Siamo in prossimità della ripresa della nuova stagione, Sherazade rimessa a nuovo è pronta con motori accesi per iniziare la sua stagione sudanese. A bordo ad attendervi ci saranno Giacomo Rossi che vi abbiamo presentato sullo scorso numero e Roberto Miotto che avrete modo di conoscere su questo numero.Il m/y Veena si trova oggi in cantiere per una totale ristrutturazione. La prima settimana di marzo tornerà in Arabia Saudita dove inizierà la sua seconda stagione presentandosi con una nuova veste decisamente più accattivante dell’anno passato. Il mitico Hamam e Andrea Maggioni saranno le guide presenti a bordo.Aldebaran è uscita pochi giorni fa dal cantiere e anche lei è pronta a riprendere la navigazione sulle rotte egiziane. L’ormai inossidabile Andrea Siri è pronto ad accompagnarvi in nuove avventure nel Mar Rosso egiziano.Dal 27 febbraio al 2 marzo saremo presenti all’Eudi Show a Roma presso il Pad. 1 Stand F26. Veniteci a trovare se avete tempo vi aspettiamo.Che strano districarsi per le vie di Hurghada in un clima da “day after”. Improvvisamente sembra che il mondo si sia arreso anche all’inossidabile industria del turismo: per strada si incontrano sparuti turisti, prevalentemente russi che vagano nella desolazione assoluta. Stranamente ho la sensazione che anche i trafficanti più incalliti, quelli che pur di vendere non ti mollano neanche un secondo, si siano arresi. Tutti parlano di questa crisi mondiale e ognuno ne trae le proprie conclusioni. Tutti hanno una soluzione al problema. Quelli che si sentono più forti sostengono che finalmente questa recessione genererà un po’ di pulizia in un mercato che negli anni si è riempito di cellule impazzite di venditori ambulanti provenuti da chissà quale pianeta. Ci sono poi quelli che sostengono che difficilmente ci si riprenderà perché, a differenza del passato, oggi il problema coinvolge tutto il mondo. Allora furono le guerre del Golfo prima e gli altri conflitti in Medio Oriente a destabilizzare il mercato ma oggi non è la stessa cosa.Lascio Hurghada con le sue mille paure e tutti gli stress per raggiungere il piccolo paese di Quseir, dove finalmente trovo un luogo vivibile, dove ancora oggi i ritmi di vita sono legati alla luce del sole. Ho la sensazione di vivere in un altro mondo nonostante i pochi chilometri che separano le due località. Il trambusto di Hurghada, la musica che aleggia tutta la notte nell’aria qui è sostituita dalle onde del mare che frangono contro il reef, dal canto del muezzin o al massimo dai clacson di decine di auto che festeggiano un matrimonio. Il piccolo paese è un misto tra la tipica architettura del Mar Rosso con case costruite in pietra corallina, di abitazioni italiane costruite a metà del ‘900 quando qui operava la fabbrica per la raffinazione dei fosfati e per finire abitazioni in stile inglese del periodo in cui i britannici gestivano le miniere presenti all’interno del deserto. Al calare del sole il paese s’illumina di luce gialla per via delle lampade al vapore di sodio presenti ovunque mentre la gente si riversa sulle strade. Le donne che parlano ad alta voce si raccontano le vicissitudini della giornata. Un’anziana signora esibisce orgogliosa la sua capacità di contrattare con il fruttivendolo che in mattinata le aveva venduto un chilo di cipolle ad un prezzo decisamente più conveniente del solito. Un gran bell’affare ma soprattutto l’invidia delle amiche che non riescono a capacitarsi di tutto ciò. Gli uomini accovacciati al bordo della strada fumano il narghilè e giocano a backgammon con l’immancabile bicchiere di the sempre pieno. I ragazzi si appartano sulle panchine sul lungo mare e trascorrono la sera a parlare, ignari e disinteressati al resto. Quseir non è un luogo turistico ma un luogo di passaggio. Da qui transitano i viaggiatori che provengono da chissà dove, transitano carovane di archeologi che rientrano dal deserto, passano anche i turisti che si