DUGONGO

Negli ultimi anni le mie attività di ricerca sugli squali si sono concentrate in Mar Rosso e soprattutto lungo le coste e i reef del Sudan, dove sono ancora molto abbondanti numerose specie di Elasmobranchi. Mi è così capitato di frequentare le ”marse” che si trovano tra la zona meridionale dell’Egitto e il nord del Sudan. Si tratta di ampie baie, caratterizzate da acque basse con ricca vegetazione e proprio in questo ambiente si trova uno stranissimo animale marino, il cui nome evoca arcaiche leggende, il Dugongo.
Il più antico resto di dugongo, risalente a 6000 anni fa, si trova in Giappone: le ossa di questo primitivo animale indicano che la sua evoluzione è rimasta invariata fino ai giorni d'oggi, il che significa evidentemente che è perfetto per l'habitat in cui vive.
Oggi esiste una sola specie di dugongo, il Dugong dugon, ma non è sempre stato così: fino al XVIII secolo infatti, ne era esistita una seconda, l'Hydrodamalis gigas, poi estintasi per l'eccessiva caccia da parte dalle popolazioni locali e dai colonizzatori europei all'inizio del 1700.
Un tempo i dugonghi erano molto diffusi anche nel Mar Mediterraneo e ciò rievoca le mitiche sirene, esseri dal busto di donna e la coda di pesce cui diverse leggende fanno riferimento.
In alcuni stati, specialmente appartenenti al sud-est asiatico, vi sono leggende e credenze sui dugonghi, la cui presenza è considerata di buon augurio e addirittura in alcune isole Filippine, le credenze indicano le lacrime di dugongo come una magica pozione amorosa.

Distribuzione
La distribuzione geografica del dugongo è assai ampia e comprende almeno 37 nazioni, in zone tropicali e sub tropicali, dal Mar Rosso alle isole Vanuatu (Oceano Pacifico occidentale) e tra il 26° e il 27° nord e sud dell'equatore.
E' molto difficile ad oggi stimare la popolazione di dugonghi: anche se attualmente il rilevamento aereo consente stime più accurate, arrivando a dimostrare che il dugongo è ancora presente in zone storiche in cui si riteneva estinto, la maggior parte dei paesi e delle aree in esame può però solo contare su avvistamenti saltuari, catture accidentali e aneddoti dei pescatori locali.
La situazione demografica del dugongo in Mar Rosso non è particolarmente chiara: una ricerca effettuata alla fine degli anni ’90 aveva stimato che la popolazione potesse essere di circa 4.000 esemplari.
Mancano però indagini accurate sulla presenza lungo la costa africana: si è infatti a conoscenza di presenza certa di singoli individui (o piccoli gruppi) nel golfo di Eilat, nelle marse egiziane e sudanesi, lungo le coste eritree, alle isole Dahlak e a Djibouti..

Morfologia
Il dugongo è il solo mammifero erbivoro esclusivamente marino e appartiene alla famiglia Dugongidae. Raggiunge una dimensione massima di 3 metri ed un peso di 400 Kg: non esiste dimorfismo sessuale, ma sembra che le femmine raggiungano dimensioni maggiori rispetto ai maschi.
Il corpo è massiccio e termina con un'ampia coda piatta, caratterizzata da due lobi allungati, mentre la testa ha una forma tondeggiante ed un collo molto corto.
Il muso è rivolto verso il basso con il labbro superiore che si protende sopra la bocca.
La mandibola e il palato hanno placche cornee, usate per masticare e strappare il cibo dal fondo, mentre sono presenti negli esemplari adulti circa 10-14denti.
Le narici, separate e di grosso diametro, sono posizionate sul lato superiore del muso e hanno una membrana che funge da valvola, per impedire l'ingresso dell'acqua durante l'immersione.
Il corpo, protetto da uno spesso strato di grasso è ricoperto da corte setole.
Gli arti anteriori non superano i 50 cm e servono allo spostamento sul fondo marino, mentre la grossa coda viene utilizzata come propulsore.
La vista del dugongo è abbastanza scarsa in quanto il suo occhio è piccolo, infossato e protetto da una membrana nittitante ben sviluppata.
Alcuni studi indicano che la femmina raggiunge la fertilità all’età di 6 anni e la gestazione dura dai 13 ai 15 mesi, periodo dopo il quale viene partorito un singolo individuo di circa 100 cm e di un peso di circa 100 Kg.
L'allattamento dura dai 14 ai 18 mesi, la crescita è rapida, mentre l'intervallo tra un parto e l'altro è molto lungo, tra i 3 e i 7 anni.

