BALAA CHE PARLA AL MONDO

Il giovane Afar mi passa accanto indifferente, come se mi conoscesse da sempre o come se non fossi mai esistito.
Eppure è ben visibile la nostra diversità.
Sono incuriosito da questo uomo minuto che parla al suo dromedario.
L'animale lo ascolta, lo segue e obbedisce ai suoi comandi.

Mi avvicino incuriosito e lo saluto nella lingua della sua religione.
Lui risponde.
Mi dedica qualche istante del suo tempo, con rispetto ma con distacco.
- Ho imparato l'arabo leggendo il corano – mi dice, - qui nessuno parla questa lingua anche se siamo tutti musulmani.
- Chi non legge il corano non potrà imparare l'arabo. -
Lo osservo mentre prosegue a impartire ordini all'animale e a caricarlo di pesanti mattonelle di sale. Mi chiede un paio di occhiali da sole ma io non li ho, come vorrei averli ma non li  ho - prossima volta – mi dice.
Sorride!

Mi degna di un ultimo saluto e ringrazia, ma sono io a dover ringraziare lui.
Il dromedario si solleva con quel gesto buffo che solo lui sa compiere.
Balaa imbraccia la corda che lo tiene legato per tutta la vita al suo animale e si allontana.

Una perla in mezzo ad un deserto di sale.
Un uomo fiero di parlare la lingua della sua religione e fiero di parlare al suo animale. Vorrei rincorrerlo e chiedergli tante cose ma lo vedo allontanarsi e perdesi all'orizzonte.

Testo e foto Massimo Bicciato

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