Carnatic

Località sha’ab Abu Nuhas (Gubal)
Distanza dalla Costa 17 miglia
Tipo Nave trasporto
Nazionalità Inglese
Cantiere Samuda Bros di Londra
Varo dicembre 1862
Data Affondamento 13 settembre 1869
Causa Affondamento collisione contro reef
Lunghezza 89,8 metri
Larghezza 9 metri
Stazza 1.776 tonnellate
Propulsione misto vela vapore
Motori 1 a 4 cilindri x 2.442 hp.
Eliche 1 a 3 pale
Posizione adagiato su murata sinistra
Profondità minima e max. da 15 a 27 metri
Profondità max consigliata 27 metri
Visibilità da media a buona
Corrente media probabilità
Difficoltà semplice
Esplorazione Interni semplice
Interesse Storico elevato
Interesse Biologico elevato
Interesse Scenografico elevato
Ora migliore mattino – ore centrali
Notturna no
Snorkelling si

NAVE

Il Carnatic, di proprietà della Peninsular & Oriental Steam Navigation Co, venne varato l’8 dicembre 1862 dai cantieri Samuda Bros e iscritta nei registri navali il 2 marzo dell’anno seguente. Lungo 89,8 metri per 9 metri di larghezza, 5,30 di pescaggio, con una stazza di 1.776 tonnellate e un motore costruito da Humphrys and Tennat a Dedtford alimentata da un 4 cilindri che sviluppava 2.442 cavalli di potenza e riusciva ad imprimere allo scafo una velocità di 12 nodi. Il Carnatic apparteneva alla prima generazione di navi a vapore le quali, nonostante fossero motorizzate, presentavano ancora un armamento a vela con due grandi alberi e per questo motivo venivano classificate come piroscafi a propulsione mista.


STORIA

Nella zona centrale dello stretto di Gobal si trova il reef di Sha'ab Abu Nuhas, che costituì nei decenni che seguirono l’apertura del Canale di Suez, una vera minaccia per tutte le navi in transito attraverso il canale di Gobal. Una delle prime navi che fecero naufragio in queste acque fu proprio il Carnatic il cui relitto è oggi visibile nei fondali del versante settentrionale di Sha'ab Abu Nuhas. L’ultimo viaggio del Carnatic iniziò da Suez il 12 settembre 1869 con destinazione il porto di Bombay in India. La nave durante quell’ultimo viaggio trasportava 34 passeggeri e 176 membri dell’equipaggio, un carico di balle di cotone, fogli di rame, la posta destinata ai soldati inglesi in India, numerose bottiglie contenenti vino e «London soda water» oltre a 40.000 sterline mai più rinvenute. La notte del 13 settembre 1869, quando il Carnatic giunse all’estremità meridionale del Golfo di Suez, si avvicinò pericolosamente ai reef occidentali dello stretto di Gobal, terminando così il suo viaggio contro i taglienti coralli di Abu Nuhas. Dopo l’urto rimase incagliata sulla sommità del reef ma a nulla valsero i numerosi tentativi per riportarla in acqua e rimetterla in condizione di navigare. Il comandante P. B. Jones, constatando che il vascello non aveva subito gravi danni, non ne ordinò l'immediato abbandono, permettendo così a tutti i passeggeri di trascorrere tranquillamente la notte a bordo nell’attesa che giungessero soccorsi dalla nave Sumatra, appartenente alla stessa compagnia di navigazione del Carnatic che si trovava nei pressi di Abu Nuhas. Durante la notte il vento cominciò a soffiare con maggiore intensità, formando ben presto onde alte che s’infrangevano con violenza contro le fiancate della nave. Lo scafo, non resistette a lungo alla furia del mare e il vascello si spezzò in due tronconi. La zona di poppa affondò subito trascinando con sé più di 20 passeggeri mentre la prua, rimase incastrata sulla sommità del reef per alcuni mesi, sino a quando una forte burrasca non la fece scivolare definitivamente alla base della barriera corallina.


PIANO IMMERSIONE

Il relitto del Carnatic è adagiato sulla fiancata di sinistra a -27 metri di profondità. Lo scafo dopo più di un secolo dall’affondamento, appare oggi molto corroso dal mare ma grazie alla ricca fauna sessile che ne riveste totalmente le sue strutture, si mostra ricco di colore e particolarmente interessante da punto di vista biologico. Durante una prima ricognizione si avrà una visione generale del relitto che metterà in risalto le possenti strutture ferrose dello scafo. Scendendo sulla zona poppiera orientata verso il largo, si notano gli ampi finestroni di forma rettangolare che davano luce al salone di prima classe. Il grande timone è ancora integro così come la poderosa elica a tre pale. Con un po’ di fortuna sotto il timone si potranno incontrare grosse cernie sapientemente nascoste. Dopo avere esplorato la poppa, ci si allontana dallo scafo per raggiungere quel che rimane dei due alberi appoggiati sul fondo, ci troveremo presto nella zona centrale del relitto, quella che cedette di schianto quella tragica mattina. Ben poco rimane di questa parte di scafo, soltanto alcuni resti che lasciano solo immaginare la sua struttura. Proseguendo si incontra la zona di prua che è invece relativamente integra nelle strutture principali mentre le assi che ne rivestivano i ponti sono ormai sparite formando larghe fenditure che permettono ai raggi del sole di filtrare e creare sorprendenti giochi di luce. Nelle zone più in ombra sono presenti nuvole di pesci vetro (glassfish) particolarmente suggestivi. All’interno delle stive sino a pochi anni fa erano ancora visibili le casse di legno contenenti le bottiglie di vino e quelle ovoidali di Soda Water sulle quali erano impressi i nomi dei porti di destinazione di Bombay e Calcutta. Purtroppo, l’insensata abitudine da parte di molti subacquei di prelevare souvenirs dai relitti, ha privato il Carnatic di uno degli aspetti più affascinanti della sua storia.

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