ANCORA UN ALTRO GIRO

Senti che profumo. Soffia per le strade deserte e spoglie, entra nelle camere da letto, fin dentro le lenzuola, risveglia tutto ciò che si è assopito.

Vengono da tutto il vicinato gli uomini, senza interrompere nessun affare. É la sosta di chi non sa dove andare, il tempo di chi non sa come occupare il tempo. È il richiamo che veste di festa giorni qualunque e spazi vuoti.

Sbuffa la jebená, nuvole effimere di aromi che quando si dissolvono mostrano con lucidità la dignitosa penuria. Miseria forte, riflessa nel nero, indossata con estremo decoro e mai con arrendevole fiacchezza.

Bruciano i semi e si stringe il cerchio per rubarne le note intense.
Si fanno polvere e ci si confessa l'uno con l'altro.
Il rito quotidiano del non fare, non andare, non cambiare, non dire. La cerimonia dei sogni bevuti via, una tazza alla volta.

Testo e foto Camilla Piana

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