Collocato all’imboccatura meridionale del Mar Rosso, il piccolo stato di Gibuti è baganto dalle acque dell'Oceano Indiano e da quelle del Mar Rosso. I suoi fondali risentono quindi dell’influenza dei due mari che vanno a mescolarsi tra loro; in virtù di questo fenomeno, i fondali di Gibuti sono imprevedibili grazie all’incredibile varietà di pesce corallino, ma soprattutto per la presenza di un consistente gruppo di squali balena stanziali che da novembre a febbraio si radunano all’interno del Golfo del Tadjoura, poche miglia a nord ovest del porto di Gibuti.
Saranno proprio gli splendidi animali i principali protagonisti di questo viaggio, accompagnati da uno straordinario paesaggio emerso le cui caratteristiche geologiche sono uniche al mondo e questa peculiarità sembra riflettersi nel carattere e nello spirito del luogo. Per questa ragione i diversi avventurieri che nel periodo coloniale hanno scelto di stabilirsi qui, avevano sicuramente percepito questo « spirito estremo ». Personaggi dello spessore letterario di Arthur Rimbaud e Henry de Monfreid sono venuti a Gibuti per trovare una condizione di isolamento, quasi di confino naturale, lontano dall’ipocrisia e dai fasti del mondo occidentale. A Gibuti aleggiano alcune leggende fortemente radicate nelle popolazioni locali, che sono sopravvissute al colonialismo, alle rivoluzioni e alla guerra civile: una di queste riguarda proprio il golfo del Goubbeth e narra di forze soprannaturali presenti nelle sue acque. Si racconta che molto tempo fa, nel mezzo del golfo sorgesse un’isola circondata dal fuoco. Un giorno l’Ile du Diable (isola del Diavolo) scomparve inghiottita dalle acque e tutt’intorno ad essa non rimase che un cerchio di fuoco. Un luogo che evoca il timore delle forze misteriose. Le forze degli inferi si impossessarono del posto e nessuna imbarcazione di pescatori si avventurò in queste acque considerate troppo pericolose. Per un geologo del nostro tempo è facile immaginare a quali forze naturali facesse riferimento la leggenda, ma le popolazioni Afar continuano a tenerla viva per rispetto delle tradizioni tramandate dal passato.
La crociera nel Ghoubbet si articola tra gli splendidi golfi di Tadjoura e in quello di Ghoubbet el Karab. Ci immergeremo nella strabiliante Sec del la Passe battuta da correnti molto intense e con il cappello a 16 mt, dove si estende un plateau ricoperto di alcionari, così come la Petit Passe. Immersioni impegnative che richiedono molta attenzione per le correnti intense. Ci si potrà immergere soltanto in condizioni di corrente entrante con l’ausilio della tabella delle maree. Branchi di pelagici verranno avvistati nel blu. Poi l’immersione a la Ile du Requins che si effettua lungo la parete Est dell’isola dove a poca distanza si trova un piccolo scoglio a 35 mt di profondità. Nel blu si assiste al passaggio di esemplari di carangidi e squali da barriera. L'immersione denominata La Faille (la Faglia), la si effettuerà all’interno di una estesa faglia sommersa che è la prosecuzione della spaccatura tettonica che dal continente asiatico prosegue fino al centro dell’Africa: la famosa Rift Valley. A metà del suo percorso, raggiunge le coste di Gibuti per poi proseguire lungo il continente africano. Altre immersioni verranno effettuate nel corso della crociera come quella sul relitto del Faon, situato poche miglia fuori dalle isole Mousha.
La vera peculiarità di questo viaggio è dato dall’opportunità di nuotare fianco a fianco con gli splendidi esemplari di squali balena stanziali, intenti a cibarsi di plancton all’interno del golfo di Arta Plage.
Questa crociera è consigliata a tutte le persone che si emozionano di fronte alle bellezze naturalistiche che il nostro pianeta è ancora in grado di regalarci. Chiunque avrà la possibilità di nuotare in compagnia degli squali balena e scoprire un mondo ancora “fuori dal mondo”.
DA VEDERE
Nel corso della crociera visiteremo il Lac Assal, un vasto lago salato posto 150 mt. sotto il livello del mare, circondato da vulcani inattivi e impressionanti distese di lava. Il lago Assal è il punto più basso del continente africano, qui la depressione offre vedute impressionanti dove il bianco accecante dei cumuli di sale contrasta con i neri campi lavici che li circondano.
DA SAPERE
Periodo consigliato da ottobre a febbraio
Brevetto richiesto un brevetto d’immersioni internazionale
Porto di partenza Gibuti
Note Quello descritto è un itinerario di massima. La crociera potrà subire variazioni determinate dalle condizioni atmosferiche.

