Danilo Rezzolla

Danilo Rezzolla è nato a Foggia nel 1974, vive a Milano e fin da piccolo mostra un'innata passione per il mondo acquatico e per i suoi abitanti.
A 8 anni comincia a dedicarsi all'acquariologia e all'allevamento di pesci tropicali, nel 1992 acquisisce il suo primo brevetto subacqueo e comincia ad immergersi sempre più spesso per osservare da vicino i pesci e il loro ambiente.
Nel corso degli anni novanta, acquisisce brevetti professionali e comincia a lavorare come guida sub in diverse zone tropicali mentre il suo interesse si concentra sempre di più sugli squali. Nel 1999 si trasferisce a Genova e lavora presso l'Acquario di Genova nella Sezione Marino Tropicale dedicandosi all'allevamento e alla riproduzione di coralli duri e di alcune specie di pesci marini e nella Sezione Squali, dove comincia a specializzarsi sui Carcharhinidi e sulle tecniche d'allevamento in cattività. Nel 2000 si laurea in Scienze della Produzione Animale presso la facoltà di Medicina Veterinaria di Milano con una tesi sulle tecniche alimentari e l'allevamento in cattività dello squalo Pinna Nera (Carcharhinus melanopterus), contemporaneamente entra a far parte del Gruppo Ricercatori Italiani Squali e nel 2001 del Mediterranean Shark Research Group.



Dal 2001 al 2004 è responsabile scientifico del Fantasy World Aquarium dove si dedica soprattutto alla riproduzione in cattività di razze e squali ovipari. A partire dal 2003 intraprende una serie di viaggi studio in Sud Africa, affiancandosi al White Shark Trust nel corso di ricerche sulla popolazione di squali bianchi presenti intorno a Dyer Island e Geyser Rock. Nel 2004 filma presso Dyer Island il famoso brethching, il salto che gli squali bianchi compiono durante le loro attività di caccia alle otarie. Sempre nel 2004 si immerge per la prima volta senza gabbia con gli squali bianchi, durante attività di ricerca insieme al sudafricano Michael Rutzen. Tra ottobre 2004 e maggio 2005 effettua diversi viaggi in Sudan per studiare e filmare l'aggregazione degli Squali Martello (Sphyrna lewini) In Italia, al rientro da ogni suo viaggio studio, collabora con musei civici, enti pubblici, gruppi subacquei e diving center, al fine di organizzare conferenze in cui poter far conoscere la vera natura degli squali e smitizzare l'alone di terrore che circonda questi splendidi predatori del mare. Dal 2004 insegna presso la Società ittiologica Italiana.
Da febbraio 2006 è consulente unico per il "Minitalia Fantasy World Aquarium", dove sta curando la ristrutturazione dell'acquario pubblico e la costruzione di nuove vasche per un totale di circa 100.000 litri.   LA RICERCA 2003 Squali Bianchi in Sud Africa Il sogno di ogni appassionato di squali è senza dubbio quello di poter ammirare da vicino il grande Squalo Bianco, il prototipo del predatore. Nelle mie numerose immersioni, mi era capitato di osservare molte specie di squali, ma il bianco rimaneva un sogno, fino a quando nel settembre del 2002 decido di partecipare ad un viaggio studio in Sud Africa: lí sapevo esserci un gruppo di ricerca fondato da Michael Sholl che si occupa di studi di popolazione sugli squali bianchi presenti tra Dyer Island e Gyeser Rock. Infatti questi 2 isolotti a sud est di Cape Town sono abitati da una colonia di ben 60.000 otarie della specie Arctocephalus pusillus pusillus che costituiscono un'ottima fonte di cibo per gli squali bianchi. Tra febbraio e fine maggio, quando le giovani otarie cominciano ad essere indipendenti dalle madri, la presenza di squali si fa numerosa e le possibilità di attività di ricerca si fanno più interessanti. Con la collaborazione dell'amico Primo Micarelli, direttore dell'Acquario dell'Argentario e di Mauro Solari, esperto in riprese subacquee, a fine marzo del 2003 mi sono recato in Sud Africa, nella cittadina di Gansbaai: da qui ogni mattina, a bordo di piccole imbarcazioni, ci recavamo al porticciolo di Kleinbaii per dirigerci a Gyeser Rock. Durante le attività di ricerca gli squali bianchi venivano attirati alla barca per poterli classificare e quando possibile, marcare.



