Sanganeb

I fari sono segni dell’uomo in mezzo al mare; hanno una loro personalità, sono diversi uno dall'altro nel loro aspetto esteriore, sono collocati in posizioni strategiche, su dirupi rocciosi, su piccole isole semideserte, su basse coste frastagliate, ma sopratutto la loro luce è diversa. Ogni faro ha un suo segnale ben preciso, ed è in base a questo segnale che viene riconosciuto dal navigante che cerca la via nella notte. Lampo, eclissi, eclissi lampo ..... così all'infinito. I fari sono monumenti antichi, molti risalgono ad epoche lontane, i più recenti sono stati costruiti nei primi anni del 1900 ed hanno quindi già più di cent'anni, ma, sopratutto, i fari non verranno più costruiti, non ce ne saranno mai dei nuovi, sono quindi il ricordo di un'epoca passata che non tornerà più. I fari sono stati d'animo. Possono essere (anzi potevano, prima della loro progressiva ed ormai totale automazione) inferni con la loro solitudine e paradisi per gli animali dalla quiete totale. La storia dei fari e della navigazione vanno di pari passo.



POSIZIONE
Da qualsiasi rotta si raggiunga il faro di Sanganeb l’emozione sarà grande, perché il colore dell’acqua che circonda il faro e la sua piattaforma è unico e incomparabile. Racchiuso all’interno di una doppia laguna, che si estende per tre miglia in direzione nord disegnando in mare aperto un vero e proprio porto naturale, l’atollo dispone di una passe segnalata da due beacon che si apre sul versante ovest e che consente l’entrata ai natanti. Il faro di Sanganeb è situato sulla direttrice che collega il canale di Suez con lo stretto di Bab al Mandab; posizionato 18 miglia a nordest di Port Sudan il faro è una indispensabile guida alle trafficate rotte di navigazione del Mar Rosso verso Port Sudan e il suo fascio luminoso può essere osservato a oltre venti miglia di distanza. Lo spettacolare atollo che racchiude il faro si sviluppa verso nord per una lunghezza di 3,5 miglia ed è costituito da una enorme laguna circondata da barriera corallina affiorante che è a sua volta divisa in due parti: la laguna interna e quella esterna; quest’ultima occupa la parte sud dell’atollo ed è separata dalla prima da una serie di teste di corallo poste proprio al centro. Il passaggio al suo interno è praticabile soltanto con imbarcazioni a basso pescaggio dato che il fondale in questo punto varia dai 2 ai 4 metri di profondità. La laguna interna di Sanganeb rappresenta un ottimo ridosso da tutti i venti e soprattutto un ottimo ancoraggio. Il mare all’interno è sempre calmo grazie alla barriera corallina che smorza il vento da nord. Dall’alto del faro tutte le cose assumono una dimensione surreale, ma Sanganeb è una sensazione veramente vicina al sogno.  Dal terrazzo posto in cima al faro ci si rende conto dell’unicità di questo luogo: l’acqua ha il colore dello smeraldo e dello zaffiro, il nostro sguardo abbraccia l’intero panorama che si estende verso nord, disegnando in mare aperto un vero e proprio porto naturale. Il reef costituisce una barriera frangiflutti e la laguna interna è un mare protetto che accoglie naviganti, pescatori e branchi di delfini. Le luci del tramonto rendono questo luogo ancora più affascinante e spettacolare.

STORIA
Installato dagli inglesi nel 1938, il faro era inizialmente costituito da una serie di tralicci di ferro fissati su una piattaforma di cemento che ne reggevano la lampada; il faro venne completamente ristrutturato nel 1955 allorché insieme alla torre furono costruiti gli alloggi per i faristi, diversi magazzini e un laboratorio di biologia marina, utilizzato dall’università di Khartoum in collaborazione con l’università inglese di Cambridge. Per diversi anni, durante il periodo della colonizzazione inglese in Sudan, a Sanganeb si riunivano gruppi di studio delle reciproche università per analizzare l’enorme patrimonio biologico racchiuso in queste acque. Nel 1983, in seguito al colpo di stato, il laboratorio venne definitivamente chiuso e mai più riaperto. Intanto Sanganeb si faceva conoscere al mondo, oltre che per la sua bellezza “di superficie”, anche e soprattutto per la sua bellezza “profonda”, ossia per quello che custodisce nei suoi fondali.

STRUTTURA DEL FARO
La piattaforma principale che costituisce la base del faro è costruita in getto di cemento e appoggiato direttamente sullo zoccolo corallino con la base di forma ottagonale con lati di 17 metri e si sviluppa su un’area totale di 450 mq. Il corpo principale è costituito da una costruzione in pietra granitica con pianta rettangolare sviluppata su due piani alla quale è addossato il faro costruito anch’esso in blocchi di granito con un diametro di 10 metri alla base per una altezza di 55 metri. All’interno del faro una scala a chiocciola in ferro battuto composta da 268 scalini permette di raggiungere la sommità dove si trova l’apparato illuminante. Questa costruzione vanta grandi spazi interni adibiti alle abitazione dei faristi e a locali magazzino, materiali di manutenzione de faro, oltre che ad una grande camerata situata al piano superiore. Dalla base del faro partono due lunghi pontili che si protendono in direzione nord e in direzione sud; il primo ???costruito con setti di blocchi granitici con interasse di circa 5 metri e assito in legno si estende verso la laguna interna per una lunghezza di 170 metri e una larghezza di 2,30 metri. Il secondo pontile si estende a sud ed è adagiato su pali di cemento verso il mare aperto superando la barriera corallina con una lunghezza di 150 metri per una larghezza di circa 2 metri. Attrezzato con rotaie il pontile era una volta adibito a carico e scarico per i materiali di rifornimento. Lungo questo pontile scorrono le tubature di approvvigionamento di acqua e carburante, lo stato di manutenzione del primo può essere considerato discreto, mentre il secondo presenta segni di degrado. Il faro è stato elettrificato nel 1984 e da allora la squadra dei faristi è stata ridotta a un massimo di quattro uomini con turni quindicinali. La corrente elettrica è prodotta da due generatori, uno esclusivo per il funzionamento del faro e il secondo per i servizi e di rispetto.


FRESNEL
La storia dei fari è legata indissolubilmente a Agustin Fresnel (1788-1827). Prima di lui i fari venivano alimentati da torce imbevute d'olio di balena, o in seguito, dal petrolio o da qualunque altra cosa di combustibile, i fari erano visibili soltanto quando ormai ci si trovava nei paraggi e talvolta era troppo tardi. Qualche progresso ci fu all'inizio del 1700 con le lampade riflettenti ma occorre attendere Fresnel, diplomatosi al Politecnico a 16 anni, premiato nel 1819 per i suoi studi sulla riflessione. Studi che approfondirà quando fu chiamato a prender parte alla commissione dei fari francesi e che ideò e realizzò un riflettore parabolico con grandi lenti di vetro. La lente messa in opera a Corduan (nel 1823) sorprese per la distanza cui rifletteva la luce dello storico faro. Da allora non vi sono stati, nella riflessione della luce e nella tecnologia, sostanziali miglioramenti. I fari continuano a funzionare con la lampada di Fresnel, se pur i più moderni sono alimentati da gas illuminanti.

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