 

Programma lavoro sugli squali balena
diretto da Emilio Mancuso di I.S.M.

Dal 1996 l’Istituto per gli Studi sul Mare (ISM) opera nel campo della divulgazione scientifica e naturalistica offrendo un nutrito calendario di iniziative aperte a tutti gli appassionati di mare. Nella realizzazione dei suoi progetti, ISM si avvale della collaborazione e del supporto di enti di ricerca, studiosi, divulgatori ed esperti che garantiscono programmi sempre aggiornati e proposte di riconosciuto rigore scientifico. ISM ha al suo attivo decine di iniziative rivolte al grande pubblico come corsi, manifestazioni, mostre, prodotti editoriali ed attività pratiche. In particolare queste ultime sono un elemento fortemente caratterizzante di ISM, unica realtà sul territorio nazionale ad offrire corsi di biologia marina dalla vocazione prettamente pratica interamente svolti in località marine studiati per il pubblico subacqueo in particolare ma anche per appassionati ed amanti del mare. I corsi pratici di biologia rappresentano da una parte un’occasione di arricchimento per i viaggiatori subacquei e snorkelisti che vogliono conoscere in profondità gli ambienti marini visitati.
La presenza del biologo Emilio Mancuso a bordo di Elegante, permetterà a tutti i partecipanti della crociera di vivere il diretto contatto con gli squali balena in modo assolutamente diverso; diventando partecipi attivi del lavoro di fotoidentificazione e classificazione degli squali balena.   
Programma
Il viaggio studio “Whale Shark Expedition 2016-2017” è incentrato sull’osservazione diretta e sullo studio e approfondimento delle caratteristiche morfologiche, fisiologiche e biologiche degli Squali Balena presenti nel golfo del Ghoubbet. Durante la crociera, oltre alle immersioni quotidiane, verranno svolte le attività di studio sullo Squalo Balena, costituite in due parti:
Parte Pratica
Tecniche di avvicinamento (snorkeling) degli esemplari di squalo balena
Osservazioni morfologiche e fotoidentificazione degli esemplari
Osservazione delle tecniche alimentari
Osservazione delle attività sociali
Parte Teorica
“Corso Monografico sugli Squali”, costituito da 5 lezioni serali, nelle quali verranno approfonditi gli aspetti biologici, fisiologici e morfologici degli Elamosbanchi, con particolare attenzione allo Squalo Balena.
Analisi quotidiana dei dati identificativi (tramite fotoidentificazione)
Composizione del DataBase e relativi approfondimenti
Finalità del viaggio studio
Il viaggio avrà una finalità scientifica in quanto i dati rilevati sugli esemplari di squalo balena osservati saranno inseriti nel DataBase dell’ente australiano EcOcean che ha elaborato un database degli avvistamenti mondiali di squalo balena.
CONSIGLIO AI PARTECIPANTI
Si consiglia vivamente ai partecipanti di munirsi di macchina fotografica digitale necessaria per il lavoro di foto identificazione degli squali balena. Ogni partecipante sarà parte integrante del progetto Whale Shark Expedition 2016-2017 in quanto solo grazie alle immagini fotografiche raccolte si potranno identificare gli animali osservati.  