L'osservazione quindi avveniva dalla barca o direttamente in acqua, grazie all'utilizzo di piccole gabbie d'acciaio. Il programma di ricerca del White Shark Trust ha come scopo determinare il sesso, l'età e il numero di esemplari che durante l'anno transitano lungo queste coste e tramite foto-identificazione della pinna dorsale, stabilire se e con quale frequenza gli esemplari ritornano intorno a Gyser Rock. Durante un'intera giornata, intorno alla imbarcazione possono alternarsi anche fino a 20 esemplari diversi, che misurano mediamente tra i 3 e i 5 metri. Capita anche di osservare animali giovani, (< 2 mt) caratterizzati da un comportamento molto frenetico: la loro pericolosità è paradossalmente superiore a quella di esemplari più grossi, solitamente più guardinghi nell'avvicinarsi alla barca e alla gabbia. Tra febbraio e maggio, in queste zone del Sud Africa, le correnti dell'Atlantico si scontrano con quelle del Pacifico, causando un rimescolamento dei materiali organici presenti sul fondale: la visibilità è quindi ridotta a pochi metri (tra 2 e 6 metri), mentre la temperatura si mantiene intorno ai 12 °C. Per chi volesse quindi vedere gli squali bianchi, il Sud Africa resta senza dubbio il sito di maggior interesse.   Sud Africa 2004 Il viaggio in Sud Africa del 2003, oltre a permettermi per la prima volta di osservare e filmare lo squalo bianco, ha generato un'amicizia sia con Michael Scholl, capo dei ricercatori, che con Michael Rutzen. Quest'ultimo ha maggiormente colpito la mia curiosità perché la sua conoscenza degli squali è molto "pratica", basata infatti su decenni di esperienza diretta e di vita quotidiana trascorsa con questi animali. Rutzen infatti fino alla fine degli anni 80 era un pescatore, abituato a lavorare in un tratto di Oceano Atlantico ricco di squali: trascorrere intere giornate con lui è stato quindi particolarmente interessante perché le sue idee e le sue teorie sull'etologia del bianco sono assolutamente inedite. Così l'anno seguente, ad inizio aprile del 2004, sono ritornato in Sud Africa con due scopi: filmare il brethcing e immergermi con il bianco senza gabbia. Il bretching consiste nel trainare in un determinato tratto di mare tra Dyer Island e Geyser Rock, (la cosiddetta Shark Halley), una sagoma a forma di otaria, con l'intento di provocare lo spettacolare salto che gli squali bianchi fanno quando cacciano questi mammiferi marini che nuotano in superficie. La cosa però risulta alquanto complicata perché si devono combinare una serie di fattori meteo-marini affinché gli squali attuino questa metodica di caccia. Grazie all'esperienza di Rutzen e a diverse mattinate trascorse con un occhio alla sagoma dell'otaria e l'altro alla videocamera, finalmente alle 6.20 del 2 aprile 2004 sono riuscito a vedere e filmare uno splendido "salto" di squalo bianco. L'altra cosa di cui Michael mi parlava era la possibilità di immergermi senza gabbia: questa è una pratica che lui esegue ormai da diversi anni e il suo intento è quello di dimostrare che anche gli squali bianchi possono essere avvicinati senza l'ausilio di protezioni e che la curiosità è il loro unico stato d'animo di fronte al sub. Tutto ciò ha ovviamente una componente di rischio, ma il desiderio di avvicinare il bianco in acque libere e la fiducia in Michael mi hanno portato il 6 aprile ad immergermi senza gabbia.



Nelle mie numerose immersioni non mi era mai capitato di sentirmi in ansia e vulnerabile come in quell'occasione, visto anche che la visibilità era di circa 3 metri, ma trovarsi a pochi passi da uno squalo bianco di oltre 5 metri è stata una sensazione fantastica!   2004 Squali grigi in Sudan Durante i viaggi studio in Sudan, mi sono dedicato anche ad un gruppo di squali grigi (Carcharhinus amblyrhincos) presenti nel reef di Sha 'ab Rumi avvicinandoli, filmandoli e prendendo nota delle caratteristiche morfologiche.
Tali attività sono servite oltre che per ricerca sulla popolazione, anche come parte teorica di una serie di corsi monografici sugli squali che svolgo durante le crociere.
Il corso è costituito da 4 lezioni sulla biologia, la fisiologia e l'etologia degli squali e da una parte teorico-pratica che illustra le corrette metodiche di avvicinamento e di comportamento in immersioni in presenza di squali.
Lo scopo principale, oltre a quello didattico di illustrare le caratteristiche biologiche dei pesci cartilaginei, è quello di sensibilizzare il più possibile i subacquei alla salvaguardia degli squali e del loro ambiente.   2006 Squali martello in Sudan Alla fine di gennaio 2006, mi sono nuovamente recato in Sudan, per osservare i grandi branchi di squalo martello (Sphyrna lewini): il periodo di mio interesse è sempre fine gennaio, mese in cui iniziano ad essere presenti le forti correnti provenienti da sud. Tali correnti diminuiscono ovviamente la visibilità, che si aggira mediamente intorno a 25-30 metri, ma mutano notevolmente il comportamento degli squali:essi infatti appaiono assolutamente intenti a "godersi" la corrente, tanto da risultare indifferenti alla presenza dei subacquei. A questo viaggio studio, hanno partecipato 5 appassionati, che hanno seguito il "III° Corso Monografico sugli Squali" e che si sono immersi con me per osservare le grandi aggregazioni di squali martello. La crociera ha seguito l'itinerario Nord, ed in particolare siamo rimasti per diversi giorni presso il reef di Angarosh (che in arabo significa "Madre degli squali"): durante le immersioni, raggiunta la punta del reef, attendevamo il gruppo di squali martello, rimanendo vicino al pianoro ad una profondità di circa 30 metri.
L'arrivo del branco è sempre preceduto da un esemplare che svolge la funzione di controller: questo, solitamente un grosso maschio, si avvicina sino ad un paio di metri dai sub, per poi tornare verso il mare aperto. Dopo poco, in totale tranquillità, appare il gruppo di squali martello che, in base all'intensità della corrente, si avvicina al reef fino a passare a pochi metri dal pianoro.Molto spesso accade che il branco di martello, incuriosito, venga incontro ai subacquei, girandogli intorno, per poi allontanarsi e sparire nel blu.
Anche in queste occasioni, gli animali denotano una totale calma e una spiccata curiosità verso i subacquei: le uniche accortezze, al solo fine di non spaventarli, sono di non nuotargli rapidamente incontro e di evitare l'uso eccessivo dei flash.
Come per il viaggio studio del 2005, anche quest'anno abbiamo avuto la possibilità di osservare gli Sphyrna lewini in ogni immersione, soprattutto presso i reef di Angarosh, Abington reef e Sha'ab Rumi

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