INLE LAKE

Nel piccolo villaggio di Amboko, sul lago Inle non manca nulla tranne la terra sotto i piedi.
Dopo aver osservato a lungo i suoi abitanti camminare spediti su quattro esili canne di bambù che loro chiamano ponti, stare in equilibrio su un piede su sottili foglie di legno che loro chiamano barche, saltellare tra malferme pietre semi-sommerse che loro chiamano sentieri, ho pensato che la scena di Gesù che cammina sulle acque non è poi così incredibile.

Le persone ad Amboko sono connaturate con il lago e un po’ gli somigliano: hanno sguardi imperscrutabili come i suoi fondali e sono calmi e sereni come la sua superficie.
Ero in viaggio ormai da ore, assorto a contemplare lo splendido paesaggio scorrere intorno alla barca straripante di locali che dal lago Inle scendono verso il Kayah State, quando mi sono reso conto che me la stavo letteralmente facendo addosso.
                                                            

  
Appena sono riuscito a farlo capire al timoniere, mi ha lasciato scendere a riva, là dove sorgeva un grande tempio buddista, una foresta di splendide pagode dorate, tra le quali mi sono completamente perso per più di mezz’ora.
Iniziavo a temere che se fossero andati via, quando ho finalmente ritrovato la barca.
Ho guardato con imbarazzo la massa di gente che mi aspettava.
                                            
                  
L’intera barca si era trasformata in un unico essere vivente, fermo e silenzioso che mi guardava con curiosità e mi sorrideva benevolo con decine di bocche.
Questo, ho pensato, è il Myanmar, e sono saltato a bordo.

Testo e Foto Hilario Isola
 

 

                                                              

 

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