I BALENA DI CENDERAWASIH

Cenderawasih Bay, un nome dal suono dolce ma quasi impronunciabile e soprattutto un luogo sconosciuto a molti di noi. Non avevo mai sentito parlare di questa baia situata nel Borneo Indonesiano fino a quando, curiosando su internet, mi sono trovato di fronte ad una immagine di squali balena che mi ha fatto sobbalzare. Una piattaforma galleggiante sotto la quale vi erano due squali balena intenti a mangiare attraverso una enorme rete da pesca. Decisamente inusuale come immagine e altrettanto l'atteggiamento dei balena, immobili come cuccioli addomesticati intorno ad una rete. Non avevo mai visto una situazione simile. Pochi giorni dopo ricevo una mail dall'armatrice di Aurora, la barca che usiamo per crociere in Indonesia, la quale mi promette una sorpresa. Ricevo una serie di immagini di squali balena intenti a nutrirsi di sardine. In cerchio si è chiuso molto rapidamente e la risposta alle mie domande era arrivata ancora prima che mi mettessi alla ricerca. Cenderawasih Bay è una baia all'interno della quale gli squali balena vanno a nutrirsi di sardine. I balena sono stanziali e ci si può immergere e fotografarli senza problemi. Una situazione straordinaria per i fotografi che desiderano realizzare un reportage fuori dal comune, per chi non ha mai avuto la fortuna di nuotare accanto agli squali balena e anche per gli snorkelisti che potranno avvicinarsi a questo mitico pesce senza bisogno di indossare le bombole. 

IL GIGANTE E IL PESCATORE
A volte per iniziare una bella storia di protezione e di conservazione dell’ambiente ci vuole un tabù, una di quelle tradizioni che non si sa bene da dove arrivino, nate forse durante una serata ad alto tasso etilico, su una piattaforma di pesca in mezzo al nulla, dove una bottiglia di arak (grappa distillata di solito clandestinamente dallo zucchero di palma) può essere l’unica occasione di svago al termine di una serata di lavoro duro. Ma andiamo con ordine.Il teatro di questa storia è la baia di Cenderawasih, che in indonesiano vuol dire uccello del paradiso. L’uccello del paradiso vive in Papua, e non per caso ci troviamo su quest’isola divisa in due: nella parte occidentale, che appartiene all’Indonesia, per la precisione. Quella che fino a un decennio fa si chiamava Irian Jaya, ma che per rispetto alle popolazioni locali preferiamo chiamare Papua Barat, Papua occidentale.La baia di Cenderawasih, aperta a nord est, riceve per prima le correnti equatoriali ricche di plancton e di pesce che arrivano dal Pacifico, trascinate dagli Alisei. Il pesce di passo, sardine, acciughe e sugarelli, qui si ferma a riposare e a nutrirsi, e durante gli anni ’80 comincia ad attirare l’attenzione di alcune imprese di pesca indonesiane, che decidono di stabilirvi dei bagan, cioè delle stazioni di pesca galleggianti. Sul bagan vivono fissi dei pescatori, di solito provenienti dalle popolazioni Bajau del sud di Sulawesi: uomini di mare, capaci di passare mesi a galleggiare, senza tornare a terra. A sera accendono lampare alimentate da un generatore a gasolio e aspettano che le reti si riempiano per issarle a mano, cariche di acciughe, sardine, sugarelli, che in parte finiranno sui mercati locali e in parte saranno usate come esca per pescare i tonni. Soprattutto i pesci destinati a questa pesca sono mantenuti vivi all’interno di gabbie di rete galleggianti.

