Suakin

I Tolomei la chiamavano Evangelon Portus ovvero “il porto della buona sorte”, questo nome venne citato per la prima volta dal geografo Tolomeo (II secolo), ma la storia vera di Suakin ha inizio solo dopo la nascita dell’Islam e la conquista di Siria e Egitto da parte degli Arabi nel 641 d.c. Nell’anno 1255 la città cade sotto il diretto dominio dell’Egitto e in questo periodo Suakin viene descritta come un piccolo villaggio abitato da nativi della tribù Hameg; da questo momento fino ai primi del ‘900, l’antico Evangelon Portus sarà il principale porto egiziano della costa africana del Mar Rosso. “Tutta l’isola è una città e tutta la città è un’isola”, questa fu la descrizione di Suakin fatta nel 1510 dal comandante di vascello portoghese Juan de Castro, il quale, approdando in quello che all’epoca era già considerato uno dei porti più importanti dell’Africa, la paragonò addirittura a Lisbona. Dal 1516, anno della conquista di Suakin da parte dell’esercito turco, la città fu quasi sempre sotto la dominazione ottomana. I turchi ne ampliarono il porto e vi costruirono splendide abitazioni.

Nel 1629, Suakin servì ai Turchi come base per l’invasione nello Yemen, in quello stesso periodo vennero costruite alcune delle dimore più belle e rappresentative della città, come le abitazioni dei mercanti turchi Khorshid Effendi e Shennawi Bey, entrambi facoltosi mercanti turchi. Tra il 1700 e il 1800 gli Ottomani continuarono ad esercitare il proprio domino sulla città ma i loro metodi severi e repressivi e le pesanti tasse imposte sulle merci provenienti dalle Indie, li posero in una posizione precaria; a ciò si aggiungeva l’azione della pirateria e la scoperta della nuova rotta del Capo di Buona Speranza, che permetteva alle navi di evitare il transito attraverso il Mar Rosso; tutto questo fu tra le cause del lento ma inesorabile declino cui Suakin andò incontro. I due secoli di dominazione ottomana portarono la città ad un progressivo declino culminato con la caduta dell’impero turco e al conseguente abbandono delle zone controllate. Nel 1865 Suakin passò sotto il controllo dell’Egitto, che nel frattempo era diventato uno Stato autonomo. In previsione del traffico commerciale indotto dall’apertura del nuovo canale, che avrebbe messo in comunicazione il Mar Rosso con il Mediterraneo, gli egiziani individuarono in Suakin un porto strategico, trattandosi dell’unico porto situato nella zona centrale del Mar Rosso. La città tornò ad essere il crocevia di tutto il commercio tra l’Egitto e l’India, l’Abissinia, l’Arabia e lo Yemen; acquisì inoltre, ulteriore importanza quando i pellegrinaggi verso la Mecca si rivelarono un lucroso affare per le compagnie di navigazione locali. Nei cinquant’anni successivi le imprese egiziane svilupparono al massimo le dotazioni e il ruolo strategico del porto, che crebbe notevolmente assumendo una posizione di grande importanza. A partire dal 1866 Mumtaz Pasha divenne primo governatore del porto e in questo periodo la città subì un cambiamento radicale, che si riflettè anche nella costruzione di nuove abitazioni e nell’ingrandimento e nella ristrutturazione di altre.

