Khanka

Località Zabargad
Distanza dalla Costa 38 miglia
Tipo Nave cargo
Nazionalità Russia
Cantiere Stocznia Polnocna, Gdansk (Polonia)
Varo 1968
Data Affondamento metà anni ‘70
Causa Affondamento avaria ai motori
Lunghezza 73 metri
Larghezza 10,8 metri
Stazza 1,580 tonnellate
Propulsione motore
Motori 2 Zgoda / sulzer 6TD48 diesel 3.600 hp
Eliche 2 a 4 pale
Posizione assetto navigazione
Profondità minima e max. da 12 a 27 metri
Profondità max consigliata 27 metri
Visibilità da media a buona
Corrente bassa probabilità
Difficoltà media
Esplorazione Interni media
Interesse Storico basso
Interesse Biologico basso
Interesse Scenografico medio
Ora migliore mattino – ore centrali
Notturna no
Snorkelling si

NAVE

Costruito in Polonia nei cantieri navali di Stocznia Polnocna a Gdansk nel 1968 il Khanka è un cargo russo lungo 73 metri per 10,8 metri di larghezza con un pescaggio di 3,8 metri e una stazza di 1.580 tonnellate. Dotata di due motori Zgoda / sulzer 6TD48 diesel che erogavano una potenza di 3.600 cavalli per una velocità media di crociera di 13 nodi. Dal 1968 al 1974 vennero prodotti 28 esemplari con le medesime caratteristiche. L’equipaggio a bordo variava da un minimo di 41 tra ufficiale e marinai ad un massimo 120 membri in base al tipo di navigazioni che la nave doveva effettuare.


STORIA

Cargo di nazionalità russa affondato a metà degli anni settanta all’interno della laguna sud est dell’isola di Zabargad. Per anni il solo indizio che lasciava presupporre la presenza di un relitto erano le tre scialuppe di salvataggio arenate e rinvenute nelle insenature poste a nord est e a sud ovest dell’isola; non si trattava di rottami spinti dal mare ma di imbarcazioni in allumino di tipo inglese lunghe circa 7 metri e dotate di pompe di sentina manuali. Durante una ventosa giornata di settembre 1996, con le onde che si formavano all’interno della laguna, a tratti affiorava dalla schiuma un moncone ferroso, qualcosa di indefinibile ma che non aveva niente a che fare con l’ambiente del reef, un piccolo pezzo metallico che compariva e scompariva seguendo il flusso delle onde. Da lì al ritrovamento passarono pochi minuti e davanti agli occhi la sagoma del piccolo cargo adagiato sul fondo in perfetto assetto di navigazione con la prua rivolta verso il mare aperto. La prima sensazione osservando il relitto lascia supporre che si trovasse all’interno della piccola laguna in cerca di un ridosso e questo poteva verificarsi soltanto a causa di una avaria. Ipotesi successivamente avvalorata da una serie di particolari determinanti: la poppa apparve devastata da una enorme falla con le lamiere contorte che si aprono verso l’esterno, le gruette cala scialuppe disarmate, anche queste orientate verso l’esterno ed infine le catene delle ancore calate dalle cubie nel tentativo estremo di bloccare la nave nell’unico punto ridossato. Questi i dettagli che avvalorano l’ipotesi di un incidente a bordo che causava una avaria irreversibile ed infine l’affondamento. Soltanto da questi primi fotogrammi si intuiva il disperato tentativo di salvare la nave da parte del comandante e del suo equipaggio per poi arrendersi alla forza devastante di un mare in burrasca e di un reef che non lascia scampo, prima di lasciare che i flutti si rinchiudessero per sempre sullo scafo.


PIANO IMMERSIONE

L'immersione può essere effettuata con il gommone ormeggiato in prossimità del relitto sul quale è consigliabile immergersi nel primo pomeriggio grazie alle condizioni di luce ottimali; lunga circa 70 metri la nave è adagiata su un fondale sabbioso ad una profondità massima di -25 metri. Integra per tre quarti, presenta la zona di prua parzialmente divelta dal resto dello scafo e ruotata sul fianco sinistro a causa delle forti risacche. E’ consigliabile raggiungere direttamente la zona poppiera dove si potranno osservare le due eliche a quattro pale semisommerse nella sabbia e da qui, proseguendo lungo la fiancata destra, è ben visibile l’enorme falla provocata dal presunto scoppio. Raggiunta la prua, si risalirà sul ponte principale dove sono presenti quattro boccaporti semiaperti che conducono all'interno delle stive nelle quali si trovavano alcune casse contenenti materiale elettrico. Proseguendo oltre, si raggiungerà la plancia di comando dove è presente quel che resta del telefono di bordo, della stazione radio e dello spazio dove era posto il tavolo da carteggio. Proseguendo la visita verso poppa si attraverserà il ponte principale dove sono visibili due bighi di carico e diversi verricelli concrezionati da madrepore e alcionacei. Raggiunta la zona poppiera, si incontra sul lato destro il portellone d’accesso alla sala macchine nella quale è possibile accedere muniti di una torcia e muovendosi con estrema cautela in quanto è facile sollevare la fitta sospensione ferruginosa che riveste tutte le paratie. Conclusa l’immersione, si raggiungerà l’albero maestro posizionato nella zona centrale della nave e da qui si risalirà verso la superficie osservando l’intero relitto adagiato sul fondo.

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