SOGNI, DELFINI E EMOZIONI

Alcuni mesi prima di partire avevo fatto un sogno.
Mi trovavo in acqua con altre persone, pronti per immergerci, quando improvvisamente venivamo circondati da un grande branco di delfini, che nuotavano intorno a noi con curiosità e senza il minimo timore. Io ero stupefatta ed estasiata dalla straordinarietà dell'evento, ma ancora non era nulla: incredibilmente un delfino mi si avvicinava, mi abbracciava (nel frattempo la mia parte logica, vigile anche nel sogno, si chiedeva come ci riuscisse, pur non avendo braccia) e partiva a tutta velocità, portandomi a spasso per il vasto oceano e regalandomi una fantastica sensazione di libertà e divertimento che mi era rimasta addosso anche dopo il risveglio.

Senza scomodare sofisticate interpretazioni psicanalitiche, mi era sembrato un sogno molto poetico, rivelatore di un mio momento di ottimismo e serenità; certo però non mi sarei spinta fino a considerarlo profetico....Con uno slogan poco originale, adesso posso invece dire che le isole dall'impronunciabile nome di Revillagigedos, più note come Socorro, sono il luogo dove i sogni possono realizzarsi. Abbiamo infatti davvero nuotato con branchi enormi di delfini, abbiamo fatto capriole e piroette insieme a loro, ci siamo scambiati sguardi che ci piace pensare fossero di simpatia reciproca, ci siamo inteneriti vedendo mamme proteggere il loro cucciolo e abbiamo riso assistendo ad un accoppiamento, in quelle che sono state indubbiamente le immersioni più emozionanti della mia vita. Sono tante le ragioni per le quali i delfini sono così universalmente amati: per la loro intelligenza, per il carattere giocoso, per il muso che sembra sorridere, per il modo di comunicare cantando... personalmente, quella che mi sembra la loro caratteristica più affascinante è la loro straordinaria solidarietà e la capacità di aiutare non solo i loro simili, ma spesso anche gli strani bipedi terricoli che goffamente cercano di improvvisarsi acquatici.E mi piace credere che mi abbiano addirittura offerto una prova di questa dote, di cui noi umani spesso non siamo altrettanto forniti.

E' andata così. Dopo uno di questi tuffi esaltanti, vedendo che i delfini sono ancora intorno alla barca, mi rimetto la muta e insieme all'amico Mauro mi butto in acqua con maschera e snorkel per nuotare con loro, che continuano a saltare allegramente vicinissimi a noi. Poi mi accorgo di una splendida manta gigante che volteggia placida a poco più di un metro dalla superficie e incomincio a seguirla, senza accorgermi di essermi allontanata molto sia dalla barca che dal mio amico. Improvvisamente mi compare davanti un corpulento squalo seta, che punta minacciosamente nella mia direzione: un animale del quale non ho il minimo timore quando sono sott'acqua con la bombola, ma che in superficie non è affatto rassicurante.

In un attimo mi tornano in mente: la serie completa spielberghiana di film "Lo squalo" con dovizia di particolari raccapriccianti;  tutti i racconti dell'orrore di snorkelisti e nuotatori sbranati, da Saint John a Sharm el Sheik; soprattutto, l'episodio sconvolgente che mi ha da poco riferito un altro compagno di viaggio, azzannato al polpaccio e quasi morto dissanguato mentre stava passeggiando in riva al mare, da quello che tutti noi consideriamo l'innocuo pinna bianca....Pur sapendo che potrebbe essere controproducente, oltre che inutile, l'istinto irrefrenabile è quello di innestare il turbo alle pinne e dirigermi alla massima velocità possibile verso la barca, cercando contemporaneamente di guardarmi alle spalle; e proprio in quel momento, come in un film di Walt Disney arriva di nuovo il gruppo di delfini a circondarmi e proteggermi...
Razionalmente, so che le probabilità che lo squalo decidesse di assaggiare uno strano sushi al neoprene, con l'abbondanza di prede più appetibili offerte dal luogo, non erano alte; so anche che i delfini erano già in zona e che verosimilmente la loro ricomparsa è stata del tutto casuale.Tuttavia, il cuore si ostina con cocciutaggine a credere alla versione romantica del salvataggio da parte di questi stupendi mammiferi, e questo è quanto ho  archiviato fra i ricordi più preziosi e magici.Per quanto i delfini siano stati per me l'emozione più grande, la crociera a Socorro non è certo stata avara di momenti altrettanto spettacolari.Si comincia con El Canyon all'Isla San Benedicto, dove enormi formazioni di flessuosi squali martello stipano il nostro orizzonte visivo per ben due immersioni; poi si continua all'Isla Socorro, dove le gigantesche mante sembrano divertirsi al solletico delle bolle e si fanno docilmente avvicinare, posando per fotografi e video-operatori; per arrivare a uno dei più straordinari punti di immersione del mondo, la magica Roca Partida.

Tutte le isole che compongono l'arcipelago (quattro, di cui una, Clarion, non raggiungibile nel corso del viaggio perché remotissima) sono costituite dalla parte emersa di vulcani sottomarini, le cui pareti aride, dai colori variegati di lava di diversa composizione donano a ciascuna una selvaggia, peculiare bellezza; ma Roca Partida, minuscolo scoglio biforcuto, rifugio di sule e fregate che ne ricoprono la sommità di guano dal biancore abbacinante, è luogo di fascino irresistibile sia sopra che sotto la superficie del mare.Le ripide pareti, praticamente prive di coralli e vegetazione, presentano anfratti che danno rifugio a incalcolabili quantità di murene e pinna bianca, curiosamente spesso in coabitazione; poco distanti si aggirano enormi squali Galapagos, silvertips e qualche seta, mentre nel blu è pressoché costante l'avvistamento di martello, oltre ai più massivi branchi di tonni, carangidi e "bonitos" (sorta di piccoli tonnetti iridescenti) che si possano immaginare. Noi italiani, che fra mille difetti abbiamo però il pregio di saper riconoscere e apprezzare la bellezza, votiamo compatti per fermarci un giorno in più a Roca Partida e non ci stanchiamo di tuffarci e rituffarci in mezzo a tanto bendidio...Ultima tappa, di nuovo a San Benedicto ma dal lato opposto, El Boiler; sempre seguendo mante e delfini, collezioniamo profili di immersione da sequestro dei brevetti; io non esco dall'acqua finché non rimango da sola e il manometro segna meno di 10 bar, rimpiangendo il mio rebreather, purtroppo parcheggiato in Italia.

Nelle ventiquattr'ore di navigazione che ci separano dall'arrivo a Cabo San Lucas stiamo tutti già pensando non "se" ma "quando" ritorneremo. Ci siamo ormai dimenticati le lamentele sulle cabine troppo piccole, sul cibo non all'altezza, sul lunghissimo viaggio da affrontare e parliamo solo della gentilezza dell'equipaggio, della professionalità e simpatia delle guide (io in particolare della nostra, il bel David, dal fiuto infallibile per i martello), ma soprattutto degli straordinari incontri che questo mare generosissimo ci ha offerto. E mi convinco che se il gigante degli oceani, il dolce squalo balena, non è voluto passare a salutarci, forse è stato proprio per permetterci di assaporare un'altra emozionante novità in occasione del nostro prossimo viaggio alle splendide Revillagigedos....

Testo e Foto di Roberta Raffelli

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