L’abbondante esca viva attira l’attenzione di qualcun altro, qualcuno che ama seguire le correnti oceaniche, trainate dagli alisei, e seguire i banchi di pesciolini minuti di cui si nutre. Lo squalo balena, gigante dalle lentiggini bianche, si trova a entrare nella baia e a nuotare, vicino alla superficie, attorno alle reti, forse chiedendosi perché quella palla di pesce appetitoso ora risulti irraggiungibile.E qui accade il miracolo. Qualcuno, anziché pensare ai soldi che potrebbe ricavare dalla vendita delle pinne essiccate, rispolvera una antica tradizione Bajau, o forse nuova, chissà, forse nata in una notte di arak e di luna piena… la presenza degli squali balena attorno ai bagan è di buon auspicio per i pescatori, porta fortuna e garantisce pescate abbondanti. Anzi, qualcuno afferma che i giganti portino con sé tonni e carangidi guidandoli verso il bagan. Gli Indonesiani sono per natura superstiziosi, e così i pescatori iniziano a gettare qualche secchiata di pesciolini al gigante buono, che apre la bocca, ringrazia, e ricambia il favore stabilendosi nella baia e reiterando la visita, e riceve, quotidiano tributo rituale che lo eleva a divinità marina, la sua dose di pesciolini.

Nell’agosto del 2002 il governo Indonesiano decide di stabilire nella parte occidentale della baia di Cenderawasih la più estesa delle sue aree protette marine, 1,5 milioni di ettari di superficie blu in un fantastico scenario delimitato da foreste vergini e costellato di isolotti, atolli, piattaforme calcaree. Ovviamente includendo nell’area protetta la piccola area di Kwatisore, dove gli squali balena si radunano.

E arriviamo ai giorni nostri. Una delle avventure più spettacolari che il subacqueo possa immaginare si realizza davanti ai nostri occhi grazie agli alisei, alle acciughe, alla conformazione della baia di Cenderawasih ma soprattutto grazie a una tradizione nata chissà quando.  Siamo in acqua, vicini alla superficie, e attorno a noi abbiamo 8 squali balena, che a turno, in base a una gerarchia rigidamente stabilita (il più grosso ha la precedenza) si presentano sotto alla piattaforma per ricevere, direttamente in bocca, il tributo di pesciolini. Incuranti della nostra presenza, per nulla intimoriti, anzi quasi lusingati dal nostro interesse, mai grossolani o prepotenti, sebbene la mole gliene darebbe modo, i giganti si avvicinano, si mettono in verticale e mangiano. E quando si allontanano per lasciare il posto al successivo, lo fanno scodando con una delicatezza infinita, che ci lascia di stucco. Un animale lungo una decina di metri, con una coda più alta di me, si allontana divincolandosi tra le reti nel poco spazio disponibile, con una certa attenzione per non colpirmi. So che avverte la mia presenza grazie al sistema della linea laterale, quello che mi stupisce (consapevole della mia posizione di intruso) è l’attenzione che investe nel non schiaffeggiarmi!

I grandi migratori oceanici si riposano e rifocillano nella baia prima di ripartire per la successiva destinazione, o vanno considerati residenti? Questa domanda non ha ancora risposta. La prima sensazione degli scienziati è che nella baia si sia formato un gruppo di animali residenti, ma solo le operazioni in corso di marcatura e di fotoidentificazione degli animali potranno dare una risposta, preziosa per conoscere meglio le abitudini di questi misteriosi giganti.Giustamente la nostra specie è portata a porsi delle domande e a cercare delle risposte, a descrivere il mondo che ci circonda; atteggiamento mentale che è alla base dello sviluppo della scienza, e mi è familiare. Ma al termine di tante ore passate in acqua con gli squali balena, davanti allo spettacolo della notte equatoriale, con una birra fresca a fianco e le luci del bagan che bucano il buio, il pensiero che torna alle gigantesche forme degli squali non cerca di ricostruirne i misteriosi circuiti migratori. Piuttosto torna al momento magico in cui il gigante avverte la mia presenza e scarta evitandomi con una mossa da torero, sfilandomi a fianco solenne, vera divinità del mare… che abbiano ragione i pescatori?

Testo e Foto di Massimo Boyer

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