Se negli anni passati abbiamo sempre descritto il Sudan come una delle nostre destinazioni di punta, purtroppo non possiamo dire lo stesso questa stagione, durante la quale Sherazade si sta muovendo ai minimi storici. Purtroppo una serie di coincidenze hanno generato questa circostanza che oggi ci trova a dovere raccontare una storia che mai avremmo voluto. Negli anni siamo stati abituati ad affrontare situazioni ben più complesse di quella attuale: dai primi attentati a metà degli anni ’90 al Cairo e Luxor, per passare poi alla guerra del Golfo e alle successive guerre in Afganistan e Iraq. Nel 2003 avevamo da poco portato una nuova barca a Yanbu in Arabia e pochi giorni dopo vi fu il primo attentato politico della storia moderna dell’Arabia Saudita nel quale venne casualmente ucciso un cuoco italiano; naturalmente questo ci costrinse a dover bloccare il nostro progetto e a riportare la barca in Egitto. E’ poi arrivata l’ultima guerra in Iraq e contemporaneamente l’attentato a Sharm. Tutte situazioni che inevitabilmente hanno, chi più chi meno, destabilizzato il mercato e fatto calare il flusso turistico nelle aree del Medio Oriente. Oggi, purtroppo è il momento del Sudan che sta pagando cara la sua situazione politica legata alla crisi del Darfur. In questi ultimi mesi poi si è poi aggiunta la condanna al tribunale dell’Aja del presidente Bashir che ultimamente ha riportato alla ribalta la tragica situazione del paese. Purtroppo al Sudan si associa ormai da troppi anni anche la condizione degli aerei utilizzati nel volo interno che dal Cairo porta a Port Sudan ma questa è una storia che si ripete ormai da oltre quindici anni e non è mai cambiata. Paradossalmente possiamo dire oggi che il volo aereo è il problema minore dato che quello attualmente utilizzato è uno dei migliori che abbia mai avuto la compagnia aerea sudanese. Dalla messa in rete del nostro nuovo sito abbiamo ricevuto molte mail nelle quali ci avete espresso i vostri giudizi; non sono riuscito a rispondere a tutte le persone che ci hanno scritto perché in questo periodo siamo molto spesso fuori dall’Italia. Volevo ringraziarvi a nome di tutta la Compagnia e come vedete, il sito sta crescendo giorno dopo giorno. Come avevamo anticipato qualche mese fa, la vera forza di questo sito saranno le informazioni che riceveremo da tutto voi. Entro breve creeremo nuove rubriche nelle quali sarà necessaria la vostra totale partecipazione, stiamo solo attendendo di completare gli ultimi dettagli e poi siamo pronti a partire con la seconda parte del lavoro. L’Arabia Saudita continua a viaggiare alla grande con le nostre due imbarcazioni sempre a pieno regime. Il 15 maggio lasceremo i Farasan Banks per risalire a Yanbu dove ci attenderà un clima sicuramente più mite rispetto a quello delle Farasan. Sia il Veena che il Voyager risaliranno nello stesso periodo per rimanere in questa zona almeno fino alla fine di ottobre.
Giusto un anno fa, durante una navigazione di trasferimento da Jeddah ai Farasan incontravamo sulla nostra rotta le Qumais Islands, due piccole isole sabbiose con fondali da capogiro. leggi articolo
L’Urania come tante altre navi italiane rimaste bloccate in Mar Rosso, allo scoppio delle ostilità, quando l’Eritrea stava per cadere in mano inglesi, si rifugiò nel mare interno della Grande Dhalak, dove si autoaffondò il 3 aprile 1941. leggi articolo
Le acque dei Farasan Banks ispirano buona parte dei diari di bordo che riceviamo settimanalmente dai nostri amici. Anche questo mese ci viene raccontata la sorpresa di chi si è immerso per la prima volta alle Farasan. leggi articolo
Vagando per i suk, per le strette vie, per i mercati e le piazze, fra cammelli, mendicanti, donne velate, cantastorie, farabutti, ciechi e commercianti, Canetti capta forme e suoni: "gli altri, la gente che ha sempre vissuto là e che non capivo, erano per me come me stesso". leggi articolo
Subito dopo avere lasciato il porto di Yanbu si incontra il relitto di una nave affondata nel 1914 in seguito alla collisione con la barriera madreporica. Era turca e, oltre a un carico di zucchero, trasportava centotrenta soldati, dei quali non si seppe più nulla. leggi articolo