 

COS’E’ IL WHALE SHARK EXPEDITION
Obiettivi

Il progetto “Whale Shark Expedition”, finalizzato all’osservazione ed alla fotoidentificazione degli esemplari di squalo balena (Rhincodon typus), nelle acque del Golfo di Tadjourah a Djibouti, nasce nel 2006, quale prima iniziativa italiana di ecoturismo e ricerca, dedicata espressamente a questa meravigliosa e particolare specie di pesce cartilagineo. Una massiccia presenza di squali balena nel periodo novembre febbraio, localizzata principalmente nella zona di Arta Plage era nota agli organizzatori grazie ai numerosi report raccolti, base cognitiva per concretizzare nel 2007 il primo viaggio studio a Djibouti.
L’obiettivo di queste spedizioni è quello di svolgere attività di ricerca in una determinata zona, dove avvicinare e foto-identificare gli esemplari di squalo balena avvalendosi delle tecniche di ricerca utilizzate con altre specie di squali. Grazie alla collaborazione con l’ente di ricerca australiano EcOcean, che dal 1994 si impegna nella salvaguardia degli squali balena e alla creazione del “Whale Shark Photo-identification Library”, un database che raccoglie tutti gli avvistamenti di squalo balena, possiamo classificarli grazie alle foto realizzate e tramite lo stesso software che la NASA utilizza per mappare le stelle, verranno analizzati gli spot presenti sul derma degli squali balena, classificando così i vari esemplari.
Sito di ricerca
Le informazioni che avevamo preso sul golfo di Tadjoura indicavano la piccola baia di Arta  protetta dai venti di terra, da basse colline vulcaniche e grazie all’ostruzione delle correnti marine prodotta dalla punta che si spinge verso nord (Arta Plage) e favorita dai bassi fondali (12/15 metri), assicura la presenza di zoo e fitoplankton, cibo preferito dagli squali balena. Questa piccola baia, nel periodo che va tra novembre e febbraio ospita numerosissimi esemplari di Rhincodon typus, che solcano molto lentamente la superficie dell’acqua con la loro enorme bocca spalancata, per filtrare l’abbondante plankton presente.
Attività di ricerca
Le attività di ricerca sono costituite fondamentalmente da 3 fasi:
L’approccio per favorire l’avvicinamento agli squali in modo che questi non ne vengano disturbati. Bisogna incrociare gli animali frontalmente. Individuato l’esemplare, visibile grazie al lobo superiore della pinna caudale che sporge dal pelo dell’acqua durante la fase di alimentazione, ci si posiziona lungo la direttrice del suo verso di nuoto e si entra in acqua dolcemente attendendone l’arrivo. Solitamente lo squalo balena appare intento a cibarsi, nuotando in maniera molto lenta: ci sfilerà affianco e solo ora potrà iniziare la nuotata insieme al maestoso filtratore che, se non disturbato eccessivamente, ci permette di seguirlo anche per lunghi tratti. Quando si sentono infastiditi, smettono di cibarsi e puntano verso il fondo, scendendo ad una profondità di 8/10 metri, ma dopo pochi secondi riemergono per continuare ad alimentarsi
La Foto-identificazione: per identificare l’esemplare, bisogna fotografarlo nella zona tra l’attaccatura della pinna pettorale e la fine degli archi branchiali.
Scattate alcune foto su entrambi i lati dello squalo, si passa poi all’identificazione del sesso, osservando e fotografando la zona anale per vedere l’eventuale presenza degli pterigopodi, gli organi riproduttori maschili. Ci si concentra poi sulle misurazioni, che vengono stimate grazie all’utilizzo di una sottile asta lunga un metro, che fotografata vicino al fianco dello squalo, servirà a determinare con buona approssimazione la dimensione dell’esemplare avvicinato.
Infine vengono fotografate le eventuali cicatrici presenti sul corpo e sulle pinne dovute a scontri con imbarcazioni, le cui eliche spesso lasciano profondi segni.
Schede Identificative
Una parte molto importante del lavoro di ricerca è la compilazione delle schede di identificazione.
Ogni sera infatti, al rientrato a bordo verranno compilate le schede che, correlate dalle foto, verranno poi inviate al database di EcOcean.
E’ in questo momento che si tirano le somme di un lavoro fatto bene durante l’avvicinamento degli squali: infatti, solo se vi è stata una metodica sequenza di foto e filmati, di tutti i punti utili alla compilazione della scheda e una corretta numerazione degli esemplari avvicinati, i dati combaciano e non ci si trova di fronte ad incongruenze sul sesso o sulle caratteristiche morfologiche degli esemplari. Per quanto riguarda la data e l’ora degli avvistamenti, si utilizzano i dati della videocamera, che memorizza la data e l’ora di inizio di ogni filmato e di ogni scatto fotografico.
Eleborazione dei dati e l’invio ad EcOcean
Al rientro in Italia, dopo un ulteriore controllo di tutte le schede e un’attenta selezione delle foto da allegare, inizia la compilazione degli schemi presenti sul sito di EcOcean (www.whaleshark.org): questi richiedono i medesimi dati delle schede da noi compilate in barca e 4 foto di ogni squalo avvistato.

