ANIMALI E NATURA

Ad ogni nuovo capitolo di questa storia ho sempre il timore di non ricordarmi le cose da raccontare. Invece poi devo solo rimettere ordine nella massa di ricordi ed emozioni che affollano la mente. La penna scrive da sola (non ci crederete ma questo racconto è passato su un semplice foglio di carta prima di venire trascritto su un foglio Word). Non sono un esperto di paesi del Corno d’Africa, ma di certo sono una persona curiosa, e la voglia di conoscere spesso è più forte della conoscenza stessa. Il desiderio di contatto e interscambio ha un significato altissimo soprattutto in Africa. Contatto e interazione con le persone che con gli animali ci permetteranno di conoscere a fondo un paese. Vi racconterò oggi di una parte di Etiopia dove la natura e i suoi animali sono i veri padroni del territorio. Ci troviamo ad Arba Minch, a quasi 500 km dalla capitale. Qui sotto e intorno a noi scorre la Rift Valley, gigantesca spaccatura che attraversa la crosta terrestre fino a Gibuti, sfociando poi nel mare. Questa faglia tettonica è il punto di divisione di due zolle che si allontanano tra loro, infatti in questa zona il Corno d’Africa si sta lentamente ma inesorabilmente staccando dal continente. Tutta la linea della Rift Valley è ricca di laghi, Arba Minch si trova infatti tra i laghi Chamo e Abaya. Di primo mattino ci muoviamo dal nostro modesto hotel Bekele Mola (dal quale peraltro si gode una magnifica vista dei due laghi) verso le sponde del Chamo. Da qui parte la nostra avventura sul lago a bordo di una barca che sembra di carta tanto è fragile e leggera. Attraversiamo per circa due ore l’intero bacino lacustre. La sensazione è quella di essere dei giovani Livingstone mentre si addentrano in un territorio inesplorato e inospitale. Coraggiosi pescatori di pesce persico sfidano ippopotami e coccodrilli per poter sfamare le loro famiglie. Il lago è abitato o più esattamente infestato da centinaia di grossi bestioni che brucano alghe e da poderosi coccodrilli che si scaldano sotto un sole tipicamente africano. Per la loro attività i pescatori utilizzano rudimentali zattere di tronchi che a malapena consentono il galleggiamento. Immersi nell’acqua fino alle ginocchia pescano in mezzo al lago, in piacevole compagnia di famiglie di ippopotami  sotto lo sguardo attento e immobile di decine di coccodrilli del Nilo.

Alla vista di questa scena nemmeno noi ci sentiamo poi così al sicuro sulla nostra modesta e barcollante barca. I coccodrilli, per quanto apparentemente immobili, sono lunghi almeno due volte la nostra imbarcazione. Giungiamo comunque sani e salvi sulla sponda opposta approdando sulla spiaggia del Nechisar Park. Le aquile pescatrici volteggiano sopra le nostre teste, forse sperando in un nostro passo falso, mentre le scimmie sono ovunque. Pellicani e aironi abitano le piccole isolette di sabbia vicino alle rive. Dopo un breve trekking, in cima a una collinetta ci attende una famiglia di zebre che sta scendendo al lago per abbeverarsi.

Nella speranza che i coccodrilli, nascosti sotto la superficie consentano loro di tornare indietro. Non so più dove guardare, vorrei restare lì per ore, a sentirmi parte attiva di questo spettacolo. Osservando una garzetta sul dorso di un ippopotamo provo la sensazione di un luogo immacolato, dove esistono solo gli animali e la natura circostante. Provo un leggero fastidio ad immaginare la presenza dell'uomo in questo paradiso. Siamo lontani anni luce da quei safari organizzati dove si viaggia con i minuti contati per accontentare quella massa dei turisti assetati di curiosità.  Qui siamo soli con il nostro ranger che ci accompagna a fucile spianato e non ci da comunque nessuna garanzia. Sulla via del ritorno ci addentriamo a motore spento, in una laguna dove l’acqua è molto bassa. In mezzo ai canneti i coccodrilli sembrano attendere il nostro arrivo. “Inadeguatamente” sollecitati dal barcaiolo ci mostrano le loro impressionanti file di denti. La loro posa plastica ci consente di scattare diverse  fotografie. La grande emozione ci confonde, insistiamo con il teleobiettivo, del tutto inutile data la loro estrema vicinanza.

Quelle fauci di coccodrillo resteranno per sempre scolpite nella mia memoria come simbolo di una natura predominante. Nel prossimo episodio parleremo sempre di bocche ma questa volta saranno quelle del popolo dei Mursi, con le famose donne dal piattello labiale.

Testo e Foto Giovanni Miceli

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