Autore: Nagib Mahfuz
Editore: Pironti
Ogni sera, la vita di sei cairoti si consuma lentamente tra lunghi discorsi le cui parole si disperdono nel fumo della gozah, in una awwamah sulla sponda del Nilo. Alla fine delle loro giornate o bianche o nere, gli amici si lasciano alle spalle la realtà quotidiana del Cairo, troppo carica di dubbi e spunti alla riflessione per chi è troppo pigro per farlo, per rifugiarsi nell’ Egitto tanto caro a Mahfuz, quello delle piramidi, del Nilo che scorre lento e incontrastato, dei re leggendari e degli eroi senza tempo. E così la narrazione si inserisce laddove rimane dello spazio tra i liberi pensieri di Anis Zaki, mediocre impiegato, la cui mente si getta sul foglio bianco e il cui flusso di coscienza scorre, spinto dall’effetto delkif, l’unica cosa reale in un microcosmo di assurdità e ipocrisia. Ai racconti dei suoi compagni intrisi di mistero e allo stesso tempo odiosamente comuni e banali si mescolano le vite di re e sultani e le loro gesta eclatanti, allo scopo di restituire lucentezza ad una società egiziana opaca e sfiorita. Sei personaggi che si ritrovano fissi nell’ awwamah ogni sera, ognuno sospeso ad un’ idea di sé che non corrisponde alla realtà, ma in cui è comodo credere. Ci vengono descritti e presentati dalla penna di una donna, Samara, amica di Ali Sayyed, in cerca di uno spunto per la propria commedia, una donna presuntuosa e piena di sé che nel trascrivere l’introspezione delle sue cavie compie l’errore più clamoroso, ossia quello di sentirsi migliore di loro, compatirli per la loro dipendenza e assuefazione alla gozah, per la loro inettitudine e rassegnazione.
Insieme all’amico Anis, Ahmad Nasr, impiegato statale devoto ad Allah e alla propria famiglia, forse per abitudine forse per senso di responsabilità, l’avvocato Mustafa Rashid, che giustifica l’uso della gozah con una inconciliabile ricerca dell’assoluto, Ali Sayyed, critico teatrale poligamo, ipocrita e materialista che passa le sue notti con Saniya Kamil, divorziata dal marito e devota ai figli, Khaled Azuz, mediocre scrittore parassita di una società che gli permette di vivere immerso nel falso agio con Layla Zaidan, la traduttrice del ministero, esploratrice del nulla, Ragab al-Qadi attore amante della vita e delle donne, una mina potenzialmente esplosiva alla ricerca di un canale in cui convogliare la sua energia, accompagnato dalla giovane Sana al-Rashidi, studentessa di lettere rapita dal suo savoir faire, lasciano scorrere la loro vita ritardando il momento in cui sarà necessario porsi delle domande. A sconvolgere la loro esistenza sospesa, come sospesa è l’imbarcazione sul Nilo in cui si rifugiano, non sarà la cara aspirante scrittrice Samara, bensì un tragico evento che distruggerà la loro ampolla di cristallo e tutto quello in cui avevano creduto fino a quel momento, compresa la loro amicizia.
Chiacchiere sul Nilo è un romanzo colorito e fortemente espressivo come solo Naghib Mahfuz sa fare, ancora una volta offre un quadro chiaro e dettagliato della società egiziana, senza risparmiare nulla della faccia a volte molto cruda della medaglia.