SCOIATTOLO GIGANTE

Biologia
Rappresentante della famiglia degli Holocentridae, conosciuti anche come pesci scoiattolo o pesci soldato, il Sargocentron spiniferum, questo il suo nome scientifico, è la specie più grande di tutta la famiglia. Può raggiungere la dimensione di circa mezzo metro. Quella degli Holocentridae è una famiglia di pesci notturni che incontriamo in tutti i mari tropicali, dalle forme e dimensioni abbastanza diverse tra loro ma accomunati dalla colorazioni tendente al rossastro, con grosse scaglie e occhi di grandi dimensioni. Molti di loro, ad una osservazione più attenta, mostreranno una o due robuste pinne poste al termine dell'opercolo branchiale, "guancia rigida", che custodisce le branchie del pesce. Le sue prede preferite sono gli invertebrati.

Profondità
Nel corso della giornata incontreremo il pesce Scoiattolo gigante chiamato anche pesce Garibaldi, tranquillamente a riposo sotto le acropore a tavolo, all'interno delle spaccature o nella penombra del reef. Vive prevalentemente solitario o in coppia; con un po' di fortuna  potremo anche incontrarlo in banchi occasionali o in compagnia di altri pesci notturni sempre amanti dell'ombra. Durante la notte quando si muove in cerca di cibo, si distribuisce sul reef dalle acque superficiali fino a 100-120 metri di profondità.

Curiosità
Il curioso nome di "pesce Garibaldi" è facilmente riconducibile, al colore rosso fiammante della sua livrea, lo stesso delle famose giubbe rosse di Garibaldi. Il termine latino "spiniferum" si riferisce invece alla lunga spina velenosa presente sull'opercolo branchiale. Tossiche sono anche le sue carni, al punto da essere potenzialmente fatali se ingerite. La velenosità di questo pesce è legata alla sua alimentazione infatti, si nutre prevalentemente di invertebrati che si cibano di alghe tossiche, così facendo bioaccumula questa tossina nelle sue carni. I grandi occhi che caratterizzano questa famiglia di pesci sono indicativi di una attiva vita notturna.

Avvicinamento e Osservazione
Trattandosi di un animale notturno, schivo e semiaddormentato durante le ore diurne, faremo attenzione ad avvicinarci con molta calma, mantenendo sempre ad una distanza tale da non disturbarlo. La veduta d'insieme ci permetterà di osservare come spesso condivida le zone di riposo con altri organismi notturni amanti della penombra. Noteremo come l'adattamento all'ambiente e al medesimo stile di vita, abbia fatto evolvere simili caratteristiche nella colorazione della livrea e nel comportamento. L'osservazione più ravvicinata metterà in mostra il muso "austero" e la sagoma elegante di questo nottambulo del reef.

Fotografare
L'attitudine a vivere solitario in zone d'ombra e la proverbiale timidezza del pesce Garibaldi, fanno si che troppo spesso venga ritratto nella classica posizione statica orizzontale. Lo inconteremo molto spesso a stretto contatto con la parete corallina, oppure all'interno di anfratti o sotto una acropora, tutte situazioni dove le zone d'ombra sono prevalenti. Cercate sempre, prima di scattare, di osservare i suoi movimenti in modo da riprenderlo ben inserito nel contesto e in una posizione che non sia troppo rigida. Il punto di forza del pesce Garibaldi è invece la sua splendida colorazione fiammante che donerà all'immagine una notevole botta di colore, spesso però in forte contrasto con lo sfondo scuro della parete corallina. Usando un obiettivo grandangolare sarà importante illuminare correttamente anche l'ambiente circostante in modo da ottenere una immagine ben bilanciata cromaticamente. Per fare questo dovrete orientare il vostro flash in modo da illuminare la maggiore superficie compresa tra il soggetto in primo piano e lo sfondo. Cercate sempre di sfruttare la luce esterna, il controluce o i raggi che penetrano attraverso gli anfratti del reef, serviranno a rendere la vostra immagine ancora più ricca di dettagli. Se al contrario utilizzerete un obiettivo macro potrete avvicinarvi al soggetto facendo attenzione a non disturbarlo, lui tenderà a posizionarsi con il muso di fronte a voi, dovrete avere solo un po' di pazienza ed entrare in confidenza con l'animale, a quel punto avrete tutto il tempo necessario per fare lo scatto.

Testo di biologia curato da Emilio Mancuso (I.S.M. Istituto per gli Studi sul Mare)

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