Nel 1869, fu aperto il Canale di Suez e il mar Rosso diventò la via più diretta e, naturalmente, più frequentata per raggiungere le Indie orientali dal vecchio continente; le navi trasportavano direttamente i prodotti europei della metallurgia e dell’industria tessile, nonché derrate alimentari, e caricavano al ritorno avorio, gomma arabica, caffè, piume di struzzo, sete, cotone e pellami. Il commercio più prospero restava, tuttavia, quello degli schiavi, di cui si rifornivano i mercati del Cairo, di Costantinopoli e dell’Arabia. Nel 1883 Osman Digna denominato “ il Mahdi” ossia colui che è ben guidato (da Dio)”, organizzò le proprie truppe con contingenti locali e, dopo un susseguirsi di vittorie e sconfitte, nel 1885 vinse l’esercito inglese comandato dal generale dal generale Gordon in una furiosa battaglia nei pressi di Khartoum.. Il tempo di rinforzare le proprie truppe con nuovi contingenti arruolati direttamente dalla popolazione locale, Osman Digna riprende i combattimenti e assedia Suakin. Nel 1885, Khartoum e il generale Gordon caddero di fronte ai ribelli. Di fronte alla minaccia di un nuovo attacco a Suakin da parte dei ribelli mahdisti il Colonnello Kitchener decise di rinforzare le difese della città facendo costruire attorno al villaggio di El Geif, cortina muraria in mattoni, presidiata da sei fortini, per il controllo dell’unica imponente porta da cui si poteva entrare in città. Queste opere murarie sono ancora visibili, anche se parzialmente in rovina, e ancora oggi rappresentano il punto d’ingresso alla città di Suakin. In questo modo lo stato maggiore Inglese, installato nella Muhafaza, cercò di riorganizzare una rotta commerciale sicura verso l’interno del paese, poco prima della caduta definitiva di Osman Digna avvenuta nel 1897. Suakin riprese così il suo ruolo stabile di grande città portuale e divenne governatorato della nuova provincia del Mar Rosso.

Tuttavia, di fronte allo sviluppo della marina mercantile, il porto avrebbe ben presto rilevato tutte le sue carenze. Era, infatti, di accesso piuttosto difficile e non poteva accogliere molte navi il cui numero, al contrario, aumentava costantemente grazie alla propulsione a vapore, e al prosperare dei traffici; in città, inoltre, la mancanza di acqua e di spazi dove alloggiare i mercanti e i funzionari che gravitavano intorno al porto e alle connesse attività commerciali era ancora più sentita e si sarebbe rilevata determinante per il destino di Suakin. Si sognava, intanto, di riorganizzare la città ristrutturando tutte le abitazioni e costruendo un nuovo quartiere residenziale all’entrata della marsa (la profonda insenatura creata da un antico torrente), e veniva progettata la costruzione di una ferrovia che collegasse la città all’interno del paese; ma in seguito al rapporto del colonnello Kennedy steso nel 1904 su questi grandi progetti, emerse l’ipotesi di costruire una nuova città e un porto più efficiente nella località di Marsa Sheick Garbut, situata trenta miglia più a nord di Suakin. Gli inglesi optarono alla fine per questa seconda ipotesi, che portò alla costruzione di Port Sudan intrapresa già nel gennaio del 1905 e completata qualche anno più tardi.Ancora per qualche tempo Suakin continuò ad attrarre i commerci, soprattutto per la resistenza di molti mercanti arabi ad abbandonare la città, a causa del forte legame col passato e la tradizione, tanto cari alla cultura mussulmana. Le comunicazioni con Port Sudan, avvenivano via telegrafo ma la chiusura della Banca Nazionale, avvenuta nel 1922, e il trasferimento della Telegraph Company a Port Sudan, convinsero alla fine le grosse famiglie a trasferirsi definitivamente. Suakin era troppo vicina a Port Sudan per competere come porto e troppo lontana per diventarne la periferia. L’isola si trasformò rapidamente in una città fantasma, perdendo sempre più rapidamente i segni dello splendore che l’avevano contraddistinta sino ad allora.L’illimitata vanità umana non immaginava che un giorno il mare e il vento avrebbero ripreso possesso di questa fantastica città scolpita come un gioiello sulle rive del Mar Rosso.

ORIGINE DEL NOME
Sono molte le leggende fiorite intorno al nome di Suakin, ma ancora oggi, se si domanda ad un sudanese l’origine di questo nome, la risposta è univoca: si racconta di “sette vergini che soggiornando una notte di luna piena sull’isola dove nessun uomo aveva accesso ma rimasero misteriosamente incinte, questo avvenne per virtù degli spiriti (ginn in arabo)”, da cui il detto “assieme agli spiriti” che in arabo si dice “sawa ginn” da qui il nome Suakin.

