CORALLO BOLLE

Biologia
Tra le tante specie di madrepore dure ne esistono 8 che in inglese vengono chiamate "bubble corals. Tra queste troviamo quelli volgarmente chiamati "coralli a bolle o corallo uva."
Il corallo a bolle dal punto di vista tassonomico appartiene al genere Plerogyra, ma la specie più conosciuta e osservata dai subacquei in Mar Rosso è la Plerogyra sinuosa.
Sembrerà strano ma non è facile dare una descrizione univoca di questo corallo, per via del suo "comportamento bipolare" che sarà oggetto delle nostre curiosità: sappiate che potreste osservare il corallo a bolle con tentacoli a forma di acino d'uva oppure con tentacoli che lo rendono simile ad una attinia. Potreste vederlo compresso all'interno del suo calcite irregolare (la parte dura che è sostegno e protezione della colonia) composto da grossi setti intervallati da piccoli setti irregolari che lo fanno sembrare spezzato.

Profondità
La distribuzione del corallo a bolle sul reef è sempre legata al suo particolare comportamento, frutto di un processo di co-evoluzione molto interessante che lo tiene confinato approsimativamente nei primi 20-25 metri di profondità.

Curiosità
E' giunto il momento di svelare l'affascinante segreto di Plerogyra che abbiamo citato sopra: i tentacoli modificati a forma di bolla (o acino d'uva) sono frutto di un processo di endosimbiosi che ha portato il corallo a bolle ad essere zooxantellato, a contenere dentro il proprio corpo quei microrganismi fotosintetici, fondamentali per la costruzione degli stessi reef. Durante il giorno le "bolle" offrono grande superficie esposta alla luce che permette alle zooxantelle di fare fotosintesi, a seguito della fotosintesi lo stesso corallo a bolle recupera la quasi totalità del nutrimento necessario.
Verso il calare della luce i tentacoli modificati si contraggono e ritirano per far spazio ai tentacoli classici, quelli a forma di cono allungato con cellule urticanti, simile a quelli dell'attinia, che servono al corallo per catturare plancton durante la notte.
Pochissimo plancton visto che il grosso della loro alimentazione è affidata alla simbiosi di cui abbiamo parlato poco sopra.
Ecco svelato il "comportamento bipolare" del nostro "corallo a bolle" che pur essendo animale, affida per buona parte alla fotosintesi, tipica dei vegetali, la propria sopravvivenza.

Avvicinamento e Osservazione
Parliamo di un organismo sessile, saldamente ancorato al fondale: le norme di rispetto e cautela sono quelle di non toccarlo per rischiare di danneggiarlo.
Osservando con attenzione, potrà capitarvi di incontrare il Vir Philippinensis, un gamberetto che vive in associazione con il nostro corallo, questo è già un ottimo motivo per avere un approccio soft di sola osservazione, ed evitare di disturbare il miroscopico abitante.  
Proprio recentemente abbiamo osservato alcune colonie di corallo a bolle "tappezzate" di minuscoli vermi piatti del genere Waminoa, anch'essi muniti di zooxantelle quindi anch'essi intenzionati a intercettare luce per la fotosintesi.

Fotografare
Per nostra fortuna, trattandosi di una madrepora, il corallo a bolle non nuota, e questo è già un buon punto di partenza che ci permetterà di dedicare maggiore attenzione all'inquadratura ma in particolare alla luce. Ho voluto iniziare questa descrizione con una battuta ma, fotografare ogni tanto un soggetto statico, è un bel privilegio. Il corallo a bolle ha perlopiù forma sferica di varie dimensioni alla quale dovremo donare la sua rotondità con un lampo di luce.
Una volta individuato il nostro soggetto, sarà fondamentale ossservarlo attentamente, verificare la direzione della luce esterna e poi, posizonarsi nel punto migliore per scattare. Quale sarà il punto migliore? Certamente quello dove il nostro soggetto riesce ad essere illuminato anche dalla luce del sole; in questo modo avremo la possibilità di sfruttare due fonti che ci aiuteranno ad ottenere quella sensazione di sfericità di cui parlavamo all'inizio. Una volta risolto il problema dell'illuminazione, potremo dedicarci alla composizione dell'immagine. In base alle ottiche di cui disporremo, sapremo se concentrarci sul micro e quindi soffermare la nostra attenzione sui piccoli soggetti che si aggirano e vivono tra un tentacolo e l'altro oppure, con un obiettivo grandangolare, potremo riprendere il nostro soggetto nell'ambiente circostante. Non sarà sufficiente illuminare correttamente, l'immagine rischierebbe di risultare comunque povera di informazioni. Cercate di dare vita a questa forma. Un po' di pazienza e sicuramente si presentranno i soggetti che diventeranno protagonisti del vostro scatto.

Testo di biologia curato da Emilio Mancuso (I.S.M. Istituto per gli Studi sul Mare)

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