CARANGIDI

Biologia
Riconoscibili da diversi caratteri che si ripetono nelle circa 140 specie che rappresentano la famiglia dei carangidi: colore tendenzialmente argenteo (con alcune varianti, di cui la più famosa del "carango dorato"), corpo ovoidale e compresso lateralmente, pinne rigide con la caudale a "falce di luna", corpo coperto da scaglie minute ed evidente linea laterale. Queste caratteristiche riassumono facilmente il comportamento pelagico di questi predatori pescivori che popolano le acque costiere di tutti i mari tropicali e subtropicali.

Profondità
Buona parte delle specie conosciute popola la colonna d'acqua a partire da pochi centimetri sotto il pelo dell'acqua per arrivare fino ai 50 metri di profondità, questo con buona probabilità perchè le prede di cui si nutrono tipicamente vivono i primi piani della colonna d'acqua. Soltanto il carangide dal grande occhio ( Caranx sexfasciatus ) raggiunge il centinaio di metri di profondità.

Curiosità
La colorazione argentea più scura sul dorso e più chiara sul ventre rappresenta molto bene il fenomeno adattativo della "contrombreggiatura", che permette a questi instancabili nuotatori di sfumare la loro colorazione nei confronti dello sfondo, a prescindere che li si osservi dall'alto o dal basso. Il riflesso "metallico" che invece caratterizza l'osservazione dei fianchi di questi pesci è dovuto a sottilissime lamine composte da cristalli di guanina, capaci di riflettere la luce come fossero minuscoli specchi.

Avvicinamento e Osservazione
Molto spesso i carangidi si muovono in banchi, e a volte questi banchi sono di dimensioni ragguardevoli e sicuro impatto emozionale. Questo gregarismo li rende efficaci predatori, infatti il loro volteggiare a cerchio spesso serve a raccogliere banchi di prede, per poi andare a cacciare gli sventurati che, spaventati si isolano abbandonando il loro banco. A quel punto con la predsa isolata il successo del predatore aumenta notevolmente. Allo stesso modo il gregarismo serve a tenere i predatori a debita distanza; se la nostra irruenza verrà interpretata come atto predatorio, il banco reagirà lasciandoci "soli in mezzo al nulla". Se invece pazientemente e lentamente evitando di  disturbare il banco di carangidi, avremo sicuramente la possibilità di vivere l'emozionante osservazione del grande banco che si muove all'unisono.

Fotografare
Il banco di carangidi oltre ad essere un ottimo soggetto fotografico può offrire al fotografo molti spunti per realizzare belle e stimolanti immagini. Il più delle volte il banco di carangidi lo troveremo mentre nuota nel blu ma non necessariamente nel blu profondo dato che questi pesci possono essere avvistati anche a ridosso di una parete o mentre cacciano dentro un banco di latterini oppure sullo sfondo di una bella gorgonia. Insomma come sempre è necessaria un po' di pazienza per individuare la migliore scenografia prima di iniziare a scattare.  L'approccio con questi pesci deve essere di assoluta tranquillità evitando di essere troppo invadenti. Loro accetteranno presto la vostra presenza accogliendovi anche dentro al gruppo, se da parte vostra ci sarà stato un approccio paziente e poco rumoroso. Una volta accettati dovrete soltanto controllare i loro movimenti e scattare quando pensate di avere la migliore inquadratura nell'obiettivo. Certamente un buon grandangolo servirà a vivacizzare ulteriormente la scena dato che potrete sfruttare al meglio la luce esterna e magari arricchire l'immagine anche con altri soggetti utili a movimentare la scena. Due raccomandazioni necessarie di cui tenere sempre conto: la prima riguarda l'illuminazione mentre la seconda il vostro assetto a mezz'acqua. Come ho ormai ripetuto fino all'ossesso, la luce deve essere nella maggior parte dei casi una semplice pennellata luminosa necessaria perlopiù a staccare il soggetto dal fondo. I carangidi come tutti i pesci con una livrea argentata dovranno essere soltanto sfiorati dalla luce dei nostri flash. Penseranno loro ad accendersi quel tanto che basta per farli risaltare. Se il colpo di luce sarà violento o diretto potrà creare diversi problemi a partire dai riflessi troppo accesi, alle ombre che si formeranno tra un pesce e l'altro oppure dovrete chiudere troppo il diaframma e perdere le sfumature del controluce. Prima di iniziare a scattare trovate il migliore assetto che vi permetterà di muovervi intorno o dentro al banco senza dover muovere troppo le pinne e disturbare i pesci. Dovrete sentirvi parte del gruppo, muovervi come loro, osservare attentamente i loro movimenti e soltanto allora iniziare a scattare.  

Testi di biologia curati da Emilio Mancuso (I.S.M. Istituto per gli Studi sul Mare)

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