BANGKA

Dopo tanti giorni di conto alla rovescia è finalmente arrivato il momento della partenza.

Sedici ore di volo ci separano dalla meta.

L'attesa è per me la parte più creativa di un viaggio: prendono forma speranze, desideri ed aspettative.

L'Indonesia è ancora solo frutto della mia fantasia, ispirata da qualche foto vista qua e là.

Già so che niente sarà come mi aspetto, adoro questo modo di lasciarmi stupire: andare alla ricerca di luoghi che immagino meravigliosi e scoprire che in realtà lo sono ancora di più! “Uno dei posti più belli che io abbia mai visto” questo è ciò che dico ogni volta che torno da un viaggio, ancora piena delle emozioni e delle sensazioni appena provate, consapevole che lo dirò anche del prossimo.

Ci sono però luoghi ed esperienze che hanno la capacità di scuotermi più di altri.

L'Indonesia, il Coral Eye, questo viaggio con ISM sono uno di quelli. Ciò che più mi ha colpito dell'Indonesia è il verde.

Nell'immaginario comune le isole tropicali sono enormi spiagge di sabbia bianca, che rende l'acqua cristallina, con qualche palma qua e là: bellissimo, ma è difficile immaginare oltre a questo anche una vegetazione rigogliosa dove immergersi nel profondo e dalla quale poi riemergere, provando un senso di libertà nel vedere aprirsi di fronte a sé il mare...

Eppure nei giorni trascorsi qui abbiamo vissuto quel verde che mi ha sorpresa già il primo giorno, osservandolo da lontano sulla barca in viaggio per Bangka. 

Avvicinandosi si scopre che quel verde lontano sono foreste di mangrovie, piante terrestri che nonostante la salinità dell'acqua di mare hanno trovato il sistema di conviverci e di sfruttarla; foreste tropicali con enormi ficus, dove abbiamo camminato alla ricerca dei macachi, che nel pomeriggio risalgono dalle spiagge verso le montagne, e del tarsio, che verso sera esce dal suo albero per vivere la vita notturna.

La diversità di ambienti dell'Indonesia non ha mai smesso di sorprendermi anche sott'acqua.

Non riesco ad immaginare luogo più colorato della barriera corallina, che ospita migliaia di diverse specie di animali nascosti in ogni microscopico angolo, o più colorate delle meravigliose pareti ricoperte da gorgonie, alcionari, madrepore e spugne; ma qui anche un'immersione su sabbia bianca apparentemente deserta può rivelarsi motivo di incontri inaspettati, anche un sabbione scuro apparentemente privo di ogni fascino offre la possibilità di lasciarsi incantare da pesci e molluschi che sembrano alieni, qui persino un fondale fangoso tra le radici delle mangrovie può dare emozioni...

Grazie alle lezioni pomeridiane di biologia marina di Emilio di ISM, alle sue dettagliate spiegazioni dopo le immersioni, alle sue riposte sempre pazienti nonostante la nostra tempesta di domande e al pomeriggio in laboratorio alla scoperta del mondo del plancton sul quale abbiamo aperto gli occhi al microscopio, quello che colpiva ed emozionava sott'acqua stupiva ancora di più fuori dall'acqua! Cercare di afferrare la natura di questo luogo fino in fondo vivendo su una barca da crociera o in un resort non sarebbe stato possibile.

Quando mi trovo a raccontare di questo viaggio definisco Coral Eye una “struttura” nata con l'idea di ospitare studenti e ricercatori dando loro la possibilità di lavorare sul campo.

I materiali con cui è stata costruita, l'architettura, la filosofia che la anima ed il modo di viverla rendono però Coral Eye più che una semplice “struttura”.

Coral Eye è stata per me la possibilità di vivere a contatto con gli abitanti dell'isola, che sono stati nostri vicini di casa, la possibilità di apprezzare un temporale notturno guardando dall'enorme finestra della camera le foglie delle piante muoversi al vento, la possibilità di riposare dondolandosi su amache o su una terrazza a pochi passi dal mare, la possibilità di camminare sempre a piedi nudi, la possibilità di apprezzare i sapori della cucina indonesiana, la possibilità di addormentarsi con il rumore dei grilli e di svegliarsi presto per una passeggiata sulla spiaggia, la possibilità di condividere tutto questo con altre persone.

Coral Eye è stata l'occasione di non percepirsi turisti, pur essendolo, e di vivere questo luogo incantevole sentendosi parte di esso. Annalisa Azzola

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