Brother Islands

Brothers’ in inglese, El Akhawain in lingua araba, ovvero “I fratelli, cosi vengono chiamate queste microscopiche isole situate 60 chilometri ad est del paese di Quseir. L’origine del loro nome è molto semplice: si tratta di due piccole isole collocate in mezzo al Mar Rosso tra Egitto e Arabia Saudita. Le isole sono poco più di due ciclopiche colonne calcaree che si elevano da una profondità di circa 900 metri per innalzarsi non più di 10 metri oltre il livello del mare. La struttura geologica delle Isole Brothers’ è di formazione corallina fossile con il cappello composto da un substrato di roccia vulcanica.
La Big Brother è di forma oblunga orientata da Nord Ovest a Sud Est, lunga 600 metri per circa 40 metri di larghezza. Le isole sono totalmente prive di vegetazione e non esistono lagune e spiagge. Una piccola cintura madreporica le avvolge tutt’attorno.

A differenza delle altre isole del Mar Rosso, alle Brothers’ non c’è nessun ridosso e quindi in condizioni di mare grosso non esistono ormeggi garantiti per le imbarcazioni. L’unica possibilità d’accesso è attraverso un vecchio pontile in legno che dall’isola grande si protende lungo tutto il reef. Nell’antichità le isole Brothers’ vennero raggiunte dagli egiziani nella speranza di scoprirvi giacimenti di pietre preziose o altri minerali dopo avere perlustrato e sfruttato tutte le isole e coste del Mar Rosso. Dai primi anni del XX secolo l’incremento del traffico lungo le coste del Mar Rosso fu tale da consentire lo sviluppo di porti industriali in città come Gibuti, Port Sudan, Aqaba, Suez e Port Said. Ed ecco rispuntare il vivo interesse nei confronti delle Brothers’ Islands.
Lo stretto di Gobal, localizzato molto più a nord delle Brothers’ è disseminato di relitti di antichi piroscafi e moderne navi arenatesi sugli infidi bassi fondali che lo caratterizzano. Dopo l’apertura del Canale di Suez avvenuta l’11 settembre 1869 una numero impressionante di navi incominciò a solcare questo insidioso tratto di mare, la maggior parte di queste erano navi inglesi dirette alle colonie di stazza in India. Il commercio con l’India e gli stati europei aumentò considerevolmente tanto che dalle 5.795 tonnellate di merci italiane registrate dal bollettino consolare nell’anno dell’apertura del canale, si passò, nel 1878, alle 58.457 tonnellate. Per fornire una maggior assistenza ai convogli, l’impero britannico dal 1880 istituì una serie di postazioni che garantissero la massima sicurezza nella navigazione, tra questi il vecchio e glorioso faro edificato sulla Big Brother (vedi 1° foto a sinistra). Furono proprio gli inglesi, nel decennio 1880/90, ad organizzare lungo tutta la rotta del Mar Rosso una fitta rete di fari e fanali che potevano essere seguiti uno dopo l’altro in sequenza con il preciso intento di fornire assistenza, specialmente in ore notturne, alle navi che solcavano quelle acque. Fu con l’apertura del canale di Suez, che iniziò la costruzione del faro, realizzato dai prigionieri egiziani che utilizzarono le pietre recuperate sull’isola e le tagliarono in blocchi da 1,30 metri di base e 65 centimetri d’altezza.


