Vi raccontai, qualche tempo fa, sempre su questo diario, di una fantastica crociera a St. Johns, nel sud dell’Egitto. Ora voglio raccontarvi come è andato quel sogno che rincorrevo da anni: passare almeno 10 giorni in pieno inverno, in pantaloncini e maglietta maniche corte, naturalmente… al mare ed anche sotto il mare.
Se anche voi desiderate gustare il caldo estivo durante i nostri mesi invernali sappiate che il “mappamondo” di fronte a voi dal quale far entrare e uscire i vostri sogni, si riduce di molto. Partendo dal nostro emisfero, visto che solitamente è da lì che il nostro occhio inizia a concentrarsi, cominciate a scendere sotto il 20° parallelo, direi anche sotto il 18°. Sopra, siete a rischio “golfino di sera”. Scorrendo verso EST, tra i vari paesi che incontrerete, e non proprio tra i primi ci sono le isole delle Filippine. Quando si pensa ad una vacanza di questo tipo non bisogna mettere in conto solo il costo e i giorni a disposizione, c’è il viaggio vero e proprio, che quando dura più di 20 ore comincia a mettere in crisi le certezze del viaggiatore. Tutta psicologia, naturalmente; provate a pensare ad una vacanza estiva in Italia, Magari in Sicilia o Sud della Sardegna. Tra auto e nave, le 20 ore sono appena sufficienti e talvolta non bastano, eppure 20 ore tra scali e coincidenze aeree sembrano spaventare molto di più. Così è stato anche per me, ma tutto superato. Siamo già sull’isola di Mindoro dopo circa 23 ore; la settima isola delle Filippine, grande poco più della Corsica e a circa un’ora di navigazione dall'isola principale su cui sorge Manila.
Sono le 10 di sera e accostiamo al pontile del Fishermen’s Cove in località Puerto Galera, in un’atmosfera surreale e ovattata, all’interno di una baia illuminata solo dalla luna e con le luci del pontile che ci guidano verso terra, avvolte da un tetto in paglia utile ad illuminare il passaggio e non disturbare la meravigliosa natura che ci sta letteralmente avvolgendo.Al resort, ci riceve Giuseppe, che qui ha passato circa un terzo della sua esistenza, in un “altro mondo”, quello delle Filippine, dove puoi incontrare popolazioni che vivono come 2000 anni fa e a poca distanza ne trovi un altra che vive come 100 anni fa, ma con qualche accorgimento moderno come internet, la televisione e comunque un motore a scoppio che non poteva non entrare nella vita di una civiltà a stretto contato con il turismo.
Manila, città dei giorni nostri, che deve combattere con un traffico al limite del collasso, tra nuovissimi centri commerciali e vecchie baracche. Questo è il mondo delle Filippine, anzi i Mondi, viste le differenze.Appena partiti da Manila con il minibus che ci avrebbe portato all’imbarco per l’isola di Mindoro, circa 2 ore e 30 minuti, dovuti anche dal traffico, notai qualcosa che mi lasciò allibito, ma anche piacevolmente sorpreso. Cosa vuoi fare su un minibus in trasferimento se non guardarti in torno e leggere cartelli stradali e pubblicitari. La cosa che stupisce è leggere i cartelli e cercare di interpretare quello che vi è scritto. In un istante capisci di aver già un certo ”collegamento”, una familiarità che non ti aspettavi. Tranquilli, non parlo il Filippino e neanche l’inglese come vorrei, nonostante sia una mia grande passione. Comunque avete capito bene, tutto in inglese e non solo i cartelli o i menu dei ristoranti. Qui, se chiedete informazioni al commesso del supermercato o alla vecchietta fuori da una “baracca” che sarebbe poi casa sua, state certi che potete parlare la stessa lingua, senza dover gesticolare, tipica abitudine di molti italiani. Naturalmente è proprio la vecchietta, bassa e un po’ gobba, che ti sorprende, quando passando attraverso le strette vie di una “old” Puerto Galera, spunta fuori dalla minuscola casa e ti dice: “Where are you going?” d’improvviso ti blocchi, un po’ ti spaventi, poi lei gentile continua e dice ”Straight on and then turn left” per indicarti la strada, l’unica, che ti permette di uscire da quello stretto labirinto. Io penso che tutto ciò è semplicemente fantastico.
