Autore: Ennio Flaiano
Editore: Rizzoli
Siamo nell'era espansionistica italiana, anzi per la precisione alla fine. Armate di uomini di leva o precettati sono stati spediti in Africa, non solo a conquistare, ma anche a preparare le strade per portare quella "civilitas" che deve rappresentare la potenza dello stato italiano. Vengono costruite le strade e vengono coinvolti gli indigeni, considerati inferiori, nelle attività pratiche. Ma nulla toglie che gli uomini coinvolti in questa guerra che non hanno voluto, e tantomeno cercato, patiscano la nostalgia di casa e una profonda indolenza per questi luoghi tanto lontani e diversi da quelli dove sono nati. In più le condizioni di vita sono avverse, il caldo, la carenza d'acqua e le malattie, che nell'Europa del periodo sembrano essere quasi state dimenticate, fiaccano non solo i fisici, ma anche la coscienza di uomini che in altre condizioni sarebbero potuti essere migliori.
In questo quadro, ad un tenente per un banale mal di denti, viene concessa una licenza di tre giorni per arrivare alla città più vicina e trovare un dentista. Il viaggio comincia già male, quando il camion buca e si ribalta, il compagno di viaggio e autista fa quel che ci si aspetterebbe che facesse, aspetta il successivo camoin che prima o poi passerà il nostro tenente, invece, decide di proseguire a piedi.
Si fa indicare la strada e comincia il suo viaggio non solo fisico ma anche interiore. Stacchiamo saltando più in là, un laghetto, una donna di colore che si lava ha un copricapo bianco, la conoscenza, il ritrarsi, la violenza il sangue, la morte è una carambola di momenti che decretano lo stile successivo del racconto, che cessa di essere ritratto storico e diventa viaggio intimistico che divide l'uomo in due, quello che vorrebbe essere a casa, lontano da tanta desolazione e che è responsabile del suo mutamento e delle sue azioni, e contestualmente l'uomo che sa di quale abietta azione è stato capace e inconsciamente si è già giudicato e condannato da solo. La vicenda pertanto diventa un crescendo fra realtà e fantasia condannatrice che rende il tenente al contempo un codardo e un eroe al contrario, quel che nasce dall'abiezione e che combatte contro tutti per la propria salvezza.