiche e limitata variabilità morfologica da un luogo all'altro. Alcuni generi non presenti in Mar Rosso mancano invece di stadio larvale e lo sviluppo è diretto, mostrando di conseguenza una maggiore attitudine a dare luogo a varianti localizzate. Le abitudini alimentari variano dal regime prettamente spongivoro del genere australiano Zoila o della mediterranea Luria lurida (L., 1758), ad una dieta mista di alghe, antozoi, ecc. Il nutrimento viene asportato dal substrato per mezzo della radula, una specie di lingua cornea comune a tutti i molluschi gasteropodi.

Pericolosità per l’uomo (e dell’uomo)
In relazione a quanto descritto in merito alle abitudini alimentari di questi molluschi e alla loro evidente “timidezza” a mostrarsi alla luce del giorno… e alle torce dei subacquei, possiamo affermare che tutte le cipree sono assolutamente innocue sotto ogni punto di vista. Ciò premesso, vogliamo comunque sensibilizzare il turista “medio” a non raccogliere questi animali se non già morti sulle spiagge, in quanto questo contribuirebbe ad impoverire il reef di componenti utili nel proprio ecosistema, essendo le cipree ottime “pulitrici” di detriti ed alghe infestanti. Il tema della salvaguardia ambientale lo poniamo quasi alla fine della nostra introduzione alle cipree affinché rimanga ben impresso.
Noi collezionisti che studiamo con meticolosità e costanza questi animali abbiamo certamente prelevato in natura qualche ciprea viva e “perfetta”, ma nel farlo abbiamo risparmiato la stragrande maggioranza di esemplari naturalmente difettosi, le femmine sulle uova, gli esemplari immaturi, giovanili, con la conchiglia non ancora sviluppata del tutto, tutti animali che possono perpetuare la specie.
Prelievi di cipree e altri gasteropodi sono stati effettuati anche da studiosi e scienziati, per cercare di capirne i complessi meccanismi biologici della loro evoluzione, ma sempre in maniera mirata e con numeri esigui.
Premesso tutto ciò ed indipendentemente dalle restrizioni internazionali che tutelano la fauna marina, chiediamo a chi di voi non ha un interesse diretto ad occuparsi di cipree di evitarne la raccolta per farne un ricordo di viaggio dimenticato in un cassetto.
Evitate anche di alimentare quel dubbio mercato di souvenir, in cui le cipree sono le più ambite materie prime per trasformarsi in puntaspilli, orribili animaletti o inguardabili incisioni con segni zodiacali o “saluti da Ostia” e simili.
Nonostante la raccolta effettuata dall’uomo, il pericolo maggiore che incombe su questi molluschi sta principalmente nella distruzione della barriera e dei loro habitat.  Le cipree possono tollerare invasioni di ferraglia ed altri rifiuti solidi, tanto da trarne vantaggio nella ricerca di cibo o nascondigli, ma sono vulnerabilissime alle sostanze inquinanti, ai detersivi, agli scarichi delle cucine e delle fognature, specialmente di quei resort su isole tropicali “incontaminate” che fanno tanto sentire i propri ospiti così rispettosi della natura!

Distribuzione
Le cipree sono distribuite in tutti i mari tropicali del globo, eccezion fatta per qualche specie che vive nelle acque temperate della California (Neobernaya spadicea) o del Mediterraneo (Luria lurida, Naria spurca, Zonaria pyrum, Schilderia achatidea). Anche nell’emisfero Boreale alcuni generi si sono specializzati in acque temperato fredde come Cypraeovula in Sudafrica e Notocypraea in Sud Australia. Ciò dimostra che il maggior fattore limitante alla distribuzione di questi molluschi è la temperatura.
Anche le correnti fredde possono fungere da barriera alla dispersione di questi molluschi, come abbiamo potuto constatare direttamente alle Galapagos con le specie Pseudozonaria arabicula e nigropunctata.
La prima, tipica di acque calde, ha colonizzato in gran numero l’arcipelago a seguito del surriscaldamento dovuto a El Niño; inoltre, entrambe sono frenate nella loro espansione verso sud, oltre il Perù, dalla corrente fredda di Humboldt.
Vedremo come il Mar Rosso, “mare chiuso” per eccellenza tanto da costituire una Bioprovincia Malacologica a sé stante (Provincia Eritrea, o sottoprovincia Eritrea, a seconda degli autori) abbia un popolamento di cipree assolutamente unico.
Nelle puntate che seguiranno incontreremo tutte le specie del Mar Rosso, dividendole in tre gruppi:
1)  Specie localmente molto comuni, tipiche della Provincia Eritrea (rare od assenti al di fuori del Mar Rosso, quindi probabilmente evolutesi anticamente nelle sue acque)
2)  Specie mediamente comuni, presenti molto simili anche in Oceano Indiano.
3)   Specie rare che occasionalmente si rinvengono senza che si formino quantitativamente numericamente apprezzabili.

Mirco Bergonzoni e Marco Passamonti

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