Giordano Orsini

Località penisola di Abd el Kader - Dahlak
Distanza dalla Costa 500 metri
Tipo Nave torpediniera
Nazionalità Italia
Cantiere Odero - Sestri
Varo 1917
Data Affondamento 8 aprile 1941
Causa Affondamento autoaffondata
Lunghezza 73,5 metri
Larghezza 7,3 metri
Stazza 845 ton.
Propulsione 4 caldaie
Motori 2 turbine
Eliche 2
Posizione sconosciuta
Profondità minima e max. sconosciuta
Profondità max consigliata sconosciuta
Visibilità sconosciuta
Corrente sconosciuta
Difficoltà sconosciuta
Esplorazione Interni sconosciuta
Interesse Storico sconosciuta
Interesse Biologico sconosciuto
Interesse Scenografico sconosciuto
Ora migliore sconosciuta
Notturna sconosciuta
Snorkelling sconosciuta

NAVE

La Vincenzo Giordano Orsini venne impostata nei cantieri Odero di Sestri nel 1916 e varata l'anno successivo. Unità robusta di buone caratteristiche, apparteneva alla classe Giuseppe Sirtori, derivata dalla classe Rosolino Pilo. Secondo alcune fonti, nel 1920 i cannoni vennero sostituiti con i più recenti 102/45. In servizio nel 1917 come cacciatorpediniere, dal 1929 fu classificata torpediniera. Il dislocamento della Orsini era di 845 tonnellate che arrivava a 875 tonnellate a pieno carico. Il suo apparato motore era composto da 4 caldaie, 2 turbine che erogavano una potenza di 16.000 hp. per una velocità massima di 30 nodi. I serbatoi avevano una capacità di 160 tonnellate di nafta per una autonomia di 2.100 miglia a velocità media di 14 nodi. Disponeva inoltre di un armamento composto da 6 pezzi da 102/35 mm., 2 pezzi da 40/39 mm., 4 tubi lanciasiluri da 450  mm. e 10 mine. L'equipaggio della Orsini era composto da 78 tra marinai, sottufficiali e ufficiali.


STORIA

L’unità dipendeva dal Comando Marina di Massaua (capitano di fregata De Fraia) insieme alla gemella Acerbi che, colpita il 6 agosto 1940 da bombe durante un attacco aereo su Massaua ed  irreparabilmente danneggiata venne poi disarmata. Dopo nove mesi durante i quali fu impiegata soltanto per poche e brevi missioni costiere, l'Orsini, al comando del Tenente di Vascello Giulio Valente, ebbe tuttavia sorte meno triste di quella dei sei cacciatorpedinieri che avevano tentato l’ultima disperata sortita verso Port Sudan e Suez: infatti, prima di essere affondata dal suo equipaggio, questa torpediniera concorse con i suoi cannoni all'estrema difesa di Massaua e riuscì ad infliggere gravi danni al nemico. Il 7 e l’8 aprile 1941 la torpediniera, al sopraggiungere delle prime colonne blindate britanniche, aprì subito il fuoco contro-costa con i suoi pezzi da 102/45 e 40/39, rallentando la marcia delle truppe britanniche nei pressi di Embereni. Poi, esaurite tutte le munizioni, nella tarda mattinata dell’8 aprile il Comandante Valente ne decise l’autoaffondamento. Il capitano di corvetta Mario Pouchain, di Marisupao, al ritorno della prigionia scrisse nella sua relazione resa a Taranto il 18 gennaio 1945: «La torpediniera Orsini fu fatta affondare aprendo i kingston e rompendo alcuni tubi di macchina. Fu escluso l'impiego di ordigni esplosivi data la vicinanza della nave ospedale Ramb IV e dell'ospedale a terra. La nave si immerse dapprima lentamente; sbandó poi alquanto sulla dritta  quando entró acqua dagli hublots inferiori, quindi alzó la prora e si infiló con la poppa in circa 27 metri di fondo »
Al momento dell’affondamento l’unità si trovava su un fondale di una trentina metri, a circa mezzo miglio ad est della penisola di Abd el Kader, all'altezza del pontile del Comando  Marina di Massaua. Non risulta che il relitto sia stato recuperato o demolito.


PIANO IMMERSIONE

Non è mai stato localizzato il punto preciso dell'affondamento dell'Orsini in quanto è vietato immergersi in tutta l'area nei dintorni di Massaua.