SUAKIN OGGI
La costa del Sudan, è caratterizzata da una serie di insenature denominate in arabo marse, anse profonde che si incuneano nel deserto formando veri e propri porti naturali che, fin dai tempi antichi costituivano un rifugio per le flotte dei pescatori. La città vecchia sorge su una piccola isola posta all’interno di una profonda marsa collegata al mare da un canale lungo quasi due miglia e difficilmente individuabile; la baia è protetta da tutti i venti ed è pertanto un approdo molto sicuro per tutte le imbarcazioni che avranno il privilegio di raggiungerla via mare. Scoprendo questo luogo dalle caratteristiche naturali così straordinarie, i mercanti ne colsero immediatamente la valenza strategica e seppero valorizzarla al massimo insediandovi una città portuale. I latini lo chiamavano “genius loci” vale a dire l’intelligenza del luogo ossia la capacità dell’uomo di sfruttare un territorio in base alla sua collocazione, in questo caso i mercanti individuarono il posto ideale per costruire una città e un porto. La sensazione che provano oggi i naviganti dopo avere percorso il lungo canale d’accesso è paragonabile a quella che si proverebbe arrivando dalla laguna e trovandosi di fronte ad una immaginaria Venezia inghiottita dal tempo e dagli eventi. Arrivando a Suakin via terra si incontra sulla propria strada al-Geif, ossia la “città dei poveri”, situata lungo la costa; è il luogo dove ancora oggi vivono gli abitanti di Suakin. Al-Geif è costituito da piccole abitazioni costruite con mattoni di fango essiccato, dentro le quali la vita continua a scorrere secondo ritmi antichi, lenti e monotoni. La città oggi è anche il punto di sosta delle carovane di beduini Rashadia che attraversano il paese per raggiungere i mercati dell’Eritrea dai quali preleveranno i cammelli che verranno poi rivenduti al mercato del Cairo. Il piccolo mercato colorato è quanto di più caratteristico offra il villaggio: sgargianti tessuti multicolori e oggetti di artigianato locale, in terracotta, possono essere acquistati sulle piccole bancarelle; con un po’ di fortuna, entrando in contatto coi più anziani, si possono ancora acquistare gioielli originali, come bracciali e collane, ultime testimonianze di una ricca tradizione e di un prospero passato. La Jazirah, che in arabo significa isola, su cui sorge l’antica città, può essere raggiunta percorrendo l’istmo artificiale che la collega a terra. Per entrare si varca la Gordon’s Gate, la porta fatta costruire dagli inglesi nel 1877, e solo dopo averla attraversata ci si rende conto dello stato di degradazione in cui si trova oggi Suakin. Poche mura ancora in piedi e la moschea, situata esattamente nel centro dell’abitato, sono le ultime testimonianze del suo passato. Delle abitazioni di mercanti turchi rimangono ancora visibili alcune parti delle case di Khorshid Effendi e Shennawy Bey, dove un tempo si discutevano i commerci e si ammucchiavano le merci di tutto il mondo conosciuto. Quello che per molto tempo fu considerato il più importante porto del Mar Rosso vive ora di piccoli traffici interni; poche feluche di pescatori e gli ultimi esemplari di sambuchi ancora in circolazione sono quanto rimane di un’antica fierezza marinara. L’attuale realtà di Suakin è quella descritta dallo studioso Eric Hansen, che già nel 1972 scriveva: “Alla caduta delle prime piogge, ho potuto constatare quotidianamente il collasso delle costruzioni. Tra pochi anni non ci sarà più niente” Da allora sono trascorsi quasi trent’anni e Suakin continua a sgretolarsi sotto i piedi di chi ha la fortuna arrivarci e passeggiare lungo le sue strade. La sola vera testimonianza indelebile dello splendore di Suakin rimangono i colori che tingono i suoi muri all’ora del tramonto: la città si accende d’oro e per un attimo si ha la sensazione che tutto il mondo ruoti ancora attorno alla Jazirah. Ma il suo cuore, purtroppo, ha smesso di battere ormai da molto tempo.

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