soffermano a bere un the e poi via verso altri lidi ben più organizzati e turisticizzati. Si incontrano poi strani e curiosi personaggi come scrittori, fotografi, semplici viaggiatori con lo zaino in spalla. Ognuno di loro con una storia da raccontare. Seduto fuori dal piccolo albergo nel quale alloggio in attesa dell’ora di pranzo, si presenta un bellissimo uomo anziano vestito con una candida tunica bianca, un gilet verde e una coperta sulle spalle. E’ troppo perfetto per essere vero. Si muove con passi lenti ma decisi, si siede al nostro tavolo, azzarderei a paragonarlo a un San Francesco dei tempi moderni. Non riesco a staccargli gli occhi di dosso mentre la curiosità aumenta fino a quando è proprio lui a raccontare la sua storia. Sessant’anni, origini tedesche, convertito alla religione islamica sufista da oltre vent’anni gira il mondo a piedi per incontrare e conoscere gente. Così come è apparso scompare per proseguire il suo pellegrinaggio intorno al mondo. Il Sudan sarà la sua prossima tappa e Quseir per qualche giorno sarà la mia dimora.Nei giorni a seguire incontrerò ancora molti personaggi poco interessati alle crisi mondiali e mi rendo conto che, anche solo per un attimo, possiamo dimenticarci i fiumi di parole trasmessi dalle televisioni e vivere un po’ più sereni lasciando maggiore spazio alla natura e all’uomo di tutti i giorni.Proseguo il mio pellegrinaggio in terra egiziana passando dal Mar Rosso alla Valle del Nilo sfiorando soltanto i famosi siti archeologici della Valle dei Re a Luxor per i quali in questo momento provo poco interesse. Ho modo incontrare e parlare con molte persone che inevitabilmente hanno a che fare con il turismo, li ascolto e cerco di capire. Incontro quegli artigiani che grazie alla loro maestria realizzano manualmente gli oggetti che vengono esposti nella miriade di bancarelle presenti ovunque. Oggetti in alabastro, i famosi scarabei portafortuna, i tipici tappeti colorati e mille altri oggetti tutti rigorosamente fatti a mano con utensili primordiali. La maggior parte mi racconta che il loro problema oggi è quello di non riuscire a trasmettere ai giovani del paese la manualità perché non esiste più l’interesse all’impegno ma la necessità del guadagno veloce e con minimo sforzo. Il Nilo è un bacino di acqua impressionante e le campagne sono di un verde accecante. Piantagioni di frutta e campi coltivati ovunque, acqua in abbondanza e tutto il resto passa in secondo piano. Allora esiste ancora un mondo parallelo al nostro dove la televisione è solo uno strumento che produce solo immagini e suoni. Termino il mio vagabondaggio alla ricerca “dell’uomo perduto” rientrando nel mondo turistico hurghadiano da dove ero partito. Sarà un caso ma dal momento in cui ho rimesso piede a Hurghada il cellulare ha ripreso a squillare a ritmo frenetico e la parola business è tornata a imperversare.
Jumna fa parte dei siti d’immersione che si trovano nella zona a sud di Port Sudan. E’ una delle immersioni top di questo itinerario. leggi articolo
Chi pensa che la scaramanzia sia solo frutto della fantasia si dovrà ricredere leggendo questo diario di bordo. Una crociera a tra Rabigh e Yanbu ricca di sorprese. leggi articolo
"Il viaggio alla Mecca non è un viaggio. E' il compimento di un rito. So, tuttavia, che il fatto di compiere un rito mi costringerà a uscire dal mio io, che ho impiegato anni a costruire, e a caro prezzo". Per far ciò, egli inizia un'interminabile, e dispendiosa, via crucis burocratica, cominciando a scoprire come intorno al pellegrinaggio rituale sia stata edificata una vera e propria industria di turismo spirituale. leggi articolo
“Gli squali si materializzano improvvisamente dal nulla. Sbucano da ogni direzione e in un attimo è un caos di sagome guizzanti che ti sfiorano. Vedo uno squalo che mi punta, in un baleno mi addosso e morde il mio flash …” la cronaca emozionante di una crociera in Sudan. leggi articolo