PRECEDENTI EDIZIONI
WHALE SHARK Expedition 2007
In una settimana di intenso ed entusiastico lavoro, ben 36 esemplari di squalo balena vennero avvistati, schedati e fotografati. Schede e materiale fotografico sono poi confluiti nel database di EcOcean, l’Ente di ricerca australiano che gestisce dal 1994 il “ Whale Shark Photo-identification Library”, per l’effettiva fotoidentificazione. Il processo ha caratterizzato ben 9 “nuovi” esemplari, che sono stati aggiunti al database mondiale. Il contributo apportato dalla spedizione italiana è risultato dunque di assoluta eccellenza, se si pensa che nei precedenti 14 anni di vita del database, solo 16 esemplari erano stati catalogati per le acque di questa regione del Mar Rosso. Gli stessi responsabili australiani hanno sottolineato con grande soddisfazione il significativo incremento informativo per quell’area del database , ben superiore al 50% nel corso di un solo anno.
Danilo Rezzolla

WHALE SHARK Expedition 2009
A causa di tensioni politiche e sociali nella zona, la seconda “Whale Shark Expedition” ha dovuto attendere il gennaio del 2009 per essere realizzata.
Avvalendosi dell’esperienza accumulata, la campagna di fotoidentificazione ha potuto migliorare gli aspetti metodologici ed ampliare le attività di ricerca: oltre alla rilevazione sistematica dei parametri meteo marini, delle condizioni atmosferiche e delle coordinate GPS dei siti di avvistamento. La spedizione ha provveduto ad effettuare numerose campionature del plankton, alimento base degli squali balena, ed accurate osservazioni del loro comportamento. La giornata tipo del viaggio studio comincia all’alba. Sotto la supervisione del responsabile Danilo Rezzolla, l’intero gruppo di venti persone partecipa alle attività di ricerca, che iniziano con la raccolta dei dati atmosferici (temperatura atmosferica, direzione del vento, condizioni di pioggia e nuvolosità) e delle condizioni del mare (temperatura in superficie, moto ondoso, presenza di correnti). Prosegue con la prima immersione della giornata, che ha lo scopo di monitorare l’eventuale presenza di squali balena in profondità e di prendere confidenza con i siti di immersione e con le loro caratteristiche. Verso le 10 iniziano le attività di lavoro sul campo e di fotoidentificazione vere e proprie. A bordo dei gommoni, il gruppo incrocia cautamente all’interno della baia di Arta, alla ricerca delle grandi concentrazioni di plankton in superficie, attrattiva irresistibile per gli squali intenzionati ad alimentarsi.
Una volta individuati, gli animali vengono avvicinati e fotografati, rilevandone il sesso, le caratteristiche morfometriche, i segni particolari, quali eventuali ferite provocate da imbarcazioni, e soprattutto lo “spot’s pattern”. Gli spot (macchie bianche) presenti sul derma dello squalo cambiano dimensione durante la vita dell’animale, ma non la posizione e la distanza tra di loro. Questo “pattern” (disegno) rappresenta una sorta di impronta digitale, che identifica ogni singolo squalo e le fotografie, elaborate da un software che calcola l’algoritmo del disegno dermale, sono quindi lo strumento essenziale per il riconoscimento degli esemplari.
Un momento particolarmente emozionante per i subacquei e di estremo interesse per i ricercatori e stato offerto dall’osservazione notturna degli squali balena, ottenuta sfruttando le luci della barca d’appoggio: il 23 gennaio, per ben due ore una coppia di esemplari ha nuotato tranquillamente sottobordo, nutrendosi delle aggregazioni di plankton create dal cono di luce dei fari nautici.