Fantastico come il pezzo di baia che Giuseppe si è letteralmente ritagliato per creare il Fishermens’ Cove. Circondato dalla natura più vera, percorriamo tutto il pontile, giriamo a destra dove il Resort è composto da un immobile in muratura con le camere deluxe (bagno, tv color, aria condizionata, balcone vista mare), di fronte una piscina molto carina, ma non per grandi nuotatori, vista anche l’altezza, intorno al metro e venti come massima, due vasche idromassaggio e una zona relax, tra prato e sabbia, con sdraio, per leggere un libro o “crollare” dopo le delicate, saporite e gustose portate che lo chef prepara ogni giorno e che serve sui tavoli a pochi metri sotto una gradita ombra tra le citate sdraio e il pontile.Alla termine del pontile, alcuni bungalow in legno, mentre sulla sinistra, a una ventina di metri, una zona riservata al relax con attrezzi da palestra, zona massaggi e area svago compreso un biliardo. Adiacente incontriamo la zona Diving con spazio per sciacquare e riporre le attrezzature, oltre ad un’ampia e funzionale aula con computer, punti d’immersione stampati su un’immensa gigantografia a parete e area per lasciare macchine fotografiche, telecamere, caricabatterie ecc.Ho fatto questo viaggio per andare sott’acqua, quindi, pochi minuti dopo aver stretto la mano per il benvenuto, chiedo a Giuseppe quando sarà il nostro primo tuffo. Sono sempre carico, anzi carichissimo, come fosse la prima volta. Non vedo l’ora che arrivi l’indomani per vedere cosa ci riservano questi fondali così lontani. La struttura di Giuseppe è bellissima, allargata da pochi mesi sia nell’area “sdraio” che in quella per i peccati di gola. Tutto in legno, integrato perfettamente nella natura.
La baia dove sorge il Fishermen’s Cove è però soggetta alla marea, che sale e scende nell’arco delle 24 ore. Ecco perché il pontile è lungo alcune decine di metri per finire su una piattaforma in legno con struttura a palafitta, dove vengono ormeggiate le barche per partire verso le vicine immersioni. Anche l’atmosfera del pontile piantato nel terreno è molto suggestivo, peccato che, di contro, il terreno su cui poggia è “fangoso”, invaso da mangrovie con immense radici, molto suggestive, ma meno invitanti di un reef del Mar Rosso. Il diving ha da poche settimane aumentato la sua flotta e ora può contare su 3 imbarcazioni, di cui una barca “open” per 5-6 subacquei, una nuovissima barca di 11 metri con doppia motorizzazione fuoribordo, molto veloce ed anche molto alta di murata, così da dare un senso di sicurezza anche in navigazione veloce. La terza imbarcazione, costruita direttamente sul posto, è un’imbarcazione in legno protetta da materiali sintetici, in stile totalmente filippino come quasi tutte le imbarcazioni che si incontrano durante la navigazione e le soste nelle varie baie. In pratica un trimarano, scafo centrale e due stabilizzatori laterali, lunga 26 metri con moltissimo spazio a bordo.La tipica giornata giornata al Fishermen's Cove inizia verso le 7.30 con la colazione, e qui potete scatenarvi, se siete come me, con piatti di frutta esotica, omelettes, pane tostato e marmellata, bacon & eggs. Se desiderate anche tutto nella stessa colazione, sappiate che è tutto compreso!!! Verso le 9.00 si parte con la barca e si raggiunge il punto d’immersione, briefing, tuffo e poi una sosta di un’ora circa in una rilassante baia o in un bar galleggiante di un vicino porticciolo, dove potersi anche reidratarsi.
