Caldo opprimente, ombra scarsa.
Antichi portici testimoniano che è sempre stato così.
Rari rumori di clacson o di motori, non ci sono cicale: solo i corvi lacerano l'aria con il loro gracchiare.
Una città ferma, come in attesa di sciogliersi sotto il sole torrido.
Muri scalcinati, persiane sconnesse, miseri portoni scoloriti.
I palazzi che raccontavano i fasti di epoche passate sono ora ridotti dalla follia dell’uomo a cicatrici tra le quali la vita cerca di sopravvivere a sè stessa.
Persino il mare non riesce a smuovere questa città: barche immobili, arenate, da tempo.
Un cargo all’orizzonte, che illude, si rivela una vecchia carretta del mare abbandonata.
Moli deserti, vagoni arrugginiti, rotaie che partono e finiscono nel nulla.
Di giorno, ci si può sorprendere a essere gli unici a passeggiare nelle vie della città vecchia.
Solo la sera, appena il sole concede una tregua, gli abitanti ricompaiono, davanti alle case, nei locali poveri, o addirittura sui loro letti portati all’esterno per sfuggire alla calura.
Testo e foto Enrico Madini