Dei 16 squali avvistati nel 2009, 9 nuove segnalazioni sono state inserite nel database di EcOcean con i codici identificativi dal DJ-033 al DJ-042: per il 90% si tratta di esemplari maschi subadulti (tra i 3,5 e i 4 metri). Nessuno degli squali fotoidentificati è comunque mai stato osservato altrove.
La spedizione del 2009 ha raccolto una grande mole di dati, oltre a quelli sommariamente sopra esposti, concernenti la presenza degli squali balena nelle acque di Djibouti che saranno presentati compiutamente in un articolo scientifico di prossima pubblicazione; inoltre, vista l’importanza dei dati raccolti, le spedizioni del 2007 e del 2009 sono entrate a far parte del progetto di ricerca “Divers Aware of Sharks” diretto da “Equipe Cousteau”. L’analisi preliminare delle informazioni raccolte suggerisce affascinanti ipotesi e direttrici di ricerca: Djibouti sembrerebbe una sorta di autogrill riservato ai giovani maschi di squalo balena, lungo la misteriosa autostrada percorsa durante loro migrazioni. Ma questa ipotesi implica anche una serie di domande: dove vanno gli squali balena quando si allontanano da queste acque? Perché vengono avvistati soprattutto giovani maschi? Esiste una sorta di “fidelity” (fedeltà) degli squali a queste acque? Il loro numero sta crescendo o diminuendo?
Danilo Rezzolla

WHALE SHARK Expedition 2010
dal 21 al 28 gennaio ha avuto luogo la campagna di fotoidentificazione degli esemplari di Squalo balena che in questo periodo frequentano le acque del Djibouti. Anche questa volta le acque ricche di plankton hanno mostrato ai nostri subacquei e snorkelisti non pochi esemplari.
Sulla base delle metodologie applicative utilizzate in questa zona ormai già dal 2007 i 34 avvistamenti effettuati nel corso della settimana hanno portato all'individuazione di 14 diversi esemplari, che per dimensioni, sex-ratio e abitudini anche quest'anno non si discostano dal trend di osservazioni fatte in questa zona: quasi tutti maschi subadulti, apparentemente tutti nuovi incontri, quasi tutti concentrati in Arta Plage, e praticamente tutti avvistati molto prossimi alla superficie (se non affioranti) intenti a nutrirsi.Uun paio di questi hanno anche affascinato i nostri osservatori, guidati dallo Staff dell'Istituto per gli Studi sul Mare, mostrandosi nella famosa tecnica del "nuoto verticale" che parrebbe essere prerogativa degli squali balena finalizzata alla filtrazione attiva del plankton e alla pulizia dell'apparato di filtrazione.
Tutti i dati rilevati sono come sempre confluiti nella "Whale Shark Photo-ID Library" gestita dall'australiana EcOcean. I dati che anche quest'anno siamo riusciti ad accumulare parrebbero supportare che Djibouti sia quella sorta di "autogrill dedicato ai giovani maschi" di Squalo balena che si radunano in questo periodo arrivando probabilmente dall’Oceano Indiano e dal Pacifico (e chissà da dove ancora) attirati dalla corrente ricchissima di plankton che risale le coste Orientali dell'Africa, e che probabilmente porta alcuni di loro a infilarsi in Mar Rosso fino a passare dalle acque saudite ed egiziane. Stiamo parlando di ipotesi perché attualmente non ci sono dati in merito a riavvistamenti dei giovani esemplari di Djibouti, e non ci sono grosse informazioni legate agli esemplari avvistati in Mar Rosso.
Di sicuro il successo nella raccolta dati e nelle campagne di foto-identificazione finora svolte ci stimolano ad un futuro, continuo e costante impegno nel tornare in questo angolo magico di Africa, per cercare di dare luce anche solo parziale al mistero che ancora avvolge queste aggregazioni e questi fenomeni migratori.
Emilio Mancuso