Comportamento
Il dugongo ama vivere solitario o in piccoli gruppi e trascorre gran parte del suo tempo mangiando: ciò avviene generalmente in acque basse (1-6 m.).
Si stima che il suo fabbisogno alimentare sia di circa 30 Kg. al giorno e la sua dieta è composta quasi esclusivamente da fanerogame (piante marine) delle famiglie Potamogetonaceae, Hydrocharitaceae e Cymodoceaceae.
Le tecniche alimentari sono molto semplici: infatti procede lungo il fondale ricco di fanerogame, utilizzando le corte pinne pettorali e brucando il fondo.
Dopo circa 2 o 3 minuti, riemerge per respirare; dopodichè si immerge di nuovo e riprende a cibarsi.
Ovviamente durante l’alimentazione ingerisce anche piccoli crostacei, che infatti sono stati rinvenuti durante gli esami autoptici delle ricerche di popolazione, ma si tratta di prede occasionali e casuali, in quanto la sua dieta è prevalentemente basata su vegetali.

Tecniche di osservazione
Riuscire ad osservare un dugongo non è cosa semplice, non a causa della sua diffidenza o timore verso l’uomo, ma per il ridotto numero di esemplari.
In alcune zone egiziane, come Marsa Alam, i dugonghi sono ancora presenti in buon numero e quindi pattugliando con calma le praterie di fanerogame, si può sperare di incontrare un esemplare intento a nutrirsi. La sua presenza è spesso preceduta da un certo intorbidimento dell’acqua, causata dalla azione di “brucatura” che il dugongo svolge sul fondale: ci si può quindi avvicinare con calma e rimanere ad una distanza di un paio di metri per osservare questo splendido mammifero. Evitando di avvicinarsi troppo e di fare movimenti bruschi, si potrà rimanere a osservare il dugongo anche per molto tempo, fino a quando non deciderà di cessare la sua attività alimentare.
Risulta fondamentale evitare il contatto con l’animale e anche evitare il flash che sembra infastidire questo mansueto mammifero.

La minaccia di estinzione
Trattandosi di un animale lento che si ciba di alimenti immobili, sono diversi i fattori che possono minare l’esistenza di questo grosso mammifero marino.
L'aumento dell'attività di pesca, con ampio impiego di reti, è causa di molte morti accidentali di dugonghi: gran parte delle catture avvengono con le reti a maglia larga, utilizzate per la pesca degli squali e del pesce pelagico, nelle quali i dugonghi restano impigliati e affogano.
Particolarmente grave è l'impiego di reti a strascico, che oltre a causare catture accidentali, danneggiano fortemente il fondale, strappando le fitte foreste sommerse di fanerogame e riducendo sempre di più le “zone di alimentazione” dei dugonghi.
Altrettanto grave è la situazione del degrado ambientale che ha colpito molte zone le cui coste sono frequentate dal dugongo: l'Egitto rappresenta un buon esempio di sviluppo costiero che ha decisamente cambiato l'ambiente nel giro di pochi anni, alterando l'equilibrio dell'habitat marino e le fanerogame sono tra le prime a risentirne.
Come avviene per la maggior parte dei mammiferi marini obbligati a riemergere in superficie per respirare, l’impatto con le imbarcazioni ha una grossa incidenza di ferimenti e mortalità: i dugonghi fortunatamente, nonostante abbiano spesso un'intricata rete di cicatrici e graffi sul corpo che possono far pensare all'effetto di eliche, sono meno esposti a questi rischi, in quanto frequentano zone dove il traffico è generalmente molto ridotto. Infatti le “marse”, essendo caratterizzate da acque basse, non sono solcate da molte imbarcazioni e ciò rende la vita di questo mammifero un po’ più serena. Di rado, capita di trovare esemplari di dugongo sui banchi del mercato di piccoli villaggi africani, ma le catture sono sostanzialmente accidentali o casuali, anche perché attualmente questo mammifero rappresenta un’attrattiva turistica e la sua presenza lungo le coste ha assunto anche un interesse economico. Da qualche anno infatti, sono aumentate le richieste e le offerte di soggiorni e di crociere nelle zone delle “marse”, proprio al fine di osservare il dugongo nel suo ambiente naturale. Vengono organizzate escursioni di snorkelisti nelle aree ove la grande presenza di praterie di fanerogame assicura una buona probabilità di avvistamento e come avviene ormai da decenni per altre specie marine (balene, delfini, tartarughe, squali), l’osservazione e le attività didattiche risultano essere il miglior metodo per far conoscere e per preservare specie a rischio di estinzione, come il dugongo.

Danilo Rezzolla  Mediterranean Shark Research Group

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