Si fa poi un secondo tuffo e via affamatissimi verso il resort, sicuri di un pranzo di gran qualità. Pomeriggio libero e cena verso le 20.00, dopo cena ancora libero completano la giornata, rigorosamente in pantaloncini corti. Non posso naturalmente tralasciare la parte subacquea. Nei nove giorni del nostro soggiorno, sono riuscito a fare solo macrofotografie. La visibilità, infatti non permetteva foto ambiente degne di una mia considerazione. Ho visto filmati e foto di altri colleghi fotografi e penso che la nostra sia stata una permanenza leggermente sfortunata, per via di alcuni fiumi vicini che portavano movimento e sospensione, a causa di recenti piogge. I colori dei fondali sono incredibili e in alcuni luoghi superano forse anche i colori del miglior Mar Rosso. Ogni tanto si incontrano correnti che possono essere contrastate se sono lievi o dalle quali ci facciamo trascinare, in caso siano più intense. Incontriamo in crinoidi di ogni colore che illuminati dalle torce sembrano accendersi, oscillando a tempo di musica, quasi a distrarci, dagli esseri marini più interessanti di queste acque: nudibranchi, cavallucci e tutto quanto non superi i 4/6 centimetri di lunghezza.
Proprio per scovare questi piccoli invertebrati, la cosa migliore è affidarsi alle guide locali che conoscono ogni centimetro della zona e riescono sempre a farci godere anche le immersioni che a prima vista sembrerebbero insignificanti. I fondali migliori sono naturalmente tutti sopra i 30 metri, la profondità media è sempre intorno ai 15 metri e con le bombole di alluminio da poco più di 11 litri (S 80) si riescono a fare immersioni da 50 a 60 minuti. Nel secondo tuffo della giornata, chè è di solito a profondità minore, si riesce a stare anche più tempo, ma quel che sorprende è la discesa sul fondo. Infatti, molte volte, può capitare di immergersi in pochi metri d’acqua, anche abbastanza vicini da terra, e trovare una distesa di sabbia con poche rocce sparse qua è là, un’immersione a prima vista davvero poco entusiasmante.Dopo poche pinneggiate, un occhio alla torcia della guida che si muove e sono subito concentrato a trovare la posizione migliore per fotografare il primo di una serie di piccoli abitanti, colorati e mimetizzati, come cavallucci, pesci foglia e “frog fish”, disegnati come solo la natura sa fare.
Non ci sono vincoli nella vita all’interno del resort. Ci si può far portare su una vicina spiaggia oppure fare un giro a piedi nella vicina Puerto Galera, da soli o con tutto il gruppo. In una giornata “no dive” Giuseppe ci ha accompagnato a visitare un piccolo villaggio composto da circa 50 famiglie a un’ora e mezza dal Fishermen’s Cove. Metà del gruppo è andato con moto da fuoristrada e metà su una di quelle “jeepny” (così le chiamano loro) usate nelle Filippine come minibus. Un villaggio rimasto dove la vita è rimasta bloccata a parecchi secoli fa, che vive con niente e che oggi, dopo timide resistenze iniziali, accetta biscotti, caramelle e altri doni portati su indicazioni di Giuseppe.Per arrivarci si attraversano “variopinti” villaggi dove si percepisce in pochi secondi la vita di questo mondo così distante dal nostro. Una vita scandita ancora dalla natura, con un popolo comunque pulito e ordinato, simpatico e umile che non mette mai a disagio il turista. Al ritorno un BBQ a base di gamberoni sulla spiaggia ha completato questa giornata ricca di emozioni.
Stesse emozioni vissute ancora durante un pomeriggio “terrestre” con visita a Puerto Galera per assistere al combattimento dei galli, un’attività diffusa in tutte le filippine e visibile anche in televisione, dove, purtroppo, chi ne esce in malo modo sono sicuramente i poveri animali. Molte città hanno la propria “arena” dove i combattimenti sono seguitissimi e dove non mancano le scommesse, fatte a segni e grida esattamente come nella Borsa Valori di qualche anno fa. Usi e costumi, criticabili o meno, che fanno parte della cultura di questi popoli, che nonostante percepiscano l’arrivo del turismo, continuano a vivere con il loro ritmo e le loro abitudini.
Il mondo è invaso dall’elettronica ed anche qui non sono rimasti inermi davanti al fascino del “telefonino”. Sono infatti moltissimi ad averlo e i negozi con vetrine ricche di apparecchi più o meno originali di cui alcuni copiati ad opera d’arte, si trovano un po’ ovunque. Piccoli uffici cambia valute e banche locali con ATM collegati vi permetteranno di portare a casa qualche souvenir per ricordare con entusiasmo questo popolo e questo angolo di mondo parla la “nostra lingua” e forse anche per questo riusciremo ancor meglio a ricordare.
Testo e Foto Max Valli