LONGIMANO

Analisi dei numerosi avvistamenti di squalo Pinna Bianca Oceanico
Tra le oltre 500 specie di squali esistenti, sono 4 o 5 quelle che maggiormente attirano l’interesse degli appassionati e di chi, in mare, potrebbe incontrarli; tra questi ci sono sicuramente lo squalo bianco, il tigre, gli squali martello e il “longimanus”, il cosiddetto “Pinna Bianca Oceanico”.
In effetti questo squalo non gode di ottima fama, in quanto a lui vengono attribuite gran parte delle aggressioni che avvengono in mare aperto, magari a danno di sfortunati naufraghi; come in ogni aspetto della natura però, è la conoscenza che ci permette di capire il perché degli eventi, anche quelli che ci sembrano meno comprensibili e il longimanus risulta essere una delle creature più affascinanti e meno conosciute del “pianeta mare”.
Il Carcharhinus longimanus appartiene alla famiglia Carcharhinidae ed è caratterizzato da un corpo affusolato, da una grande pinna dorsale arrotondata e da due pinne pettorali molto lunghe (da qui il nome della specie “longimanus”) simili a remi; tutte queste pinne hanno una colorazione biancastra sulle estremità che ha originato il nome volgare della specie.
La lunghezza massima (TL) si aggira tra i 3 e i 3,5 metri, ma mediamente si avvistano animali di 2 / 2,5 metri.
Si tratta di una specie vivipara placentata, ovvero le uova maturano all’interno dell’utero materno e gli embrioni sono avvolti nella placenta: dopo una gestazione di circa un anno, vengono partoriti da 1 a 15 piccoli squali totalmente indipendenti e pronti ad una vita pelagica.
Negli ultimi anni si stanno incrementando gli avvistamenti di longimanus, soprattutto da parte di subacquei che si immergono nei reef del Mar Rosso egiziano e sudanese e sono in tanti a descriverne le modalità di avvicinamento, spesso classificandoli erroneamente come “attacchi”.
Ma perché così tanti avvistamenti? Sta forse aumentando il numero di esemplari? Sicuramente e sfortunatamente no, anzi i dati sulle ricerche di popolazione, ci informano che il numero stimato di squali sta drasticamente diminuendo e non fa certo eccezione il longimanus.
Probabilmente è l’uomo che sta cambiando le abitudini di questo squalo, rendendocelo sempre più visibile: infatti, nell’ultimo decennio, la crescente quantità di barche da crociera che porta sub direttamente sui reef, sta attirando l’attenzione di molti esemplari di questa specie, soprattutto a causa dei resti organici che le imbarcazioni stesse riversano in mare.
Il longimanus infatti, che per sua natura è un’animale pelagico (vive in mare aperto) ha, rispetto a molte altre specie, un olfatto particolarmente sviluppato: quest’organo di senso, costituito da chemiorecettori, gli permette di individuare presenze organiche in acqua, indirizzandolo così verso i siti ove ormeggiano le barche.
A questo meccanismo fisiologico, va poi aggiunto l’”effetto abitudine”: gli animali infatti associano a determinati stimoli chimici e meccanici (rumore di motori, entrata in acqua dei sub etc.), la probabile presenza di cibo e il loro istinto li spinge ad avvicinarsi alle imbarcazioni.
Ecco perché la maggior parte dei subacquei incontra il longimanus durante le attività di ingresso in acqua o di risalita in barca, momento in cui gli “stimoli sonori” sono maggiori.
Solitamente l’esemplare o gli esemplari di longimanus, appaiono all’improvviso intorno alla barca o al gommone, ma in realtà la loro presenza è ben antecedente: come tutti gli squali infatti, i loro organi di senso gli permettono di avvertire la presenza dei subacquei già a grande distanza è quindi probabile che siano presenti già durante tutta l’immersione.
Al momento della risalita in barca, i rumori prodotti dai sub stimolano il longimanus che comincia ad avvicinarsi in maniera così evidente da incutere spesso un forte timore tra chi si trova in acqua: in realtà gli attacchi in queste situazioni sono stati davvero pochissimi, in quanto lo squalo è si istintivo ma non stupido.
Il suo atteggiamento appare particolarmente aggressivo e frenetico e il tutto è amplificato dalla facilità con cui lo squalo si avvicina, ma anche questo ha una spiegazione scientifica: infatti, in base alla distanza tra loro e l’eventuale preda, gli squali si fanno guidare prima dall’olfatto e dai recettori meccanici (che captano gli stimoli chimici e le onde sonore a grande distanza), poi dalla vista negli ultimi 20/30 metri (nel caso del longimanus) e per ultimo dall’organo di senso che capta i campi elettromagnetici (Ampolle di Lorenzini): è questo senso che guida gli squali nell’ultimo metro ed è per questo che il longimanus (come altre specie), si avvicina così tanto ai sub, perché fino all’ultimo momento è guidato da stimoli che gli indicano una probabile preda, che quasi sempre però viene rifiutata.
Questa è la visione dello squalo; ma cosa deve fare un sub se si trova in acqua in presenza di uno squalo “pinna bianca oceanico”?  

Come comportarsi in presenza del Longimanus?
La cosa migliore è senza dubbio quella di muoversi il meno possibile (per ridurre al minimo gli stimoli sonori e meccanici), rannicchiare le gambe al corpo e possibilmente frapporre un oggetto ingombrante (la videocamera ad esempio), tra lui e lo squalo: infine, l’azione che può risultare particolarmente efficace, è una bella foto! Infatti il flash ha sugli squali un effetto di fastidio, a causa della particolare conformazione della parte posteriore dell’occhio (Tapetum lucidum) che amplifica il lampo luminoso in maniera altamente fastidiosa.
Dall’analisi della metodica di avvicinamento, possiamo quindi comprendere sia come mai gli avvistamenti di longimanus (avvistamenti e non attacchi!), siano diventati così frequenti, sia il modo nel quale questi avvistamenti avvengono.
Tutte queste informazioni devono servirci a comprendere la reale natura di questi animali, che si trascinano ormai da secoli la fama di terribili assassini dei mari: bisogna comprendere però che gli squali hanno un ruolo fondamentale nell’ecosistema marino e la loro presenza è sintomo di un equilibrio biologico ancora stabile.
Salvaguardare gli squali significa quindi salvaguardare l’ambiente marino.
Ecco perché ormai da tempo, a seguito delle mie ricerca sugli animali, svolgo numerose attività didattiche, il cui primario impegno è quello di convincere chi mi ascolta, che l’incontro con uno squalo non è una “terribile” esperienza, ma un’enorme fortuna.

Dott. Danilo Rezzolla  Mediterranean Shark Research Group      

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