Alto 36 metri il faro venne eretto nel 1882 dagli inglesi allora colonizzatori di gran parte della costa occidentale del Mar Rosso poiché queste acque stavano diventando le più navigate del mondo. Il fascio luminoso del faro veniva emesso attraverso la fiamma di una lampada a kerosene accesa grazie a una pompa a mano. Ogni 4 ore bisognava alimentare di kerosene il serbatoio ormai in via d’esaurimento. Questa spettacolare lente produceva la potenza di 5.000 candele ed era costituita da una lampada la cui flebile luce veniva amplificata dall’efficiente sistema di lenti di Fresnel che rendevano visibile il fascio luminoso sino a 17 miglia di distanza. La rotazione del complesso sistema ottico dal peso superiore a una tonnellata, dipendeva da un perfetto meccanismo costituito da funi e contrappesi che salivano e scendevano all'interno del faro per tutta la sua lunghezza e venne realizzato dalla Chance Bros di Birmingham. La lente di Fresnel era composta da 4 lenti circolari e impiegava 16 secondi per compiere il giro completo mentre i raggi emessi avevano una durata di 4 secondi all’orizzonte. Questo affascinante sistema di contrappesi, funzionò perfettamente fino al 1994 anno in cui venne soppiantato da un sistema più moderno ed efficace perdendo però il suo fascino ma garantendo maggiore sicurezza alle migliaia di navi che ogni anno transitano in questo tratto di mare. Fino ai primi anni ’90 sull’isola non esisteva corrente elettrica e le dotazioni disponibili erano poche e vecchie come lampade a petrolio, telescopi e carabine. Le comunicazioni venivano effettuate utilizzando un vecchio trasmettitore Morse alimentato da batterie di automobile ma erano più le volte che non funzionava di quelle che funzionava. Il trasmettitore era lungo 4 metri per 2 di larghezza.
Cinque persone vivevano costantemente sull’isola: il responsabile del faro e i suoi quattro assistenti. Il loro compito era quello di attivare il faro al tramonto, alimentarlo ogni 4 ore e spegnerlo all’alba. Le persone facevano turni di tre mesi sull’isola e uno di vacanza oppure potevano fare turni da nove mesi e tre di vacanza. Gli approvvigionamenti erano rari e molto poveri: pane e poco più, mentre l’unica risorsa certa veniva dal mare. Grazie al molto tempo a disposizione, l’unico passatempo era quello della pesca.


L'isola minore,  situata a circa mezzo miglio dalla “sorella maggiore”, ha anch’essa un profilo piatto ma è di forma più circolare, con diametro non superiore ai 50 metri. Sotto il profilo subacqueo le due isole, costituiscono una delle zone d’immersione più esclusive e straordinarie del Mar Rosso, capaci di non deludere le aspettative dei subacquei più esigenti. Questa straordinaria conformazione e la localizzazione della Brothers’ in mare aperto, in un punto molto distante dalle coste, ne fanno un’oasi di vita corallina e l’unico rifugio per le specie ittiche in un tratto di mare vasto centinaia di miglia. Oltre ai due fantastici relitti del Numidia, posto sulla punta nord e il relitto dell’Aida situato sulla punta ovest della Big Brother, il suo  habitat sottomarino  è straordinario; le pareti sommerse cadono verticali nell'abisso e mantengono la promessa di eccezionali incontri con i grandi signori del mare aperto. Tanto più che la posizione di queste isole non consente il loro inserimento nei classici itinerari per subacquei; si preserva così per cause di forza maggiore uno degli ambienti sommersi più affascinanti del Mar Rosso egiziano. A ciò si aggiunge l’azione di tutela operata attraverso l’istituzione, avvenuta nel maggio del 1998, di un Parco Marino comprendente le isole Brothers’, Daedalus Reef e l’isola Zabargad. L’intero perimetro sommerso delle  isole è un incessante susseguirsi d’anfratti, grotte e pareti che si perdono nel blu, dove si possono incontrare: squali, mante, grossi tonni, barracuda ed altri pelagici. La bellezza dei fondali delle Brothers’ non è data solamente dalla facilità con cui si può osservare da vicino questi straordinari animali ma un altro affascinante spettacolo è offerto anche dalla ricchezza di colore che anima ogni più piccolo spazio del reef, grazie alla straordinaria concentrazione di alcionari, gorgonie e corallo nero che rendono questo ambiente sommerso tra i più belli di tutto il Mar Rosso.


Dal 1994 la vecchia lente è stata soppiantata con una lampada elettrica che produce 4 lampi ogni 16 secondi con un fascio luminoso visibile a oltre 17 miglia di distanza. L’isola ha perso parte del suo fascino a discapito di una minore manutenzione e di un sistema operativo più tecnologico. Oggi la vecchia lente giace ormai in disuso in qualche angolo del faro mentre le vecchie abitazioni costruite anche loro con blocchi di pietra ricavata dall’isola, sono oggi dei blocchi di cemento anonimi ma salendo sull’isola e percorrendo i quasi duecento scalini che portano in cima al faro non si può non pensare al suo passato e allo spettacolare scenario che si ammira da questa posizione.
Osservando l’atlante geografico nel tratto di mare compreso tra il Corno d’Africa nel Golfo di Aden e l’isola di Socotra, troviamo anche lì due microscopici punti chiamati El Akhawain. Si tratta di due isole sotto la giurisdizione Yemenita.

   

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