WHALE SHARK Expedition 2011
Dal 22 al 30 gennaio 2011 Spot Project e l’Istituto per gli Studi sul Mare hanno realizzato la quarta campagna di fotoidentificazione degli esemplari di squalo balena che da novembre a febbraio frequentano le acque di Djibouti sul Corno d’Africa.
Anche questa volta le acque ricche di plankton hanno dato l'opportunità ai nostri subacquei e snorkelisti di incontrare innumerevoli esemplari sulla base delle metodologie applicative standardizzate dai biologi Danilo Rezzolla e Tiziano Storai del G.R.I.S. (Gruppo Ricercatori Italiani sugli Squali, razze e chimere) operativi in questa zona ormai dal 2007.
Accompagnatore e responsabile della spedizione per il terzo anno consecutivo è stato Emilio Mancuso di I.S.M.
AVVISTAMENTI
I 30 avvistamenti effettuati nel corso della settimana hanno portato all'individuazione di 13 nuovi individui, che per dimensioni, sex-ratio e abitudini anche quest'anno non si sono discostati dal trend di osservazioni effettuati in questa zona nelle passate edizioni del Whale Shark Expedition.
Quasi tutti maschi “sub-adulti”, quasi  tutti nuovi incontri, quasi tutti concentrati nell'area tra Arta Plage e Billal Bay. A differenza degli anni passati, questa volta la maggior parte degli esemplari sono stati avvistati molto prossimi alla superficie intenti a nutrirsi. Un paio di questi hanno anche affascinato i nostri osservatori, guidati dallo Staff dell'Istituto per gli Studi sul Mare, mostrandosi nella famosa tecnica del "nuoto verticale" che parrebbe essere prerogativa degli squali balena finalizzata alla filtrazione attiva del plankton e alla pulizia dell'apparato di filtrazione.
DATI RILEVATI
Tutti i dati rilevati sono confluiti come sempre nella "Whale Shark Photo-ID Library" gestita dall'australiana EcOcean (www.ecocean.org) che grazie anche al nostro contributo è passata dai 155 report di avvistamento nel 2003 ai 3259 report nel 2009.
Nella homepage, nello spazio "find record", inserendo uno di questi codici apparirà la scheda e le immagini di ogni squalo avvistato.
I dati che anche quest'anno siamo riusciti ad accumulare parrebbero supporre che Djibouti sia quella sorta di "autogrill dedicato ai giovani maschi" di Squalo balena che si radunano in questo periodo arrivando probabilmente dagli Oceani Indiano e Pacifico (e chissà da dove ancora) attirati dalla corrente ricchissima di plankton che risale le coste orientali dell'Africa, e che probabilmente porta alcuni di loro a infilarsi in Mar Rosso fino a transitare anche nelle acque saudite ed egiziane. Stiamo parlando di ipotesi perchè attualmente ci sono pochissimi dati in merito a avvistamenti ripetuti dei giovani esemplari di Djibouti (i primi entusiasmanti risalgono solo alla passata edizione), e non ci sono grosse informazioni legate agli esemplari osservati in Mar Rosso.
Di sicuro il successo scientifico e la soddisfazione del pubblico nella raccolta dati e nelle campagne di foto-identificazione finora svolte ci stimola a proseguire in un continuo e costante impegno ritornando in questo angolo magico di Africa, per cercare di fare luce, anche solo parziale, al mistero che ancora avvolge queste aggregazioni e questi fenomeni migratori.
Emilio Mancuso

WHALE SHARK Expedition 2015
(in attesa di pubblicazione)

 

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