BERBERE'

Prima è una sensazione: lo incontri con l'olfatto. Ancora non lo vedi, ma ne è piena l'aria: più che un profumo è un'atmosfera, un anticipo d'oriente, il segno distintivo dell'esotico, che tutto penetra e avvolge.
Le strade, le case, persino le persone profumano di berberè.

Poi è un colore.
Giallo, arancio, rosso: a seconda del grado di tostatura o delle variazioni personali nella preparazione.
Ogni famiglia ha la sua ricetta, ma la base è comune ed è bello vederlo in cumuli al mercato.
Racconta di sole, di calore, di spezie.

Infine ne senti il gusto: un po' piccante, un po' aromatico, un po' così.
E attraverso il cibo entri nei misteri del Corno d'Africa.

Come per il vino, l'olio o il pane, c'è berberè e berberè.
Più o meno  aromatico, più o meno piccante, non deve invecchiare troppo e deve suscitare un'emozione: parlare al cuore, evocando cieli senza confini, incontri intorno al fuoco e la magia del caravanserraglio di Asmara.

Testo Marta Conti

Foto Maurizio Coreggioli e Anna Decessi

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